Sono dieci le osservazioni che il consigliere dell’opposizione Massimiliano Bernardi ha fatto sul documento relativo al settore lapideo pubblicato dal Pd di Carrara. “Queste osservazioni – ha spiegato Bermnardi- muovono dal fatto che le affermazioni del documento del Partito Democratico , condivisibili o meno, sono sostanzialmente o soltanto affermazioni di principio alle quali non seguono, nemmeno in forma sintetica, le soluzioni ai problemi sollevati”. Ecco dunque il decalogo di Bernardi:
La salvaguardia della produzione e dell’occupazione vanno…inserite nella..cura del patrimonio ambientale.
E’ una affermazione che va in senso esattamente opposto ai numerosi documenti europei in base ai quali è l’ambiente che va inserito nelle altre politiche e non viceversa.
- La visione del settore lapideo (patrimonio universale (??) ) è ancorata a principi di sostenibilità che consentano di tutelare il territorio e generare ricadute economiche.
Affermazioni del tutto generiche e fuorvianti che lasciano intendere un territorio privo di tutela e l’insussistenza di ricadute economiche da parte del settore lapideo. Non è così.
Infatti in tema di tutela del territorio è opportuno ricordare che il PIT Piano Pasesaggistico Regionale (PIT-PPR), il Piano Regionale Cave (PRC) e i Piani Attuativi dei Bacini Estrattivi (PABE) costituiscono un corpo normativo posto a tutela del territorio.
In tema di ricadute economiche, a parte i proventi che derivano dal canone di concessione e dal contributo di estrazione, brilla l’assenza di qualsiasi ricognizione sulle importanti ricadute economiche del settore lapideo che invece esistono e sono quantificabili. Basta solo quantificare l’indotto generato sul territorio dalla filiera.
Quanto al tema della sostenibilità è palese l’ambiguità del riferimento e l’uso strumentale di tali principi per almeno tre buoni motivi: i) il primo, perché si omette di dire che PIT, PRC e PABE regolano l’esercizio dell’attività estrattive sulla base dei principi di sostenibilità (al riguardo basta leggere gli art. 1 e seguenti dei tre piani); ii) il secondo, perché è una contraddizione in termini accomunare la sostenibilità all’esercizio delle attività estrattive; iii) il terzo, perché la sostenibilità delle attività estrattive è già stata valutata e regolamentata dal PIT che riconosce la sostenibilità dell’escavazione entro determinate quantità (sostenibili), dal PRC che ha fissato le quantità (ventennali) entro le quali l’escavazione è sostenibile e dai PABE che hanno “distribuito” su base decennale queste quantità per ogni cava dei bacini estrattivi.
- Il Partito Democratico.. all’interno di queste finalità..ritiene..opportuno ridefinire il raggiungimento dei seguenti .. obiettivi:
- Rispettare l’impegno alla lavorazione di almeno il 50 per cento del materiale da taglio
Assunto l’impegno è fuor di dubbio che esso vada rispettato. Ma il punto non è questo. Il punto è che per rispettare tale impegno nei modi e nei termini previsti dall’A.C. non si può escludere l’insorgere di gravi difficoltà economiche per gli esercenti di cave che è la condizione esattamente opposta alla condizione di sostenibilità (in questo caso, economica) più volte richiamata nel documento in esame.
- Rispettare l’impegno allo sviluppo di un progetto di interesse generale per il territorio
E’ opportuno ricordare che il raggiungimento di tale obiettivo è posto in discussione dalla stessa Amministrazione con le decisioni assunte circa le modalità di attuazione di tali progetti dopo due anni dalla loro presentazione da parte delle imprese. Infatti, ricorrere al Codice dei contratti pubblici, come strumento di attuazione dei progetti, e con conseguente trasformazione delle imprese in tante stazioni appaltanti, comporterebbe l’insorgere di ostacoli difficilmente sormontabili alla sua stessa attuazione oltre al fatto che appare comunque improvvida la decisione di trasformare gli esercenti di cave in amministrazioni aggiudicatrici (stazione appaltante)
- c) Concretizzare il concetto di filiera
Il documento contiene la descrizione e le finalità della filiera, ma le domande più elementari sono: qual’è la consistenza tecnica ed economica della filiera esistente? in quanto tempo si dovrebbero raggiungere tali finalità? in quali aree si potrebbe sviluppare la filiera? quali sono le condizioni di mercato che possono assicurare una utilità alla filiera e la conseguente occupazione? E così via.
Aprire il percorso per il disciplinare che consenta di mettere a gara gli agri marmiferi, attivando la clausola sociale.
Supponendo che gli estensori del documento abbiano ben chiaro il futuro del settore lapideo dopo l’espletamento delle gare, è opportuno ricordare i limiti della clausola sociale.Infatti, la giurisprudenza amministrativa ha più volte precisato che “La clausola sociale, perseguendo la prioritaria finalità di garantire la continuità dell’occupazione in favore dei medesimi lavoratori già impiegati dall’impresa uscente nell’esecuzione dell’appalto, risulta costituzionalmente legittima..se si contempera con le prerogative di organizzazione imprenditoriale che costituiscono espressione di quella liberta di impresa pure tutelata dall’art. 41 Cost.” (tra gli altri, Consiglio di Stato, n. 807/2024)
Le stesse Linee Guida Anac n. 13, in tema di clausole sociali, prevedevano già nel 2019 che “il riassorbimento del personale è imponibile nella misura e nei limiti in cui sia compatibile con il fabbisogno richiesto dall’esecuzione del nuovo contratto e con la pianificazione e l’organizzazione definita dal nuovo assuntore”.
4) La tracciabilità:
- i) non deve essere intesa come uno strumento coercitivo
- ii) strumento per avere elementi a disposizione sulla lavorazione del distretto con i quali misurare la ricaduta del settore;
iii) strumento per avere a disposizione dati precisi e consolidati con i quali fare una valutazione per trovare soluzioni finalizzate a salvaguardare imprese e territorio.
E’ del tutto evidente l’uso distorto e non legittimo della tracciabilità per almeno quattro motivi: a) il primo, perché la tracciabilità è una competenza che la legge regionale affida all’esercente di cava e non al Comune; da qui la natura coercitiva dello strumento; b) il secondo, perché la legge regionale finalizza la tracciabilità alla sola dimostrazione dell’avvenuta trasformazione del 50% dei materiali da taglio. Niente di più; c) il terzo, perché l’obiettivo di trovare soluzioni finalizzate a salvaguardare imprese e territorio mal si concilia con il sistema sanzionatorio della decadenza della concessione previsto dalla tracciabilità che non lascia spazio ad altre soluzioni; d) il quarto, perché il reperimento di dati precisi e consolidati doveva trovare spazio in una apposita, preventiva ricognizione (la cui necessità era già nota all’A.C. fin dal 2020) e non invece in sede regolamentare che per sua natura detta o dovrebbe dettare disposizioni su argomenti e dati già noti e verificati.
5) Rendere operativa la necessità di una ridistribuzione della ricchezza..aziende con percentuali di utili molto alte. L’attività estrattiva..dovrà comportare rilevanti ricadute economiche sulla collettività.
A parte le considerazioni sugli utili, sicuramente efficaci per sostenere una battaglia contro, la domanda è : come si pensa di ottenere tali ricadute ? Si partirà, per esempio, da una ricognizione sullo stato della contribuzione attuale, sull’entità dell’indotto delle imprese e sulle capacità delle singole imprese ? Oppure si pensa “ad un tanto a cava” ?
6) Investire sulla sicurezza dei lavoratori, del lavoro e delle lavorazioni. Riteniamo necessari: 1) l’attuazione delle normative sulla sicurezza e la dotazione delle attrezzature a norma di legge; 2) i percorsi di formazione dei lavoratori..continui e costanti.
Affermazioni ovviamente condivisibili che però, così formulate, lasciano pensare a fenomeni diffusi di non ottemperanza alle relative disposizioni. In sostanza, la domanda è se queste sono affermazioni “per sentito dire” o sono fondate su elementi di prova ? Perché, nel primo caso, generano informazioni distorte mentre, nel secondo caso, occorre segnalare alle autorità competenti gli eventuali inadempimenti di legge.Quanto ai percorsi di formazione va segnalata la vetustà di tali posizioni alla luce delle segnalazioni regionali del 2016 proprio sull’efficacia delle formazioni: “Ma spesso la formazione punta più all'acquisizione di nozioni e norme che al cambiamento dei comportamenti e all'apprendimento pratico. Si dovrà quindi promuovere una formazione maggiormente pratica, efficace, che utilizzi metodologie interattive, per far crescere la cultura delle sicurezza e le competenze professionali di tutti i soggetti che hanno un ruolo nella "filiera" della prevenzione” (DGR Toscana n. 151/2016, Allegato 3)
7) Riposizionare il tema dell’ambiente nel settore lapideo..per una effettiva tutela della risorsa acqua, del paesaggi, degli interi ecosistemi.
Bisogna pensare a mere affermazioni di principio, altrimenti sono affermazioni del tutto superflue dal momento che la tutela della risorsa acqua, dei paesaggi e degli interi ecosistemi è già stata affidata e disciplinata dal PIT – Piano Paesaggistico Regionale e dai PABE che sono piani attuativi del PIT. A questi si è aggiunga una diffusa estensione delle certificazioni ambientali ISO 14001 e EMAS quale “testimonianza di attenzione nei confronti dell’ambiente”. Diversamente bisogna pensare che questi piani e certificazioni vengano considerati insufficienti a garantire l’effettiva tutela. Se fosse così, quali sarebbero le ulteriori iniziative da intraprendere per rendere effettiva la tutela ?
8) Continuare..a perseguire la diminuzione dell’escavato..a favore di un aumento del valore del materiale.
Affermazioni che dimostrano una scarsa conoscenza delle dinamiche commerciali o della più elementare legge della domanda e dell’offerta o di come si formano i prezzi dei marmi e di come gli stessi possono variare in ragione delle loro caratteristiche (es. qualità, difetti, dimensioni utili, resa e peso con preponderanza di una o più di tali fattori in ragione del mercato di destinazione). O più semplicemente, si può chiedere 1000, ma bisogna trovare chi è disposto a dare 1000.
9) Occorre porre attenzione alla sostenibilità delle quantità escavate, alla tutela dell’assetto idrogeologico, all’utilizzo delle nuove tecnologie che consentano la riduzione e il riutilizzo dello scarto dei materiali.
Dopo aver ribadito che è una palese contraddizione in termini accumunare la sostenibilità alle attività estrattive, in che modo si deve porre attenzione alla sostenibilità delle quantità escavate ? Posto che, si ribadisce, la sostenibilità delle attività estrattive è già stata valutata e regolamentata dal PIT che riconosce la sostenibilità dell’escavazione entro determinate quantità (sostenibili), dal PRC che ha fissato le quantità (ventennali) entro le quali l’escavazione è sostenibile e dai PABE che hanno “distribuito” su base decennale queste quantità per ogni cava dei bacini estrattivi. E inoltre, quali sono le nuove tecnologie ? E ancora, utilizzando la denominazione di scarto dei detriti si sostiene, di fatto, la loro classificazione di rifiuto in aperto contrasto con la legge regionale che li fa confluire nei materiali di cava al pari dei blocchi. E soprattutto si condiziona di fatto il buon cammino iniziato da Carrara Marble Way che ormai da anni garantisce il prelievo costante dei detriti dalle cave, ivi comprese le terre storiche.
10) Salvaguardare i bacini estrattivi e tutelare il territorio attraverso un sistema di regolamentazione che consenta un’azione più efficace nella rimozione delle terre storiche.
Al di là della natura meramente declaratoria di tali affermazioni, la domanda è: dove andranno le terre storiche una volta rimosse? Molti potrebbero rispondere che questo è un problema degli esercenti di cava. Il che sarebbe corretto, ma è solo nella risposta alla domanda che il problema può trovare soluzione duratura.