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Scritto da erika ansani
Politica
23 Dicembre 2023

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L’ Autorità di sistema portuale del mar ligure orientale ha presentato il progetto del nuovo piano regolatore portuale (Prp) ma Legambiente, pur considerando “condivisibile la riorganizzazione interna proposta (ambito commerciale e mercantile a levante e ambito turistico e di interazione con la città a ponente)”, si dice preoccupata per gli interventi previsti alla foce del Carrione, per l’assenza di certezze sul rischio erosione, per la carenza di una ”visione” di reale interazione tra porto e città e per la mancanza di concrete misure di compensazione che mitighino l’impatto delle opere portuali.

A seguito quindi delle indicazioni presentate nel progetto, l’associazione ambientalista non nasconde i propri dubbi e rilancia con alcune osservazioni e proposte nel rispetto del territorio sul quale si inserisce l’opera e di chi lo abita.

Prima di tutto chiede che venga riequilibrato il litorale prima di considerare qualunque ampliamento del porto. Difatti, il Prp prevede un rilevante allungamento della diga sopraflutto, la realizzazione di un nuovo bacino e di una nuova banchina che lambisce la foce del Carrione, innescando così - secondo Legambiente - un ulteriore erosione dei litorali che da anni subiscono danni pesanti ambientali ed economici. Inoltre, l’associazione ritiene indispensabile una preventiva e concreta realizzazione di un massiccio piano di interventi miranti a “rimobilizzare i sedimenti trattenuti nei bacini montani, riattivando così ingenti apporti sedimentari al litorale”.

Per quanto riguarda la foce del torrente Carrione, nella relazione generale del PRP si afferma che “le opere previste dal nuovo PRP non interferiscono con le foci dei torrenti Carrione e del Fosso Lavello” ma, in realtà, il progetto prevede la costruzione di un lungo pennello in sinistra idrografica del Carrione, il mantenimento delle due strozzature idrauliche già esistenti (rappresentate dal ponte ferroviario e da quello su viale Da Verrazzano), oltre a ulteriori e diverse opere infrastrutturali sempre sulla sponda sinistra del Carrione (nuovo raccordo e nuova rotatoria per l’accesso al porto) e al tombamento della foce, conseguente alla prevista realizzazione del terzo ponte a quattro corsie per il nuovo ingresso al porto, che si affiancherebbe al ponte ferroviario esistente, creando così un notevole aggravamento del rischio idraulico già esistente. “La città di Carrara – commenta Legambiente - ha subito in questi ultimi 20 anni vari eventi alluvionali, da quello devastante del 2003 all’ultimo del 2014, quando una parte consistente di Marina è stata sommersa dalle acque che il mare non riusciva a ricevere (anche perché il muro di recinzione portuale ne sbarrava il deflusso). È dunque indispensabile rendere permeabile ai deflussi il muro di recinzione”. Legambiente quindi ritiene che sia necessario intervenire sulle foci con una logica del tutto diversa da quella presentata nel Prp, prevedendo di restituire spazio al fiume, con un consistente allargamento della sezione di foce “nell’ottica di una progettazione ecologico-naturalistica che faccia convivere funzionalità idraulica, sicurezza e riqualificazione paesaggistico-ambientale”.

Sulla questione erosione, l’associazione ambientalista ricorda che si tratta di un tema altamente sensibile “che richiede di essere affrontato con la massima chiarezza, obiettività e completezza, evitando ogni reticenza e affermazioni tendenziose”. “lo studio modellistico morfodinamico – secondo Legambiente - si limita a simulare la dinamica dei sedimenti tra le due situazioni studiate (stato attuale e stato di progetto). In tal modo lascia sottintendere che, in assenza di variazioni, la nuova configurazione portuale sarebbe da considerarsi priva di impatti. In realtà, poiché la costruzione del porto (1928) ha già innescato una rilevante erosione costiera per parecchi km, anche l’eventuale assenza di variazioni attribuibili alla nuova configurazione portuale dovrebbe essere considerata dannosa poiché renderebbe permanenti gli impatti già indotti dalla configurazione attuale”.”I risultati dello studio modellistico, comunque, non mostrano assenza di impatti, ma un aggravamento del deficit sedimentario per circa 1 km a sud del porto. Si tratta dunque di un impatto inaccettabile, anche perché sicuramente innescherebbe altri interventi di opere di difesa litoranea il cui risultato sarebbe la progressiva necessità di altre opere di difesa sottoflutto, in una catena senza fine”.Inoltre, glia ambientalisti dichiarano che lo stesso studio sostiene che i fenomeni erosivi attualmente in essere nel tratto di litorale tra Massa e Pietrasanta non sono attribuibili al porto, ma sono strettamente connessi alla presenza delle opere di difesa litoranea, poste in opera negli ultimi decenni ma, è proprio la realizzazione del porto, che – innescando l’erosione a sud– ha indotto la realizzazione delle opere di difesa litoranea. Infine, Legambiente sostiene che proprio “ll prospettato utilizzo per il ripascimento costiero dei sedimenti che dovranno essere dragati dal porto per la manutenzione della profondità dei fondali è in realtà illusorio poiché, date le condizioni di calma del bacino portuale, questi sedimenti (anche qualora fossero privi di contaminazioni) saranno in gran parte di granulometria troppo fine e saranno pertanto rapidamente risospesi e trasportati al largo dal moto ondoso, rendendo di fatto inefficace il ripascimento stesso”.

Sul capitolo compensazione invece, a detta di Legambiente “nel Prp mancano concrete opere di compensazione che vadano a reale beneficio della cittadinanza: “proponiamo quindi che l’autorità portuale realizzi, a sue spese, un parco lineare costiero tra le foci dei torrenti Carrione e Lavello”.

Infine, secondo Legambiente, il progetto manca di una visione della reale interazione tra porto e città “Un porto contemporaneo deve avere, almeno in alcune sue parti, un contatto diretto con il tessuto urbano, non ostacolare lo sviluppo sul mare della città, non cingerla con nuove divisioni funzionali, non creare nuove barriere, ma anzi rendere permeabile l’infrastruttura portuale alle funzioni urbane. Dobbiamo rilevare, purtroppo, che questa innovativa concezione di porto” non viene affatto percepita dal nuovo Prp”.

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