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Scritto da Redazione
Politica
06 Novembre 2020

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Molte le criticità che Italia Viva di Massa fa presente alla Giunta Persiani in merito al Regolamento degli Agri Marmiferi in via di approvazione: degrado ambientale con nuove cave in apertura, nessun percorso partecipativo, filiera corta che non potrà prenderà fiato senza la promozione della vendita in loco da parte dei concessionari, lunghezza delle concessioni in base alle percentuali di materiale lavorato in loco ma stabilita a discrezione della Giunta, nessun nuovo tipo di controllo e tracciamento delle quantità e qualità del materiale con videosorveglianza intelligente e pubblica, e soprattutto un sistema di applicazione del canone estrattivo legato a una media ponderata su dati presuntivi piuttosto che il suo valore effettivo. Sono diversi gli interrogativi che gli esponenti di Italia Viva di Massa Eleonora Lama e Jacopo Cancogni, mettono sul piatto e rimproverano all'amministrazione massese, portando contemporaneamente dei suggerimenti.

"Il Regolamento degli Agri Marmiferi del Comune di Massa che la giunta Persiani intende approvare non offre sufficienti garanzie per il territorio ed è bene che i cittadini ne siano informati-mettono le mani avanti Lama e Cancogni- visto che non ci risulta sia stata posta in essere, ad oggi, alcuna forma di coinvolgimento pubblico su un tema così delicato".

I due esponenti di Italia Viva passano poi in rassegna il documento spiegando punto per punto il motivo delle loro conclusioni:" Lo ricaviamo da alcuni dati. Non solo-fanno sapere nella loro nota- basterà lavorare in loco il 50% del materiale estratto per aggiudicarsi una concessione fino a 25 anni, il 40% per una concessione fino a 21 anni, il 30 % per una concessione fino a 17 anni e il 25% per una fino a 13 anni – durata che verrà inspiegabilmente stabilita dalla Giunta - ma inoltre non è prevista alcuna ulteriore strategia per incrementare la filiera corta e cioè per aumentare i soggetti coinvolti nella lavorazione e commercializzazione del marmo. Obbligare a lavorare in loco non è sufficiente-osservano perentori e suggeriscono- Le grandi imprese, infatti, hanno già propri impianti di lavorazione. Diverso sarebbe incentivare i concessionari alla vendita in loco. In questo modo anche chi lavora e commercializza il marmo avrebbe maggiori possibilità di partecipare alla filiera, rispetto alle attuali". 

Non solo, Lama e Cancogni auspicando un sistema pubblico di tracciamento e un marchio identificativo della provenienza apuana e garante della qualità dei blocchi, proseguono nella disamina del Regolamento sul tavolo della Giunta:"Non è previsto, inoltre, alcun nuovo sistema pubblico di controllo e tracciamento delle quantità e qualità del materiale estratto. Saranno i concessionari, compilando un certificato o inserendo un chip, a dichiarare il tipo di materiale e la quantità estratta. Un sistema di videosorveglianza intelligente, invece-proseguono i rappresentanti di Italia Viva invocando un sistema pubblico e più sofisticato- permetterebbe di monitorare, cava per cava, tutto ciò che viene estratto e di tracciarlo fino alla pesa pubblica, dove il Comune, attraverso addetti specializzati, potrebbe qualificare il materiale e applicare la corretta tassazione. Un sistema di tracciamento pubblico potrebbe, inoltre, garantire la provenienza e la lavorazione in loco del materiale, favorendo la costituzione di un marchio di Indicazione Geografica Protetta del marmo di Massa". 

L'ultimo dato preoccupante-toccano infine lo strategico sotto molti aspetti, campo economico e fiscale- è quello relativo al canone estrattivo. Il canone sarà calibrato non sul valore del singolo blocco effettivamente estratto, ma su una "media ponderata" e cioè una tabella elaborata sulla base di dati presuntivi e approvata con atto di Giunta".

Un encomio quindi viene riconosciuto al consigliere del Carroccio massese Luca Guadagnucci:"Solo grazie all'intervento del presidente della commissione Ambiente, il consigliere Luca Guadagnucci, che già lo scorso dicembre chiese il rinvio dell'approvazione del regolamento è stata, infatti, prevista la "possibilità" (e non l'obbligo!) di rivedere il canone, a partire dal 2021, sulla base dei dati della pesa".

Ed ecco le domande che Eleonora Lama e Jacopo Cancogni pongono:"Ci domandiamo perché l'amministrazione massese preferisca calcolare la tassa marmo su dati presuntivi anziché sui dati reali, quelli che registra mensilmente la pesa pubblica gestita dalla Master e, cioè, gli unici dati in grado di dirci effettivamente quanto materiale e di che qualità scende dalle nostre montagne-insistono ancora puntando il dito su un altro documento altrettanto delicato dal punto di vista ambientale- Come verranno utilizzati, infine, il canone concessorio e quello estrattivo? La prima bozza dei Pabe, infatti, sembrava preludere alla riapertura di almeno 7 nuove cave, dunque, è prevedibile che nei prossimi anni assisteremo a maggiori introiti ma anche a maggiori necessità ambientali. Di questo nel regolamento si dice poco e nulla". 

Eleonora Lama e Jacopo Cancogni arrivano a una chiosa finale che richiama a equilibrio e ponderatezza:"Concludiamo affermando che l'attività estrattiva non deve essere demonizzata, essendo un comparto fondamentale della nostra Provincia ma sono proprio le amministrazioni che devono disciplinarla attentamente in modo che il territorio ne possa ricavare i maggiori benefici con i minori costi in termini ambientali, mentre ci sembra che alla base di questo regolamento manchi, nella sostanza, un progetto di sviluppo accorto del settore lapideo massese". 

 

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