Dopo l’annuncio del sindaco Nardella, che porterà a Massa la più grande mostra sul Rinascimento fiorentino, adesso il patto col primo cittadino di Parma, Michele Guerra, sempre nel nome della cultura.
“Abbiamo l’esigenza di ricostruire relazioni che Persiani in questi 5 anni ha via via lasciato andare – ha detto il candidato sindaco di centro sinistra, Enzo Ricci -. Dobbiamo togliere Massa dall’isolamento sia nei confronti della Regione che degli altri Comuni toscani, al di là del colore della singola amministrazione, ma anche con città vicine come Parma che con la nostra comunità hanno un legame secolare e profondo che si snoda anche lungo un percorso ricco di natura, storia e cultura come la Via Vandelli. E questo legame col sindaco Guerra abbiamo deciso di sigillarlo nella comune volontà di mettere la cultura al centro delle scelte politiche e amministrative”.
Esiste cioè una strada indicata da Parma, già capitale europea della cultura, che Ricci intende seguire.
“Non portiamo nessuna ricetta magica – ha commentato il sindaco Guerra -, ma una scelta politica chiara e cioè che attraverso la cultura sia possibile migliorare la qualità della vita dei cittadini perché si ha uno strumento, una bussola con cui indirizzare tutte le varie scelte amministrative dall’urbanistica all’ambiente, dalla mobilità alle attività produttive, oltre, ovviamente, al turismo e alla formazione. A Parma, cioè, la cultura è un leva generale non un insieme di azioni scollegate come se si trattasse di fornire qualche ora di svago a qualcuno, come se il comune fosse un dopolavoro”.
“Questo patto mi riempie di orgoglio sia perché dimostra che Massa ha tutte le potenzialità per tornare a essere protagonista sia in Toscana sia con le province vicine di Parma e La Spezia, ma soprattutto perché ci fornirà strumenti per un piano straordinario per la cultura a Massa che abbia come obiettivo non pochi eventi spot, ma una diffusione in ogni quartiere di occasioni di produzione e fruizione culturali, cominciando a riaprire la scuola di musica che Persiani ha deciso di chiudere in nome di una scelta politica che prevede che la cultura sia ad appannaggio non di tutti, ma solo di qualche fortunato che se lo può permettere - conclude Guerra.