Non si placano le polemiche attorno al futuro della discarica di Cava Fornace. Numerose associazioni ambientaliste e i comitati cittadini premono da anni per una chiusura del sito, ma le amministrazioni locali, assieme alla provincia e alla regione, sembrano avere un atteggiamento ambiguo sulle strategie che interesseranno prossimamente la Cava.
Nemmeno l’inchiesta pubblica sul Paur è riuscita a diradare i dubbi e le perplessità, scatenando al contrario una nuova ondata di dissenso.
Non è un caso che il Comitato volontario dei cittadini per la chiusura di Cava Fornace, nel suo ultimo comunicato ufficiale, si sia scagliato contro regione, Arpat e persino contro i comuni di Pietrasanta, Forte dei Marmi e Massa, rei, quest’ultimi, di non aver agito prontamente o di aver addirittura taciuto dopo gli ultimi rapporti ambientali che certificavano gli sforamenti di ferro, manganese, triclorometano, arsenico e solfati.
Per il Comitato, lo svolgimento dell’inchiesta e le motivazioni che ne hanno sancito il termine sono “Assurde”, al punto da rappresentare “Il fallimento politico sulla partecipazione della regione Toscana”.
Una disamina impietosa sul rapporto che la regione e gli altri enti coinvolti avrebbero intrattenuto con i cittadini, trattati alla stregua, come ci tiene a rimarcare il Comitato, di semplici numeri utili durante le votazioni.
“Siamo amareggiati e delusi del trattamento ricevuto – chiosa il Comitato in un estratto della nota – abbiamo invocato l’inchiesta pubblica perché vogliamo partecipare ai processi decisionali che ci riguardano e abbiamo ricevuto, come territorio e come cittadini, uno schiaffo per riportarci al ruolo di meri elettori che non devono porsi domande e chiedere risposte, ma solo bovinamente votare in silenzio”.