"La legge 35 e il regolamento degli agri marmiferi hanno due grossi vulnus che l'amministrazione Arrighi non vuole correggere e, anzi, li difende e ne amplifica i difetti": lo spiegano il commissario comunale di Forza Italia Gianni Ilari ed il gruppo di lavoro formato da Simone Caffaz, Massimiliano Bernardi e Filippo Mirabella, che aggiungono: "Stiamo parlando innanzitutto dell'"obbligo" del 50 per cento della lavorazione in loco,del materiale escavato, e per un periodo lunghissimo 18 anni, che solo i grandi gruppi possono raggiungere perché necessita di investimenti che i piccoli imprenditori e concessionari non possono assolutamente permettersi. La conseguenza di ciò, e i cittadini devono saperlo, sarà che in futuro le concessioni saranno sempre più accorpate nelle mani di pochi grandi soggetti e le cave saranno sempre più un monopolio nelle mani degli stessi pochi soggetti. Per questo la partecipazione della sindaca e di una buona parte dell'amministrazione alla manifestazione di protesta post-Report è stata assurda e incredibile, considerato che la protesta era rivolta contro il gruppo imprenditoriale che l'operato del Comune più ha agevolato.
L'altro elemento profondamente sbagliato e contenuto nel troppo complesso sistema normativo legato al marmo è obbligare le aziende a fare da stazioni appaltanti delle opere pubbliche che realizzeranno sulla base dell'art. 21 per ottenere la proroga delle concessioni. Non perché il principio di prevedere una maggior ricaduta sul territorio all'escavazione delle cave e legare questo alla proroga delle concessioni, sia sbagliato in sé. Ma è di tutta evidenza che a stabilire la priorità delle opere pubbliche necessarie alla città non possono essere gli imprenditori, ma deve essere il Comune. Ed è altrettanto evidente che a realizzare queste opere non debba essere chi fa un altro mestiere come l'imprenditore del marmo, che si deve al contrario preoccupare di mettere a disposizione le risorse necessarie alla stazione appaltante che non può che essere il Comune. La rigidità dimostrata anche su questo aspetto dall'amministrazione comunale rischia di provocare due conseguenze: la prima anche in questo caso è favorire le aziende grandi a discapito di quelle piccole, perché solo le aziende più strutturate possono realizzare in proprio quelle opere. La seconda è che tale onere ha innescato una nuova raffica di ricorsi .
In conclusione, il sistema ideato da PD e 5 Stelle rischia di provocare conseguenze opposte rispetto a quelle che si professano in pubblico. Sempre più monopolio, sempre meno concorrenza, sempre meno imprese, sempre meno ricadute occupazionali e reali sulla città. E intanto, nel periodo interlocutorio, sempre più ricorsi, la cui responsabilità non può essere attribuita agli imprenditori ma solo al comune".