Stando alle ultime indiscrezioni, la giunta massese guidata da Francesco Persiani avrebbe deciso per la chiusura dei distretti sanitari di via Bassa Tambura e Villette: una scelta che, comprensibilmente, ha scatenato il malcontento e le critiche di una buona fetta di cittadinanza, della politica di opposizione e dell’associazionismo territoriale.
A esprimere il proprio dissenso per questa strategia sanitaria è stata anche l’associazione “Libertà e Diritti”, che con la pubblicazione di un comunicato (a firma dei responsabili, comunale e provinciale, Mauro Rivieri e Mario Cipollini) ha voluto sottolineare la scelleratezza di una scelta di questo tipo, ed elencando tutte quelle criticità che ormai affliggerebbero il territorio massese e che verrebbero sistematicamente ignorate dall’amministrazione e dal sindaco.
“Chiediamo al sindaco di darci le reali motivazioni per questa delocalizzazione dei servizi; vuole forse rafforzare la sanità privata a scapito di quella pubblica? Come ha già fatto con la guardia medica turistica di Marina di Massa dove i servizi sono a pagamento? Quanta indifferenza e negligenza dimostra questo Sindaco nei confronti dei suoi concittadini e dei loro problemi – accusa Libertà e Diritti – del resto lo ha già dimostrato con gli impegni presi in campagna elettorale che si sono rivelati solamente puri slogan, come è accaduto per le super bollette di Gaia […] Quello che notiamo in questo sindaco e in questa amministrazione – continua la nota – sono la superficialità e l'incapacità ad affrontare e risolvere gli innumerevoli problemi che logorano Massa. Per non parlare di Marina di Massa, lasciata a se stessa con ancora tratti di lungomare da bonificare per la presenza di amianto; che dire delle promesse fatte da Guidi cinque anni fa per un nuovo arredo urbano per Marina di Massa tutt'oggi ancora da realizzare? Che dire del parco Ugo Pisa, della Villa della Rinchiostra chiusa per lavori interminabili, dell'aeroporto del Cinquale, della situazione in cui versa il castello Malaspina, dei giovani che devono emigrare per trovare lavoro e del polo industriale inesistente”.