Arriva dai consiglieri Stefano Alberti ed Elena Mosti la proposta per dare un sostegno, sia simbolico che istituzionale, ai movimenti di protesta che ormai da mesi stanno sconquassando il sistema islamico vigente in Iran.
“Donna, vita, libertà”: un inno, un coro, un grido che per i due consiglieri deve diventare simbolo di lotta in favore di diritti negati, un monito che permetta di svelare la coltre di soprusi e violenze che il regime di Teheran applica da più di cinquant’anni sulla popolazione, in particolar modo quella femminile.
Come si legge nella nota ufficiale redatta da Alberti e Mosti, l’uccisione di Mahsa Amini, e di molte altre manifestanti, è solo la goccia in un mare di ferocia che ormai pervade il governo iraniano: una situazione che Massa, Toscana e Italia devono costantemente considerare nelle relazioni con il paese mediorentale.
“Vista la protesta che da alcune settimane sta interessando il popolo iraniano – si legge nella risoluzione ufficiale – in particolare le donne, esplosa con l’uccisione di una ragazza di soli 22 anni, Mahsa Amini, avvenuta, in base alle ricostruzioni, mentre era in custodia in una caserma a seguito delle percosse e dei maltrattamenti della polizia morale (cd la pattuglia della morte), perché non rispettava il severo codice di abbigliamento della Repubblica islamica. Il protagonismo delle donne iraniane che, al grido di “donna, vita, libertà”, stanno coraggiosamente pagando con la vita non solo la possibilità di scegliere di indossare il velo ma l’affermazione stessa delle loro libertà e dei loro diritti, come quello allo studio e all’accesso all’università, al risarcimento in caso di ferimento e morte violenta, all’eredità e al divorzio. Gli arresti, i processi sommari e le numerose altre uccisioni di donne e giovani che stanno caratterizzando la protesta e la ribellione ad un sistema dittatoriale e fortemente maschilista, tutelato da leggi che considerano le donne inferiori agli uomini. L’arresto di una giovane travel blogger italiana, Alessia Piperno, che si trova ancora in carcere e che non sarebbe l’unica persona scomparsa dall’inizio delle proteste. Considerato che,
il regime dittatoriale in Iran che opprime da anni il proprio popolo, tanto che è stato condannato
per la violazione dei diritti umani dall’ONU, per ben 66 volte, da Amnesty International, dalla stessa Unione europea e da altre numerose e organizzazioni internazionali; la morte, in poche settimane, di migliaia di manifestanti, tra cui centinaia di donne, e oltre 12.000 arresti, con dati in continua crescita nonostante la difficoltà di reperire informazioni ufficiali e veritiere; l’interruzione della connessione internet, e quindi degli strumenti di comunicazione come WhatsApp e Instagram, perché le autorità iraniane ritengono che la protesta possa crescere in maniera organizzata e, soprattutto, che possano circolare numerosi video di testimonianza degli abusi subiti dalla popolazione;
i continui soprusi e le oppressioni subite soprattutto dalle donne – continua la nota – continuamente discriminate e private delle loro libertà fondamentali, in nome di un presunto credo religioso; i numerosi ragazzi di appena 14 e 15 anni, i tanti giovani e i molti uomini che si sono uniti alla protesta, segno di un cambio culturale importante e della consapevolezza che la sfida per la libertà delle donne è la sfida decisiva per passare da un regime dittatoriale ad una democrazia; l’iniziativa della CRPO che ha incontrato alcune donne iraniane, residenti in Toscana, che chiedono di introdurre qualsiasi azione possa aiutare le loro sorelle e amiche rimaste in Iran, per continuare a combattere, a partire dalla necessità di mantenere alta l’attenzione su questa protesta attraverso un’informazione reale, attraverso manifestazioni e atti di solidarietà diffusi che possano indurre il regime a fermare la repressione; la collaborazione e i rapporti che la CRPO sta mantenendo con gruppi di donne iraniane per mettere a punto, insieme, tutte le possibili azioni a sostegno del loro popolo”.
Ma cosa può fare una città come Massa, o una regione come la Toscana? Per i due consiglieri l’apporto istituzionale alle proteste è possibile, e non solo simbolico, in particolar modo se eseguito con voto unanime, non solo nel capoluogo apuano, ma in tutte gli altri consigli delle grandi città regionali, con il conseguente invio di lettere all’ambasciata in Italia.
La Toscana, come si legge nella proposta, è da sempre terra di diritti, in certi casi vera e propria pioniera di liberta poi copiate in tutto il resto del mondo: dare il proprio supporto ora, anche dedicando simbolicamente alle donne iraniane la festa regionale del 30 novembre, sarà l’ennesimo endorsement ad un movimento che chiede parità, uguaglianza e libertà.
“Ritiene che sia necessario – sottolineano Alberti e Mosti – che l’Europa e tutta la comunità internazionale prendano una ferma posizione di condanna verso le violazioni perpetrate da questo regime, che ogni relazione con il Governo iraniano debba essere condizionata al rispetto dei fondamentali diritti umani di tutte le cittadine e i cittadini dell'Iran; che la Regione Toscana e il Comune di Massa , da sempre state terre di diritti, non possano rimanere silenti di fronte a questa strage e a queste ingiustizie e debbano prendere una posizione forte e ferma nei confronti del regime iraniano. Chiediamo che il consiglio comunale di Massa esprima piena solidarietà alle donne iraniane attraverso l’approvazione piena ed unanime della seguente mozione, aderisca all’invito della Regione Toscana rivolto a tutti i consigli comunali dei comuni toscani di condividere la stessa mozione affinché esprimano allo stesso modo solidarietà; e che, dopo aver raccolto, le adesioni dei comuni toscani, invii un documento all'Ambasciata iraniana in Italia affinché possano inviare il messaggio di pace e di vicinanza a tutte le donne e a coloro che stanno protestando per un futuro di diritti e di speranza, dedichi, simbolicamente, quest’anno, la Festa della Toscana alle donne iraniane, e continui a lavorare sul raggiungimento della piena parità delle donne affinché la nostra Regione possa essere di esempio e di stimolo alle tante donne che in Iran e in altri paesi nel mondo stanno lottando per la loro libertà”.