Apprendo con favore la volontà dell’Assessore Regionale Monia Monni di rivedere il progetto dell’idrovora a Poveromo valutando una diversa collocazione. A questa amministrazione va senz’altro il merito di aver innescato un forte dibattito in primis all’interno della Commissione Ambiente e di conseguenza anche nell’opinione pubblica, la qual cosa ha portato, nelle scorse settimane, alla produzione di svariati contributi di associazioni e cittadini. Quanto si apprende oggi sulla stampa è già un passo avanti nella giusta direzione, e l’Amministrazione si è a sua volta adoperata fornendo alla Regione un proprio contributo con cui si esprimono forti perplessità in merito al progetto così come formulato, il cui principale effetto sarebbe l’inevitabile cancellazione dell’unica area naturale fociva presente sul litorale massese. Il progetto non può da noi né essere condiviso né sostenuto, poiché si eliminerebbe uno degli elementi cardini su cui si fonda la pianificazione della porzione di costa più pregiata, già martoriata dall’erosione. Ho prestato personalmente molta attenzione su questo progetto, preoccupandomi dell’impatto che l’imponente opera avrebbe sull’ambiente e sul paesaggio, interessandone e discutendone anche in Giunta e come detto in Commissione consiliare ambiente e di questo ringrazio sentitamente il presidente Roberto Acerbo e la vicepresidente Irene Mannini per aver immediatamente compreso la delicatezza del tema, sottoposto a tutta la Commissione gli atti progettuali, approfondito i vari aspetti e alla fine inviato all’Amministrazione una sintesi sulle osservazioni e i rilievi frutto di questo lavoro.
Si evidenzia, infatti, come il tratto focivo del torrente Poveromo rientri in quella parte del territorio su cui si sta concependo il Piano attuativo dell’arenile e dei viali a mare e come il progetto dell’idrovora abbia sottovalutato alcuni aspetti tecnici ed urbanistici e, addirittura, risulti in pieno contrasto con le discipline del Regolamento urbanistico. In particolare, l’art. 90 stabilisce che “nelle more di formazione del PAAV, nelle aree dunali e focive, sono ammessi interventi che non comportino l’alterazione dei profili naturali dell’assetto di costa, la compromissione della naturalità dello sbocco focivo e della leggibilità del paesaggio originario”; nelle stesse aree vieta “prelievi di sabbia, escavazioni, asportazione o taglio della vegetazione e delle formazioni arbustive spontanee”.
Il contributo tecnico inviato dall’amministrazione comunale alla Regione Toscana sottolinea anche il contrasto con le prescrizioni del Piano paesaggistico regionale PIT/PPR che indica l’utilizzo di ingegneria naturalistica negli interventi di ripristino o riqualificazione morfologica e, nelle opere di rinverdimento, esclusivamente specie vegetali autoctone. Prevedendo il progetto getti in cemento armato per la sagomatura dell’impianto idrovoro, delle vasche e dei canali appare quindi evidente il contrasto con le normative vigenti. Sotto il profilo idraulico, il fosso Poveromo non ha mai creato seri problemi se non per limitati allagamenti dovuti al ristagno e alle tombature esistenti in uno specifico tratto a monte del previsto intervento, ed è su questo che il Consorzio di bonifica dovrebbe intervenire. Invece, nonostante sia definito un “intervento di ripristino del reticolo idraulico minore dell’abitato Ronchi Poveromo”, non si cura del ripristino dei tratti tombati causa dello scarso deflusso. Inoltre, il tratto interessato dall’opera risulta già in sicurezza per eventi con tempi di ritorno duecentennale; motivazioni tutte, queste, per cui l’amministrazione ritiene l’idrovora non solo sovradimensionata, ma anche inadatta a risolvere le reali criticità idrauliche della zona, oltre ad un’alterazione irreversibile dell’ecosistema fluviale.
Volontà dell’amministrazione comunale è tutelare l’ambiente in ogni sua espressione, ed in questo senso appare più urgente il ripristino della rete idraulica minore ed un recupero della “Buca degli Sforza”, e ci auguriamo che le parole dell’assessore regionale Monni non restino solo sulla carta, ma il progetto sia concretamente rivalutato.