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   Anno XI 
Sabato 2 Agosto 2025
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Scritto da Redazione
Politica
07 Gennaio 2020

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Il giudizio che un gruppo di cittadini (Fabrizio Bertoneri, Nicola Cavazzuti, Alberto Grossi, Chiarella Lagomarsini, Florida Nicolai, Franca Leverotti ed Elia Pegollo, noti ambientalisti da sempre a difesa delle Apuane) ha dato del regolamento degli agri marmiferi presentato dalla giunta del sindaco Persiani di Massa è quello di un sistema per impoverire la città e le motivazioni e le domande che hanno allegato alla spiegazione del loro giudizio non possono che sollevare pesanti dubbi su tutta l’operazione del centro destra massese che intende riaprire nove cave chiuse. L’analisi del gruppo di ambientalisti parte dall’istituto scelto per svolgere l’indagine sulla cui base sono stati determinati i valori della tassa marmi: il Centro di Geotecnologie di Siena, che, non solo è lo stesso centro a cui si erano rivolti anche le varie giunte di sinistra che hanno preceduto quella di Persiani ma che, soprattutto fornisce  un’elaborazione priva di valore scientifico e, dunque, inaccettabile e insultante come chiusura del regolamento che è in attesa di approvazione.

“Per ogni cava – hanno spiegato -  è stata definita la produzione in blocchi, semisquadrati e informi, ma si è omesso il quantitativo di detriti prodotti. In questo modo, si occultano le cave di detrito, proibite dalla normativa regionale che impone un ridicolo rapporto minimo blocchi/scaglie pari al 25/75, nonostante le rese in galleria dichiarate dalle stesse ditte siano da anni superiori anche al 50%. Falsare la resa in blocchi è un’inequivocabile strategia a danno dell’erario. Lo stesso assessore Baratta nelle osservazioni al Piano Regionale Cave, dichiarando una media in blocchi del 18%,ha confermato di  in tal modo di conoscere l’esistenza di  cave che, violando la legge, producono solo detrito.”. Gli ambientalisti hanno quindi ricordato che cisono cave, come cava Vittoria, che producono solo detriti e zero blocchi e che quindi per legge dovrebbero essere chiuse.  L’inaffidabilità delle indagini del Centro di Geotecnologie è messa in evidenza anche riguardo al calcolo del marmo disponibile fatto senza tener conto della fratturazione, delle cavità carsiche e dei difetti di giacimento che rende ipotetiche le percentuali di blocchi, semisquadrati e informi nelle singole cave. Anche in questo caso, il fatto che il comune di Massa sia intervenuto ad abbassare i valori di alcune cave non farebbe che confermare che sono a conoscenza di percentuali sbagliate fatte dal centro.

Poi una serie di incongruenze su cui urge fare chiarezza: “il Centro attribuisce  a cava Piastreta  il cinque per cento di Bianco P,  il marmo più pregiato del comune e gli conferisce  un valore di duemila euro a tonnellata probabilmente sulla base delle autocertificazioni della ditta che lo escava ( e lo vende) da sempre emesse senza controllo alcuno.  Sparisce il Bianco P da cava Romana e da cava Padulello, nonostante pubblicamente reclamizzato nei siti delle rispettive ditte: perché? “

Fantasioso e senza basi scientifiche è definito dagli ambientalisti il sistema con cui si determina la tassa marmi per ogni singola cava: “Dapprima ipotizza, per ogni qualità di marmo presente nel sito, quanti blocchi, quanti semiblocchi, quanti informi si estraggono; attribuisce poi un valore diverso, a scendere, per ciascuna tipologia (ovviamente non considerando che, del Bianco P, si utilizza anche la singola scaglia per il caro estinto) e procede quindi alla media dei diversi valori. Questo calcolo viene fatto per ogni tipologia di marmo presente e la cava pagherà sulla media delle medie. Il Centro, ancora,  ipotizza che, essendo presenti nella stessa cava più tipologie di marmo, si scavino contemporaneamente tutte (anche quella di infima qualità), ignorando che conviene scavare prima  il marmo più pregiato e dedicarsi a quello di minore valore solo nel caso  si intercetti il filone di pregio. E’ evidente che ignora  che, per inseguire il marmo più costoso, non si rispetta il piano estrattivo come  nel caso del bianco P di cava Romana dove  si è entrati addirittura in area Parco. Come questo altri casi di cave che notoriamente escavano nelle zone di protezione speciale :  il Padulello e  Piastreta che  è al limite della ZPS. A questo punto ci aspettiamo che il Parco, se non l’ha già fatto, cambi i confini del Parco e  delle ZPS a favore degli imprenditori.”.

 Infine una serie di domande scottanti rivolte direttamente alla giunta Persiani e di indicazioni  da poter seguire: “Questi calcoli vi  risultano sostenibili? Perché, pur in questa asserita volontà di discontinuità rispetto alla sinistra che vi ha preceduto, continuate ad utilizzare il Centro di Geotecnologie assunto dalle precedenti Amministrazioni? Forse perché gradito ai concessionari di cava che, negli anni, hanno intrattenuto rapporti con il Centro? Perché lo si continua a pagare (vedi la recente determina per riaprire 9 cave storiche) per ricerche condotte ormai da anni e pagate dalla Regione?Volete non impoverire la città? Volete evitare i 12 milioni di euro di evasione di una cava che deve necessariamente passare  dalla pesa e che è la sola, a tutt’oggi, oggetto di attenzione della Finanza? Allora, imponete nel Regolamento la tassazione blocco per blocco; imponete le telecamere all’uscita di tutte le cave, funzionanti tutti i giorni (da noi si lavora anche la domenica), notte e giorno (i camion, caricati la sera, scendono dal monte prima dell’alba); dotate di pese elettroniche non manipolabili e, soprattutto, imponete nel regolamento il controllo annuale dell’escavato, con mappe redatte dai geologi,  da verificare ovviamente in cava da parte di personale qualificato. Non solo, come nel regolamento degli anni 1970, estendete il controllo al libro paga degli operai, perché anche da noi ci sono operai in nero.

Per non continuare ad impoverire la città, questo è solo l’inizio.”

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