La prima segnalazione in consiglio comunale venne da lei: Giuseppina Andreazzoli, consigliere comunale del Partito Socialista fece un‘interpellanza parlando del caso del senza tetto che viveva sotto le scale del comune già nel luglio scorso.
Sempre lei, a più riprese, si interessò sui provvedimenti presi per aiutare il clochard e oggi è lei che ripercorre tutte le tappe della vicenda alla luce della sua risoluzione che ha visto il senza tetto essere sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio richiesto dall’amministrazione.
“Avrei preferito non essere obbligata ad intervenire ancora sul comportamento dell’amministrazione nei confronti del senzatetto che ha dormito per mesi nell’ingresso del comune prima di essere sottoposto addirittura a un Trattamento Sanitario Obbligatorio, ma quanto accaduto e le scelte adottate impongono alcune precisazioni. – ha esordito Andreazzoli - Per prima, nel corso di una seduta del consiglio comunale la scorsa estate, ho fatto presente la situazione di una persona che, priva di mezzi e di sostegno adeguato, aveva scelto di dormire sotto le scale del comune. La cosa sicuramente non poteva essere sfuggita a sindaco e assessori e a chiunque avesse occhi per vedere e un minimo di sensibilità. In consiglio comunale, come rappresentante del PSI, sono stata rassicurata circa l’attenzione e l’impegno a risolvere immediatamente un problema che era, e resta, prima di tutto un caso umano che avrebbe dovuto essere affrontato con i diversi strumenti di cui dispone un’amministrazione che, per essere utilizzati, presuppongono sensibilità e capacità. Visto il protrarsi di una situazione oggettivamente grave, ho chiesto la convocazione urgente della commissione sociale avanzando, in quella sede, delle proposte per risolvere in maniera soddisfacente una situazione delicata ed ho avuto, messe a verbale, le stesse risposte: il problema sarebbe stato risolto indicando soluzioni che, evidentemente, non sono state messe in pratica”.
Il consigliere comunale Andreazzoli ha fatto notare che neppure dopo diversi mesi la soluzione era stata individuata e che col sopraggiungere dell’autunno il senza tetto aveva cominciato a rifugiarsi nell’androne del comune per passare la notte anche per l’evidente peggioramento delle sue condizioni fisiche e lì è rimasto fino alla decisione di sottoporlo ad un TSO, atto grave – per la Andreazzoli - ultima ed estrema opzione da adottare.
“In questo lungo lasso di tempo si poteva fare sicuramente meglio e di più – ha aggiunto la Andreazzoli - soprattutto da parte di chi amministra in nome di un movimento che si è vantato di avere abolito la povertà dimenticando che il disagio è parte integrante della povertà. Come già ricordato in consiglio e in commissione, il disagio non si può affrontare a colpi di ordinanze, ma impone scelte dettate dalla sensibilità, seguendo percorsi che prevedono l’utilizzo dei molti strumenti disponibili e questo episodio rappresenta, se ce ne fosse bisogno, l’ennesimo fallimento di un sindaco che proclamava di voler fare molto con molto poco e il fallimento di un modo di amministrare che non mostra la necessaria attenzione e sensibilità verso chi soffre ma privilegia sempre scelte che non mettono il cittadino al centro dell’agire. Si preparano mesi ed anni difficili perché la pandemia in atto genererà nuovi disagi e nuove povertà fra quanti perderanno il lavoro o dovranno chiudere negozi e attività commerciali, e mi auguro vivamente che il sindaco e la sua amministrazione non affrontino questo scenario con metodi tardivi e brutali e prestino attenzione ai disagi quando sorgono affrontandoli con tempestività e sensibilità senza ricorrere a metodi estremi.”.
Vi. Tes.