L’architetto carrarino Pierpaolo Frediani dello studio Fredistudio Architetti è stato inviato al Padiglione Italia della 19esima Mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia, in corso fino al prossimo 23 novembre. L’architetto Frediani è stato selezionato grazie a un progetto di riconversione del lungoporto di La Spezia e di sviluppo di nuovi collegamenti alle infrastrutture esistenti. "Si tratta - spiega Pierpaolo Frediani - del recupero e della riqualificazione dell'affascinante area del porto vecchio che rappresenta il tentativo di proiettare il fronte urbano verso la linea dell'acqua, così da riassegnare a La Spezia il suo antico valore di città di mare. Da qui, il progetto di ‘Città sul mare’ a ‘Città di mare’ attraverso il recupero dell'identità perduta. Il progetto prevede la riqualificazione della banchina calata Paita e del molo Garibaldi, una quinta urbana e il recupero dei vecchi magazzini per ospitare un teatro e una scuola per la danza. La quinta urbana, che evoca le vele, si estende su tutto il fronte viale, definendo e caratterizzando una promenade con i suoi spazi a verde con sedute e percorsi aerei verticali e orizzontali con visuali sull'acqua e il paesaggio circostante. Nell'ambito di un processo di riqualificazione e integrazione città mare si è rivisto l'intero sistema dell'accessibilità attraverso il rilancio del tramway per una mobilità verde e per prediligere aree a carattere pedonale con interventi di connessione e accessibilità dello spazio urbano della città".Il Padiglione Italia della 19esima Mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia è ospitato alle Tese delle Vergini dell'Arsenale di Venezia e, su proposta della curatrice Guendalina Salimei, si propone di approfondire il rapporto tra TerraeAquae Con questo termine ci si riferisce alla relazione di quelle delicate aree di ‘transizione’ che caratterizzano le coste italiane e il Mediterraneo attraverso varie tematiche su cui progettisti, studiosi e operatori della cultura sono stati chiamati a riflettere e che derivano dalla necessità di garantire una gestione sostenibile e una valorizzazione ambientale e culturale delle aree costiere e portuali, aspetto questo fondamentale per la resilienza dei territori, la conservazione del patrimonio naturale e, in generale, un dialogo più equilibrato tra terra e mare. Tra le tematiche, alcune emergono con più urgenza a cominciare dal riscrivere i waterfront come processo di rigenerazione urbana che può trasformare le aree costiere, urbane e non, in luoghi vivibili, accessibili e sostenibili. Tutto ciò implica la riconfigurazione degli spazi pubblici attraverso un processo che punta a restituire vivibilità e accessibilità delle ‘aree di margine’, viste come elemento di filtro, ma anche di connessione e disconnessione, luogo di dialogo, spazi di mediazione capaci di promuovere la nascita di nuove centralità, nuovi spazi di incontro e spazi di rinnovata creatività. Un altro tema è poi quello di ripensare le cesure determinate da aree portuali, strade costiere, insediamenti turistici e strutture abusive lungo la costa che interrompono la continuità sia tra città e mare sia tra ecosistemi naturali. Infine si tratta di ripensare le infrastrutture costiere e portuali per adattarsi ai cambiamenti climatici e ridurre il rischio di dissesti idrogeologici e di riconvertire l'archeologia industriale lungo le coste e nelle città. Ques’ultima è un opportunità per riqualificare spazi degradati minimizzando il consumo di suolo, promuovendo nuove tecnologie e ridefinire le strategie di tutela attiva del patrimonio ambientale e paesaggistico.