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Scritto da Vinicia Tesconi
interSVISTA
12 Novembre 2025

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Ha solo 21 anni, ma ha già alle un percorso  intenso di impegno civico e politico per Carrara, la sua città. Lorenzo Borghini, studente di giusrisprudenza alla Sapienza di Roma, ex allievo del liceo classico Repetti di Carrara, attualmente è presidente della Consulta Giovani del comune di Carrara ed è uno dei fondatori di Associazione Futura, una nuova e promettente realtà  che nei suoi brevi tre anni di vita si è già attestata come una piccola luce verso la rinascita della città. Lorenzo Borghini è reduce del grande successo della serata sociale di Futura, che si è tenuta il 7 novembre allo Spazio Made di Ortonovo, nel quale sono state presentate davanti a un foltissimo pubblico fatto principalmente di giovani, le linee guida ed i progetti futuri dell’associazione e dove il suo intervento di carattere politico ha suscitato particolare apprezzamento. Abbiamo incontrato Lorenzo Borghini per conoscere meglio il suo pensiero e il suo percorso politico.

Lorenzo, quando hai capito che la politica era al centro dei tuoi interessi?

Vengo da una famiglia che ha una tradizione politica importante: il mio nonno fu un grande sostenitore  del sindaco Lucio Segnanini, mio padre ha seguito le sue orme sostenendo Andrea Vannucci sia nelle esperienze all’interno del centro sinistra, sia nelle due campagne elettorali  che Vannucci ha fatto come candidato civico. Io ho cominciato a far politica attiva proprio alle ultime elezioni amministrative nella lista civica a sostegno di Vannucci. E in effetti è nel civismo che principalmente mi riconosco.

Come è nata Associazione Futura?

All’interno della Consulta Giovani del comune di Carrara si è formato un gruppo di ragazzi, tra cui me e Ovidio Baraldini, il presidente di Futura, che sentiva la necessità di creare una piattaforma sociale e di impegno civico capace di aiutare a creare un’alternativa nuova e giovane nel governo della città.

Come in tutta Italia, anche a Carrara, sostanzialmente la politica vede fronteggiati  due blocchi opposti, il centrosinistra e il centrodestra. Credi che a livello locale questo dualismo sia utile?

Io credo cha a Carrara,  non a livello nazionale, questo  dualismo sia superato dalla storia e dai fatti. Non esistono più questi due steccati. La sinistra popolare è andata verso una dimensione elitaria, con una classe dirigente che continua a spartirsi le stesse nomine. Ha tradito i valori fondanti della sinistra preferendo il mantenimento del potere ai bisogni reali dei cittadini. Penso, infatti, alle partecipate del comune di Carrara o alla vicenda delle case popolari del Murlungo. Il sistema del centrosinistra locale è prono alla Regione, a guida dem, che tratta la nostra città come un ricettacolo di povertà, ne sfrutta le risorse e lascia che resti priva di un ospedale e che le visite mediche vengano fatte nei container. L’altro fronte, più che connotato come centro destra è l’insieme di forze politiche caratterizzate dalla presenza di figure nuove, non bruciate da vite intere nella politica. Comunque, anche all’interno del centrosinistra trovo che ci siano figure positive che spingono per un rinnovamento e che spero possano condividere il nostro percorso alternativo.

Tu studi a Roma, ma continui ad impegnarti attivamente per la tua città. Come concili le due cose?

Ho scelto di andare a studiare a Roma per uscire da Carrara e interfacciarmi con nuove realtà  da cui poter apprendere e formarmi, ma non ho mai perso le mie radici a Carrara. L’esperienza  di studio che sto facendo è proprio in funzione di questo: le esperienze nuove fuori dalla mia città mi permettono di avere una visione e un vissuto diversi da cui trarre indicazioni utili per la mia città.

Il tuo futuro lo vedi a Carrara?

Non so ancora cosa farò, del resto ho solo 21 anni, so per certo che non perderò mai le radici nel mio territorio. Vorrei continuare a fare politica, ma, in ogni caso, cerco di procurarmi gli strumenti per poter fare tutto quello che mi verrà in mente.

Cosa manca a Carrara?

Manca una visione, specialmente nel governo della città, perchè la classe dirigente non è mai cambiata. Le idee nuove  sfuggono alla città. Io  ho dovuto andare fuori, per chi resta ci sono sempre meno prospettive Carrara si sta usurando ed è il fantasma di se stessa.

In che modo pensi che si potrebbe invertire questa tendenza?

Andando in direzione ostinata e contraria allo status quo: i carrarini non devono rassegnarsi alla sofferenza della città, ma devono prendersi per mano e andare verso quell’ agognato autentico cambiamento, fin troppo sbandierato, ma mai attuato. Devono riuscire a  liberare la loro città dalle catene che la opprimono una volta per tutte.

Che Carrara sogni?

Sogno una carrara che sia centro e non periferia, una Carrara che sia innovazione e non arretratezza, che sia cultura e non ignoranza, che sia giovane e nuova e non vecchia. Sogno una città che si rialzi per davvero.

Il tuo sogno implica il riuscire a cambiare la mentalità dei carrarini. Come pensi di farlo?

Sono convinto che i cittadini di Carrara stiano vivendo un lento addormentarsi con il declino della città. Sono delusi  e stanchi, e  credono che non potrà mai cambiare  nulla. Ricordano una città viva, che era  stella polare nella cultura in toscana e vedono un decadimento progressivo e inarrestabile. Ma non è vero che sia proprio così: ci  vuole coraggio perché non è  facile fermare 70 anni di decadimento, non è facile distruggere un sistema arroccato, clientelare e impopolare ma forte. Per questo i cittadini possono sentirsi disillusi.  Ma io ho fiducia che i carrarini troveranno il coraggio di cambiare e che nel 2027 Carrara verrà liberata da ciò che l’ha trascinata a questo declino.

Che ruolo vorresti avere in questa nuova Carrara?

Non mi interessa avere un ruolo nel governo della città, credo che  per questo ci sarà  tempo e, soprattutto,  che i giovani devono essere bravi ad imparare e ad ascoltare. Vorrei avere un ruolo nella costruzione dell’alternativa di governo della città e in quella piattaforma che i cittadini dovranno scegliere.

La tua generazione è quella che  ha risentito maggiormente a livello personale e sociale della pandemia. In che modo pensi che siate stati segnati dall’esperienza del covid?

 Siamo stati segnati sicuramente in negativo perché la pandemia ha fatto perdere il  senso di comunità ed ha  accelerato problematiche individuali, specialmente psicologiche. Però, in qualche modo quell’esperienza ci ha dato anche la nuova opportunità, oggi, di costruire una nuova comunità basata sulla vera  ‘communio’,  sul dialogo dell’uno con l’altro. La pandemia ci ha fatto apprezzare quel che abbiamo intorno. Nel caso di Carrara, ci ha avvicinati all’idea di salvare la nostra città. Mi aspetto un grande moto giovanile alle elezioni del 2027.

 

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