A seguito del recente incontro che il sindaco Arrighi ha avuto con i cittadini, mi permetto di condividere alcune valutazioni riguardo la vision che il primo cittadino ha esposto riguardo ai destini di Marina di Carrara.
In un'ottica costruttiva e propositiva, parto dall'evidenziare ciò che mi è piaciuto: finalmente, l'amministrazione si è data un metodo di confronto diretto con la cittadinanza, uscendo dal Palazzo per esporre quella che è stata definita vision. Una proposta concreta per allargare ed armonizzare l’equilibrio tra le diverse forme della politica: quella esercitata attraverso la rappresentanza elettorale e quelle che traggono fondamento nelle pratiche diffuse, dal basso. Pari dignità, dunque, ed equilibrio tra la politica ‘tradizionale’ e le forme di politica orizzontale, fondate appunto sulla partecipazione. Una proposta, tuttavia, dura ad imporsi, come testimoniato anche durante lo stesso incontro con la sindaca allorché qualcuno, in risposta alle osservazioni di una cittadina, l’ha invitata a candidarsi a sindaco se vuole decidere!
Se quindi il metodo è una piacevole novità, anche se il linguaggio scimmiotta quello delle multinazionali anglosassoni, e tutto sommato oramai una consuetudine dei nostri tempi che dobbiamo accettare, è il merito a non avermi convinto.
Il sindaco Arrighi ha esposto ai cittadini un piano per una Marina di Carrara come quartiere "well life", una visione che ambisce a far diventare l'area una specie di oasi del benessere, caratterizzata dalla possibilità di accedere ad attività ludiche, ricreative e sportive in un contesto salubre.
Ovviamente, questa ambizione trova teorica approvazione da parte mia, amante dell’ambiente sano, ma, considerati i tanti piani di rilancio visti e falliti, mi trovo costretta a ‘volare’ più basso rispetto al marketing politico della prima cittadina, e a porre alcune banali questioni. Oggi Marina di Carrara è un villaggio portuale-industriale in cui insistono un casello autostradale, un porto-container con il suo traffico merci - che aspira ad ampliarsi -, un cantiere navale di ampie dimensioni - anch’esso in procinto di ampliarsi - , l'industria pesante Baker Hughes e l’attività croceristica. Alle spalle di questo villaggio, a monte, si trovano le cave di marmo, vale a dire il maggiore centro estrattivo di pietra in Europa, uno dei più evidenti esempi di devastazione ambientale al mondo. Poco distante, meno di un chilometro e mezzo in linea d'aria, si trova una gigantesca ex-area industriale non bonificata.
Senza alcun intento polemico, mi sembra doveroso ed onesto porre una semplice domanda: come si può concretizzare il concetto di good life in un tale contesto?
Certo, i carrarini hanno negli anni dimostrato quella che i moderni definiscono "resilienza", dedicandosi a fantastiche passeggiate well being con vista sui camion del porto, immersi nel frastuono delle loro ruote e nel particolato delle loro emissioni. Ma davvero si può continuare a promuovere, sostenere, celebrare attività economiche con una mano e con l'altra parlare di benessere? I ciclisti faranno la loro sgambata nel deserto creato con il continuo abbattimento del patrimonio arboricolo?
Governare significa certamente avere una visione del territorio e di tutte le attività umane che su di esso si sviluppano.
Governare però significa anche scegliere (avere il coraggio di scegliere) tra cose per loro natura incompatibili.
Le attività industriali che oggi insistono su Marina di Carrara e che l’amministrazione non ha intenzione di mettere in discussione sono incompatibili con il benessere.
È un dovere civico affermarlo con chiarezza, senza supportare vision o piani tanto ambiziosi quanto vuoti. Le operazioni di marketing come il ’greenwashing’ o altre attività culturali o sportive promosse con le mance dei ‘padroni del vapore’ ci sembrano l’ultima evoluzione, quella più ipocrita, di un potere politico succube di quello economico. Marina di Carrara troverà il suo benessere quando la legalità, a partire dal rispetto delle norme in materia ambientale, sarà recuperata.
Nessun mirabolante piano, solo il rispetto delle norma. Sembra poco in questi anni di rampanti manager, vision e altre americanate da bocconiani, lo so. Scusatemi, ma sono una semplice ambientalista di provincia.