"Come ogni anno la giornata dell' 8 marzo ci porta ad inevitabili riflessioni. - a scrivere è la consigliera provinciale alle pari opportunità Diana Tazzini - Da quattro anni rivesto la carica di consigliera di parità provinciale e per questo mi occupo nella mia quotidianità di gender gap. La consigliera ha come scopo, tra gli altri, quello di sorvegliare sul rispetto della normativa in tema di conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Solitamente questa conciliazione viene scambiata come un aiuto concreto alle donne che si trovano a ricoprire diversi ruoli all'interno della società, quello di madre, di lavoratrice, di moglie e di figlia. L'errore a mio giudizio sta qui, già questo modo di porre la questione rispecchia quello che è il comune sentire, facciamo di tutto per aiutare le donne ma dimentichiamo di fare anche una piccolissima cosa per aiutare le persone nelle proprie relazioni sociali. Se aiutassimo le relazioni, le famiglie di qualsiasi genere e colore, allora forse non ci sarebbe più necessità di altro. Spesso vengo coinvolta come relatrice a tavoli tematici, solitamente tavoli che si occupano di politiche del lavoro tese alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro e la quasi totalità delle volte ribadisco un concetto a me molto caro, l'aiuto. Noi cresciamo con l'idea di aiutare la mamma nello svolgimento delle attività quotidiane che riguardano la gestione della "casa", dei figli e degli anziani o comunque delle persone non autosufficienti. Nessuno ha mai messo in discussione che spetti alla donna tutto questo carico e che la politica debba trovare una soluzione per aiutarla, sì aiutarla ad essere un giocoliere. Proviamo insieme a pensare che la famiglia, la casa, i genitori anziani, i figli siano invece una responsabilità di tutti i componenti di quel nucleo familiare? Possiamo pensare che cucina il primo che arriva a casa, che accompagna a scuola i figli quello tra i genitori che non abbia in quel momento impegni o che comunque possa gestirli magari differendoli. Chiediamoci perché ancora oggi, nel 2024, in molti casi si sia soddisfatti di quella flessibilità oraria in ingresso ed uscita nell'orario di lavoro perché, rivolgendosi a me con fierezza, "abbiamo fatto tutto il possibile per aiutare le nostre dipendenti. In questa realtà ci sono tante donne che hanno famiglia, sa i figli, l'asilo, la scuola, la febbre".
A volte rispondo che in realtà non so. Che non capisco perché tutti quegli sforzi, doverosi per altro e giusti, non debbano essere fatti pensando alla famiglia, pensando che di quella flessibilità oraria possa disporne anche un padre, il quale giustamente partecipa, non aiuta, nella quotidianità familiare. Questo 8 marzo vorrei che fosse diverso. Così ho pensato a questo "8 marzo e dintorni", un breve racconto di donne in diversi ambiti che uscirà per quattro settimane e parlerà di donne e politica, cultura, giustizia e sanità.
A queste donne, delle quali leggerete le varie riflessioni, ho posta una sola domanda, "cosa ha comportato essere donna in...?" Oggi parliamo di politica e diamo qualche dato importante ricavato dal dossier della Camera dei Deputati, uscito nel marzo 2023. Alla data del 21 marzo 2023, un anno fa, le donne facenti parte del consiglio regionale erano 12, contro i 29 uomini (il 29.3 per cento). In giunta troviamo 4 donne e 9 uomini (il 44.4 per cento).Più alto il dato negli esecutivi regionali, dove le donne sono pari al 26,2 per cento. Negli enti locali la percentuale di donne è cresciuta, soprattutto a livello comunale, mentre l'incremento è più contenuto in ambito provinciale e metropolitano. Il dato della presenza femminile in Italia è pari al 34 per cento nelle assemblee dei comuni con popolazione fino a 15 mila abitanti, a circa il 32 per cento nei comuni con popolazione superiore a 15 mila abitanti. Il dato medio di presenza femminile nelle stesse assemblee rilevato in ambito UE risulta pari al 34,5 per cento.
A questo punto non mi resta che chiedere "Cosa ha comportato essere donna in politica?" e lo chiedo alla dottoressa Elisabetta Sordi, Vicepresidente della provincia e neo Segretaria provinciale del Partito Democratico, oltreché consigliere comunale a Pontremoli. Vi lascio le sue parole".
"Essere donna in politica significa investire risorse ed energie in un'attività che ha orari ed impegni difficilmente conciliabili con i tempi di vita e di lavoro. In modo particolare, la politica richiede una flessibilità e una disponibilità di orari che, ancora oggi, rendono poco praticabile l'attività a chi abbia impegni di tipo lavorativo e familiare. Per questo, ancora oggi parliamo di quote rosa, che servono per garantire la presenza, nelle liste e negli organismi politici, di una rappresentanza femminile. E, al netto delle quote rosa, la partecipazione femminile ai vertici delle organizzazioni politiche è ancora in via di realizzazione. Ultima considerazione, nel momento in cui una donna va a ricoprire ruoli di leadership, si generano meccanismi di "mascolinizzazione", come ad esempio le scelte di abiti di taglio maschile o la scelta di mantenere la declinazione al maschile delle cariche, come se l'autorevolezza di una figura femminile fosse in qualche modo da supportare con forme maschili"
Possiamo concludere con un invito alla riflessione, lo stesso che ha posto Elisabetta. Lo lasciamo lì, sullo sfondo, per capire se verrà riproposto anche nei prossimi appuntamenti al termine dei quali proveremo a trovare delle conclusioni comuni. Di certo oggi sappiamo che stiamo percorrendo la strada giusta, forse possiamo arrivare a credere di vedere almeno l'obiettivo, di certo è che siamo in cammino e, temo, sia ancora abbastanza lungo.