Il gruppo consiliare del Pd raccoglie il malcontento di alcuni cittadini coltivatori della campagna apuana e alcune piccole imprese agricole, rivolgendo una mozione all'amministrazione. Perché non rendere utilizzabili le gore? Chiedono i cittadini.
I consiglieri Stefano Alberti, Gabriele Carioli ed Elena Mosti fanno dunque proprie "le ragioni poste in calce ad una petizione del Comitato "Difendiamo le Gore" che richiamava l'attenzione degli enti preposti ad una soluzione che non vanifichi la nostra storia di civiltà contadina, né la fatica, l'impegno e gli sforzi che facciamo ogni giorno per mantenere vitale il territorio e l'ambiente".
"Da tempo-scrivono in una nota i consiglieri Stefano Alberti, Gabriele Carioli ed Elena Mosti- un nutrito numero di coltivatori di Massa e Aziende che, da anni, supportano l'economia della zona coltivando appezzamenti di terreno agricolo di proprietà, in concessione o a mezzadria, fanno presente che non possono utilizzare i canali demaniali comunemente definiti "gore" per irrigare i loro appezzamenti e chiedono di essere rassicurati circa il recupero e il riavvio di detto sistema irriguo che risponde ad un'esigenza vitale per il mantenimento di questa economia e per il quale in passato veniva regolarmente pagato un canone; attualmente la situazione è veramente drammatica: chi non può provvedere (a proprie spese) alla predisposizione di pozzi privati, è obbligato ad utilizzare l'acqua dell'acquedotto comunale".
I consiglieri spiegano la competenza che riguarda il sistema di irrigazione della campagna di Massa e la situazione in cui si trova, sottolineando l'importanza per le realtà contadine esistenti e per il patrimonio stesso di ingegneria idrica che permette di sollevare dal peso di consumo d'acqua il sistema idrico della città, stimolando a sfruttare i bandi messi a disposizione dalla Toscana:" Questo servizio-premettono i consiglieri- un tempo di proprietà della provincia, di fatto è sempre stato gestito dal comune in collaborazione con la medesima per quanto riguarda la parte "tombata" che corre sotto il manto stradale cittadino; al momento nessun ente si occupa più del sistema. L'impianto irriguo delle gore, antico e perfetto nel suo capillare diramarsi sotto tutto il territorio, oltre che essere un patrimonio di ingegneria idrica storica da salvaguardare, costituisce di fatto l'unica risorsa in un'ottica vitale di gestione dell'irrigazione, che permette l'uso di acqua non potabile per le attività agricole, senza pesare sull'impianto idrico della città, peraltro tutelato ogni anno, nel periodo estivo, da un'ordinanza del Sindaco che vieta l'uso dell'acqua potabile per annaffiare, a tutela del fabbisogno fisiologico dell'intera cittadinanza; questo immobilismo è tanto incomprensibile quanto deleterio in quanto danneggia il lavoro degli agricoltori vanificandone le fatiche, e rappresenta un grave ostacolo alle prospettive economiche del territorio; la stessa Regione Toscana ha istituito bandi e finanziamenti per favorire lo sviluppo, anche come opportunità lavorativa per i giovani, dell'agricoltura biologica e a Km 0 che necessita, come "condicio sine qua non", di un impianto di irrigazione efficiente, economico e sicuro al quale il sistema di "gore" a cui ci riferiamo, può dare sicura risposta".
Ecco cosa chiedono all'amministrazione:" Chiudere la procedura amministrativa con la provincia di Massa Carrara per prendere in carico questi canali irrigui secondari (le gore) e riattivare parzialmente le gore consentendo l'utilizzo di quelle in buono stato d'uso e di efficienza; attivare un percorso con il Comitato per la valorizzazione del reticolo delle gore massesi, prevedendo anche la possibilità di una Convenzione che descriva compiti ed impegni futuri".
Concludono quindi i consiglieri Alberti, Carioli e Mosti:"La chiusura delle gore irrigue che, non consentendo a centinaia di piccoli appezzamenti agricoli di avere l'acqua per irrigare le colture, nega un'attività agricola amatoriale, che coinvolge soprattutto anziani, ricca di benefici per tutta la comunità. Attività che costituisce un vero e proprio presidio territoriale per impedire l'abbandono della campagna (e lo di quello che ne resta) e il degrado conseguente, un apporto significativo alla tutela dell'ambiente, un virtuoso risparmio idrico, un contributo a stili di vita salutari, un valore sociale importante".