La Lega Ambiente di Carrara, ha redatto, una lunga relazione relativa al Piano Operativo Comunale adottato con delibera comunale n. 60 del 6.08.2020, esprimendo in sette punti, la propria critica opinione sull'operato dell'amministrazione in tema di urbanizzazione e ambiente:
"Il piano- esordisce Lega Ambiente nel documento- ad una prima visione generale, presenta una discreta impostazione di base con una sostanzialmente corretta strutturazione urbanistica; ne traspaiono infatti alcune idee di città, di standard urbani, una qualche volontà di tutela del territorio (almeno per alcune parti) e un tentativo di attuare una prima forma di pianificazione rivolta al non consumo di suolo ed alla conservazione e valorizzazione dell'esistente. Addentrandosi nell'urbanistica del piano, però, la sempre più attenta lettura svela via via diverse scelte incongruenti con i principi sopra richiamati: tanti elementi di dettaglio non confacenti con un corretto ed equilibrato assetto del territorio e dunque molteplici criticità, sia urbanistiche che ambientali ed edilizie, le quali collidono con la fragilità e la delicatezza di questo territorio".
Partendo dalla prima osservazione, riguardante la classificazione del territorio in zone urbanisticamente omogenee (classificazione obbligatoria dettata dal D.M. 1444/1968), si rilevano , fra le altre che : "Manca- prosegue- la classificazione di tutto il territorio comunale di costa, che comprende, da ovest ad est: l'area tra il Parmignola e la Fossa Maestra (in parte attuale camping), tutto l'arenile con il tessuto degli stabilimenti balneari fin anche all'attuale parcheggio sull'area ex lamiere NCA, l'intero Porto e l'affaccio a mare tra le foci di Carrione e Lavello. Rileviamo sia una grave carenza del piano ed una omissione rispetto agli obblighi del D.M. 1444/1968".
Segue una lunga dissertazione sulla pianificazione dell'area di Marina di Carrara, prendendo soprattutto in considerazione la zona del litorale e del porto, che è soggetta a cambiamenti strutturali ( per esempio il waterfront)."Riteniamo pertanto- sostiene la Lega- che tutta la fascia di arenile con il tessuto degli stabilimenti balneari debba essere classificata in Zona F (per attrezzature di interesse collettivo) come peraltro già era nei precedenti piani regolatori comunali; l'area portuale vera e propria, ossia quella oggi effettivamente in uso per lo scalo commerciale, possa essere classificata in Zona D (insediamenti per impianti industriali produttivi o assimilati); la parte dell'area portuale non strettamente commerciale ma più turistica possa essere classificata anch'essa come zona F di attrezzature di interesse collettivo (si vedano ad esempio le aree per il proposto waterfront e per la passeggiata di ponente e comunque tutte le parti più turistiche).
Riteniamo infine che, quale scelta significativa e coerente con le volontà di ridotto consumo di suolo e di riqualificazione ambientale del territorio comunale, anche l'area tra le foci di Carrione e Lavello sia da classificare come zona F (per attrezzature di interesse collettivo) al fine di potervi attuare nel futuro quel parco lineare costiero, il cui progetto preliminare era già stato redatto da Legambiente e donato alla città anni fa, così che si possa costituire un ambito di reale mitigazione e compensazione ambientale dell'infrastruttura portuale e che la costa del Comune di Carrara possa avere un vero riqualificato e raro affaccio sul mare".
Prendendo in considerazione la parte interna del territorio comunale partendo da Anderlino, altra zona soggetta a lunghe discussioni in merito alla sua destinazione d'uso:"si apprezza la restituzione del riconoscimento di zona agricola (E) per la gran parte del territorio aperto esistente, in quanto più volte ne è stato sottolineato l'importante valore paesaggistico e di connessione ambientale con la prima collina, ma anche l'interesse produttivo agricolo tuttora in essere e che coinvolge un paio di aziende agricole in attività nella zona, i quali invece sono stati minacciati dalla scellerata variante del 2014 al piano strutturale"
Si passa poi al centro storico di Carrara " che lascia dubbi sotto il profilo urbanistico la perimetrazione in zona A, i quartieri della parte più ad est / nord-est e della frangia ovest ai piedi della collina (a partire dallo stesso mercato coperto della Lugnola), i quali sono caratterizzati da costruzioni moderne e recenti per cui riesce veramente difficoltoso individuare le parti (come prescrive il D.M.) che "rivestano carattere storico, artistico di particolare pregio ambientale" o che "possano considerarsi parte integrante" con l'agglomerato storico più antico di Carrara."
Ovviamente si passano in esame anche i bacini marmiferi e le zone adiacenti, anche questo tema caro agli ambientalisti : "Una notazione particolare necessita da ultimo, ma non ultima per importanza, la classificazione del bacino marmifero a monte. Si evidenzia infatti che classificare in zona D (per impianti industriali o assimilati) indistintamente tutto il territorio montano interessato dalla presenza delle cave, comprendendovi anche crinali, cime, valli e canali, zone tutt'ora boscate, versanti più o meno vergini, sia inadeguato ad un corretto assetto del territorio, oltre che pericoloso per i delicati assetti idrogeologici ed ambientali dell'area.
Si ritiene- continua- che sarebbe più corretto e più aderente alla reale configurazione dei luoghi classificare in zona D solo le aree di cava vere e proprie ed i relativi ambiti pertinenziali, lasciando alla classificazione generale del territorio rurale le restanti parti di territorio, ancorché incluse nell'inquadramento legislativo regionale del bacino marmifero industriale, che però è cosa ben diversa dalle classificazioni e dalle previsioni urbanistiche"
Il secondo punto riguarda il perimetro del territorio urbanizzato e si rilevano altre incongruenze: l'osservazione parte dal piano strutturale e la variante del 2014, che , a detta degli ambientalisti " per nulla rispettano le caratteristiche essenziali dettate dalla legge regionale sul governo del territorio (L.R. 65/2014)".
In particolare : " La legge regionale - recita- dispone in modo molto chiaro che "il territorio urbanizzato è costituito (solo e soltanto) dai centri storici, dalle aree edificate con continuità dei lotti a destinazione residenziale, industriale e artigianale, commerciale, direzionale, di servizio, turistico-ricettiva, dalle attrezzature e i servizi, i parchi urbani, gli impianti tecnologici, i lotti e gli spazi inedificati interclusi dotati di opere di urbanizzazione primaria" .
Tant'è che poi lo stesso POC, all'interno della propria articolazione degli ambiti territoriali, disciplina questi lotti, annessi "forzosamente" al territorio urbanizzato, all'interno dell'assetto ambientale come aree verdi o addirittura come "aree verdi di connessione e di filtro ambientale" (V5) riconoscendo quindi l'assenza di qualsiasi caratteristica riconducibile al territorio urbanizzato ex lege.
Dentro al territorio urbanizzato permangono ancora diverse aree di estremo pregio ambientale e di grande importanza per evitare la saldatura di una piastra urbanizzata unica su tutto il territorio di pianura e di fondovalle del Comune.
Tra queste merita rammentare tutte le aree agricole e le zone umide tuttora esistenti nell'area di Battilana-Fossa Maestra, ma anche le aree aperte agricole pedecollinari di Anderlino ed a cavallo del tratto ovest della SS. Aurelia, fino alle aree agricole residuali tra Avenza e Marina e di Villa Ceci : tutte assolutamente prive di quelle caratteristiche essenziali che la legge regionale prescrive per potere essere classificate come territorio urbanizzato.
Il punto tre tratta degli ambiti territoriali :"Come rilevato alla precedente osservazione sulle criticità della perimetrazione del territorio urbanizzato, l'articolazione degli ambiti territoriali del piano adottato ha senza dubbio il pregio di cercare di porre alcuni rimedi o di provare ad attuare alcune previsioni tampone, per mitigare le incongruenze e gli impatti negativi di una definizione "abnorme" del t.u., come detto dettata nelle sue linee generali dal vigente piano strutturale del comune.
Partendo dalla costa ritroviamo ancora la mancanza di una previsione di ambiti territoriali per la gran parte del territorio costiero comunale (come già si osservava al punto 1 la mancanza di classificazione in termini di zone urbanistiche omogenee)".
Nella relazione, si punta particolarmente l'accento sulla zona alla foce del Carrione,dove "manca di qualsiasi previsione rivolta alla messa in sicurezza ed alla riqualificazione ambientale della sua foce, ma anche, proprio per come è stato strutturato il POC adottato, manca della sua naturale continuità ambientale; tutti elementi che possono ingenerare gravi situazioni di rischio per il territorio e la popolazione qui insediata".Anche per i bacini marmiferi, gli ambientalisti criticano l'operato e segnalano le inadempienze . "Nell'articolazione degli ambiti territoriali per il bacino marmifero si deve riprendere la valutazione mossa con l'osservazione 1 sulle zone territoriali omogenee. L'indistinto rimando ai piani attuativi dei bacini estrattivi, senza che venga definita neanche una minima articolazione del territorio montano, palesa anche qui una rinuncia del POC alla pianificazione urbanistica ed al corretto governo di questa parte del territorio comunale.
Si ritiene pertanto che sarebbe stato più opportuna, e confacente alla reale configurazione del territorio, la definizione di una prima articolazione ambientale e territoriale anche di questo particolare territorio, che tenesse conto delle aree di cava vere e proprie e dei relativi ambiti pertinenziali o di sviluppo, quelle effettivamente in attività o per le quali siano realisticamente prevedibili attività estrattive (ad esempio desumibili dai piani di cava autorizzati), distinguendola da tutte quelle porzioni che invece non sono e/o non potranno mai essere oggetto di concrete attività estrattive, quali (come già notato all'osservazione 1) crinali, cime, zone boscate o di naturalità, ma anche versanti tuttora vergini nei quali non sono presenti risorse marmifere o comunque giacimenti commercialmente sfruttabili, i quali oggi ricadono comunque negli areali indicati per i PABE.
Anche qui, pertanto, le scelte pianificatorie, o meglio le non scelte di pianificazione urbanistica, adottate dal POC appaiono banalizzanti e riduttive rispetto alla reale complessità ambientale di queste parti montane del territorio comunale".
Si passa poi al capitolo usi, mobilità e standard urbanistici:"Una carenza molto pesante, ed ormai cronica per il territorio comunale di Carrara, è il deficit, accumulato negli anni trascorsi per una insensata gestione del territorio, di adeguati standard urbanistici primari: afferenti essenzialmente alle dotazioni di verde pubblico, di spazi pubblici di ritrovo e socializzazione all'aperto, di parcheggi, e di idonee sezioni stradali, in particolare capaci di contenere in sicurezza non solo il traffico veicolare ma soprattutto la mobilità pedonale e ciclabile".
Si prende anche in esame il problema dell'area della Marmi Macchine ". L'area è veramente vasta, soprattutto in termini urbanistici se rapportata all'abitato di Marina: si pensi che equivale di fatto alla superficie di tutti i quartieri compresi tra via Cavallotti e via Dei Mille.
La riflessione deve essere mossa sull'ormai attuale "cronico" sotto-utilizzo dell'area e sulle prospettive di ulteriore sotto-utilizzo negli anni a venire; questione dunque che non può lasciare indifferente una corretta pianificazione del territorio e conseguenti sagge scelte urbanistiche/politiche, proprio in relazione alla pesante carenza di standard urbanistici pubblici che attanaglia tutto il territorio comunale e l'abitato di Marina per parte sua.
Marina e il territorio comunale in generale non si possono permettere il "lusso" di un potenziale tale spreco di spazio urbano".
Villa Ceci, a Marina di Carrara, copre il quinto paragrafo : "Villa Ceci costituisce infatti uno dei più vasti tra i rari spazi verdi, ancora inedificati, scampati all'urbanizzazione intensiva che ha caratterizzato lo sviluppo della fascia costiera negli ultimi decenni. È di fatto ad oggi l'unico territorio rurale che consente la separazione tra gli abitati di Marina ed Avenza e che evita la saldatura dei tessuti urbani in una unica piastra edificata. È così inoltre una delle ultime importanti testimonianze degli originali assetti insediativi di questo tratto di pianura costiera (..)Un territorio con tali caratteristiche rientrerebbe pienamente da una parte in quelle "aree rurali intercluse che qualificano il contesto paesaggistico..." e dall'altra in quegli "ambiti periurbani" del "territorio rurale" puntualmente definiti e disciplinati dagli artt. 4, 64 e 67 della legge regionale sul governo del territorio n. 65/2014, in forza dei quali non può essere considerato "territorio urbanizzato".
Le ultime due aree prese in esame sono " Gli ambiti e le aree di trasformazione" e le " Norme tecniche di attuazione" : nel primo, si pone in particolare l'attenzione sulla zona di levante dell'entrata del porto, dove: "Risulta la previsione di nuovo costruito per complessivi 3.750 mq di superficie edificabile ad uso di residenza, direzionale e commercio, ripartiti su due lotti di totali 12.600 mq.
Si ritiene questa previsione molto critica in termini urbanistici; in quanto va a collocare un notevole aumento del carico urbanistico ed insediativo proprio in una zona già molto densa ed allo stato di fatto con carenza di adeguati standard urbanistici, come è Marina centro ed est. Altresì si colloca in una zona di elevato rischio idrogeologico, nella quale un così rilevante aumento di tessuto edificato può comportare l'aggravio delle condizioni di criticità dell'edificato esistente.
Peraltro, infine, si vanno a collocare delle residenze proprio a pochi metri in faccia al complesso portuale industriale. In questo quadro, a fronte proprio della rilevanza di nuovo costruito, appaiono inutili anche le previste prescrizioni per la formazione di spazio pubblico-piazza e verde, ridotti a delle strisce strette a margine delle viabilità esistenti".
L'ultimo punto sopracitato, è il richiamo ad una serie di articoli, che riguardano per esempio, l'Art. 36 (Contenimento dell'impermeabilizzazione dei suoli). Consentire negli interventi edilizi più rilevanti una riduzione fino al 15% della superficie fondiaria da destinare a suolo completamente permeabile sistemato a verde, risulta eccessivo in termini di reale tutela idrogeologica del territorio, vista la fragilità e la delicatezza del territorio comunale ed atteso che, proprio nei documenti di indirizzo e di analisi del POC, la sicurezza idrogeologica del territorio risultava uno dei pilastri a fondamento del piano.
Tutta la relazione è visitabile sul sito di Lega Ambiente Carrara https://www.legambientecarrara.it/