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Scritto da Redazione
Politica
06 Novembre 2020

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Un acronimo di cui la maggior parte di noi non conosce neppure il significato letterale. Eppure, a lanciare le Unità Speciali di Continuità Assistenziale ci aveva pensato otto mesi fa il DPCM del 9 marzo scorso, proprio il giorno in cui in Italia aveva inizio il lockdown.

Eravamo nel boom dell'emergenza sanitaria ed il governo aveva pensato ad assicurare le cure dei malati a domicilio. Il decreto aveva previsto parametri numerici, professionali, addirittura l'orario di lavoro e la retribuzione: veniva chiesto alle regioni di istituire una squadra ogni 50.000 abitanti con orario dalle 8.00 alle 20.00 sette giorni su sette per un lauto compenso di 40 euro l'ora. Unità speciali composte da dottori già in servizio, specializzandi in medicina geneale o in via residuale laureati abilitati e iscritti all'ordine. Ogni Unità avrebbe dovuto essere composta almeno da un medico ed un infermiere. Il tutto da realizzare, secondo decreto governativo, entro dieci giorni.

Il governo aveva anche previsto una prima tranche di 600 milioni di euro a cui ne ha aggiunti altri 60 milioni con il Dl Rilancio. Eppure, dopo otto mesi da questa bella pensata, delle 1200 Unità attese in tutto il territorio nazionale nelle varie regioni ne sono state istituite in numeri molto lontani dall'essere in regola: complice il calo estivo dei contagi ed anche l'assenza di protocolli unitari, di fatto le regioni e le aziende sanitarie hanno trascurato l'attivazione di questi bracci operativi che a molto servirebbero invece per fronteggiare la seconda ondata, già fuori controllo, di contagi.

La loro funzione sarebbe decisiva per monitorare la situazione clinica di chi è positivo al covid in isolamento, somministrare i farmaci ai malati, fare tamponi a domicilio: l'obiettivo delle squadre avrebbe dovuto esser proprio quello di allegerire la pressione sugli ospedali e sui medici di base.

A livello nazionale, le Usca sono attive a macchia di leopardo ed a livello regionale, ne ha riparlato in questi giorni il nuovo assessore regionale, Serena Spinelli. Intervento che non è sfuggito all'onorevole Cosimo Ferri che, sulla scia di un cambio di passo lasciato intravvedere dall'assessore Spinelli, torna sul tema: "Ho apprezzato la proposta del nuovo assessore regionale Serena Spinelli sul tema RSA, riportata oggi sulla stampa, di creare nuove Usca e di rafforzare la socializzazione che passi attraverso videochiamate che alcune strutture già effettuano".

Secondo Ferri: "Occorre rafforzare i controlli sanitari e monitorare costantemente la situazione. Non possiamo abbandonare gli anziani, staccarli completamente dai loro famigliari e scaricare tutto su chi gestisce le RSA. La prima ondata – prosegue - ci ha purtroppo insegnato che possono essere focolai terribili anche in considerazione del fatto che questo virus colpisce maggiormente chi è già fragile e quindi abbiamo il dovere, come Governo e Regione, di risolvere il problema con risposte concrete ed efficaci".

E Ferri prosegue riferendo di aver già in precedenza attenzionato il problema: "Nella provincia di Massa Carrara, per esempio, durante la prima ondata ho lanciato un appello pubblico al direttore generale dell'Azienda Usl Toscana Nord Ovest, Maria Letizia Casani, facendo particolare riferimento all' “allarme Rsa” perché mi sembrava sottovalutato e non vedevo risposte concrete, che poi, sono arrivate in parte. Ma ora dobbiamo fare meglio per gestire questa seconda ondata e recuperare i ritardi".

Cosimo Ferri conclude con un appello alla Spinelli: "Con la stessa chiarezza dico all’assessore Spinelli di non fare passi avanti sbagliati nel pensare ad una riforma che incida negativamente nel rapporto tra servizio pubblico e privato. La sinergia deve portare ad una sintesi utile per rafforzare la tutela della salute dei cittadini. Si pensi a combattere il covid con tutte le forze in campo e non a riforme pericolose. Lavoriamo per far funzionare e migliorare il pubblico e per rispettare la libertà di chi vuole investire nel privato, il tutto nell’esclusivo interesse di chi cerca assistenza, cura ed ospitalità".

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