Ha atteso oltre un mese e dovuto sollecitare a più riprese un riscontro ma, finalmente, il Comitato dei Cittadini contro la discarica di Cava Fornace ha ottenuto dalla Regione Toscana la risposta in merito all’esistenza di un’ istanza in corso della Regione per individuare il soggetto responsabile della contaminazione da triclorometano dei pozzi dieci e cinque ricompresi all’interno del sito di Cava Fornace. Il Comitato ha fatto notare come le continue richieste di verifiche e di chiarimenti posti dai cittadini attraverso il comitato stesso abbiano portato a risposte che hanno confermato spesso i dubbi da cui erano partite ed ha anche sottolineato l’anomalia del fatto che nessun chiarimento o diffida sia mai partito dal comuni interessati.
“In tutti questi anni – hanno fatto sapere dal comitato – ci siamo battuti affinché si partisse dalle "evidenze obiettive" dei problemi che la discarica poneva, e non dalla loro ridicola negazione, più volta espressa in particolar modo dal comune di Montignoso che ha generalmente sminuito, ridicolizzato l‘operato del Comitato, arrivando anche a definire la discarica come “necessaria e utile”.”. La tanto attesa risposta della Regione ha confermato che è molto remota l’ipotesi che il triclometano presente nei pozzi dieci e cinque sia di origine naturale ed ha quindi reso ridicole le pretese di voler tranquillizzare la popolazione dichiarando che si tratta di un composto di origine naturale e quindi innocuo.
“Nel documento si prende atto – hanno aggiunto dal comitato - che “ tali superamenti del triclorometano non sono mai stati rilevati in altri pozzi, nelle due sorgenti monitorate e nel percolato della discarica". Sarebbe certamente interessante conoscere quando, in che modo e da chi sono stati effettuati tali accertamenti, ma soprattutto sarebbe importante capire come può essere di origine naturale un “sottoprodotto industriale” che si trova solo in due pozzi di controllo dato che la falda è unica e passa sotto la discarica.”.
Il comitato ha sollecitato anche una riflessione sul ritardo di almeno sette anni per la segnalazione di un’eventuale contaminazione da disinfezione della rete idrica. “Studi ed analisi isotopiche potrebbero confermare od escludere una delle ipotesi – hanno spiegato dal comitato - cioè se la presenza di triclorometano sia da attribuire a contaminazione umana o presenza naturale, quesito per il quale la Regione ha chiesto ad ARPAT di trasmettere una proposta avente ad oggetto lo studio richiesto per strumenti, mezzi, personale e tempi necessari per la realizzazione dello stesso.”
Il comitato ha suggerito l’opportunità di coinvolgere nello studio il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, ente in grado di fornire competenze scientifiche multidisciplinari di alto livello, che ha già studiato il sito della discarica e che potrebbe essere a questo punto “super partes” e fare chiarezza una volta per tutte sull’origine degli inquinanti nei pozzi di controllo della discarica. “ Il Comitato chiederà l’intervento di Pisa – hanno concluso - ma chi dovrà fare la richiesta ufficiale sono i sindaci di Montignoso, Pietrasanta, Seravezza e Forte dei Marmi. Ci si augura che qualcuno di loro abbia la volontà di avviare una formale richiesta. Occorre inoltre che la Regione prenda atto della presenza di una ventina di “camini” posti sopra al corpo della discarica, i cui fumi andrebbero costantemente monitorati, come asserito dalla stessa ARPAT nella relazione del 2018/19, per trovare forse l'origine delle maleodoranze avvertite dai cittadini di quella zona. Oppure semplicemente perché come più volte segnalato agli enti, le emissioni convogliate devono essere verificate e controllate periodicamente e devono per forza essere integrate nel piano di monitoraggio dell’impianto.”.