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Scritto da Redazione
Politica
06 Novembre 2022

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Le Linee programmatiche dell’esecutivo Arrighi, per quanto riguardo l’abbattimento di una buona parte del tessuto verde della città, sembrano procedere a gonfie vele, ma i mormorii, tra la popolazione, l’opposizione e persino nella maggioranza, si fanno sempre più forti.

Le voci di dissenso per il progetto messo in piedi della giunta carrarina trovano ogni giorno di più degli appoggi giuridici e istituzionali: un riassetto della flora urbana è doveroso, ma di certo non seguendo le ultime disposizioni del comune.

Sulla questione, è entrata, a gamba tesa, anche l’associazione ecologista “Gruppo d’intervento giuridico, presidio Apuane”, che si dichiara fermamente contraria al progetto di abbattimento, nonostante l’Arrighi abbia già rassicurato che verranno piantati nuovi alberi e siepi in tutte le zone che verranno colpite dai lavori di taglio.

Per il GrIG, il piano del sindaco carrarino sarà un danno sotto tutti i punti di vista, danneggiando la salute dei cittadini, che avranno un “alleato” in meno nella lotta all’inquinamento, del verde urbano, che potrebbe impiegare decenni prima di un ritorno allo stato attuale, e persino per il turismo, con i viaggiatori che potrebbero trovarsi spaesati di fronte ad una città, perlopiù marittima, con meno alberi rispetto alle loro città di provenienza.

Cosa fare dunque? L’apertura di un tavolo delle trattative è, per l’associazione, sacrosanta, anche per limare quelle questioni che renderebbero il progetto di abbattimento attuale persino contro la legge nazionale, in ragione della salvaguardia degli alberi negli ambienti urbani.

Durante l’ultimo Consiglio Comunale – si legge nel comunicato – la sindaca si affida a tre parole: dialogo, coraggio, immaginazione, per qualificare il modo di operare della giunta impegnata a fornire alla città “un domani più sostenibile dal punto di vista ecologico e ambientale”. In effetti, occorre davvero coraggio e immaginazione per ritenere che un ambiente più ecologico si raggiunga con l’abbattimento di tutte le piante esistenti (nelle pinete, nei parchi urbani e nei parchi ludici), sostituendo parte di esse (neppure tutte, dunque) con alberi di nuovo impianto, magari anche con siepi e arbusti se ritenuti più adatti al contesto. Eppure, l’assessore Lorenzini, nel corso di un incontro organizzato dalla CGIL, confessava di aver imparato molte cose sugli alberi: ad esempio, che i benefici ecosistemici di una pianta adulta non sono minimamente confrontabili con quelli di una giovane pianta, a parità di specie. Per non parlare del confronto tra specie diverse. Coraggio e immaginazione, dunque, non difettano. Non vediamo, però, il dialogo, sebbene collocato al primo posto del trinomio. Nelle linee programmatiche la giunta insiste sulla “co-programmazione, co-progettazione, processi partecipativi sui singoli progetti”: un abbattimento generale dei pini e degli altri alberi già presenti sul territorio appare un progetto di grande portata, decisamente impattante sulla qualità della vita dei cittadini; in quanto tale, meriterebbe condivisione. Ancora una volta assistiamo alla messa in scena della triste ritualità sul dialogo. Inaccettabile, non solo da un punto di vista di ecologia scientifica, ma anche da un punto di vista normativo abbattere alberi (qui, addirittura, interi parchi e pinete!) in assenza di una valutazione preventiva sia delle condizioni delle singole piante (stabilità, stato di salute, caratteristiche generali) sia del rapporto benefici/disvalori (anche in termini di servizi ecosistemici), cioè in assenza di un bilancio dei benefici, quantitativi e qualitativi, esplicati dagli alberi attuali rispetto a quali e quanti benefici saranno prodotti dalle nuove piantumazioni. Un danno in termini di salute pubblica, ma anche un danno economico. Conosce davvero, la giunta, il potere degli alberi nel combattere l’inquinamento, nell’assorbire le polveri sottili, responsabili di migliaia di morti ogni anno, la cui utilità ecosistemica è tanto più rilevante nei centri urbani, dove maggiore è l’inquinamento? Con orgoglio (essendo ingegnere e dunque, esperto di numeri), ancora l’assessore Lorenzini faceva osservare, durante un incontro con il comitato Rinverdi-amo Marina, che anche nel settore del verde sono importanti i numeri. Ha ragione. E i numeri parlano chiaro. Ad esempio, un albero di pino del diametro di 70 cm e alto 16 metri in un anno accumula 2.236 kg di CO2 nel legno (fusto, radici e rami) e sequestra 101 kg di CO2 mediante la fotosintesi. Riesce a rimuovere annualmente O3 (492 gr), diossido di Azoto (176 gr), anidride solforosa (36 gr), polveri sottili (21 gr). Può inoltre intercettare, sempre annualmente, 0,9 m3 di acqua e produce 73,6 kg di ossigeno. È poca roba? Due pini producono metà del fabbisogno necessario ad una persona adulta, tanto più necessari là dove maggiore è la richiesta di aria “pulita”: vicino alle case. Ma anche concepire piste ciclabili in un contesto desertificato o, addirittura, una Caravella privata di tutti i pini, perfino di quelli sopravvissuti alla tempesta agostana e alla furia umana successiva, è un’idea davvero molto fantasiosa. Perché un “villeggiante” dovrebbe venire a villeggiare in una località dove troverebbe meno verde che nella propria città? Dunque, la mancanza di una valutazione preventiva, l’abbattimento “ingiustificato” non rispondono neppure alla legge. E la tutela del patrimonio arboreo è stata ribadita da una sentenza di grande interesse e rilevanza depositata proprio in questi giorni dal Consiglio di Stato (sentenza n. 9178 del 27. 10. 2022, Sez. V), “un’autorevole pronuncia giurisprudenziale in favore degli alberi e del buon senso”, come la sintetizza Deliper, Presidente del GrIG. La sentenza sancisce un concetto basilare per la salvaguardia degli alberi, sempre più spesso vittime di un perverso accanimento che li vede abbattuti sulla base di una sbrigativa sentenza di colpevolezza, sempre più spesso indicati come “pericolo” per l’incolumità pubblica in mancanza di una reale e documentata motivazione. Nel nostro caso, non ci si appella neppure a questa motivazione: si abbattono e basta così. Noi siamo ancora in attesa di leggere le relazioni dei “verificatori” incaricati dall’amministrazione comunale, sulla cui base si presume siano state tratte le conclusioni per gli innumerevoli abbattimenti che, dal 18 agosto in poi, si sono susseguiti e ancora si susseguono, in aree pubbliche e private. Se tali relazioni da qualche parte esistono, è anche possibile che vi si trovi qualche riferimento ad una eventuale, futura caduta di qualche pianta, ma, quasi certamente, nessun riferimento, e semmai pochi, alla tenuta dell’albero alla trazione o ad altri riscontri di carattere strumentale. Noi siamo ancora in attesa di trovare, sull’albo pretorio, l’ordinanza contingibile e urgente in concomitanza con l’evento calamitoso, strumento che si adotta per far fronte a situazioni di carattere eccezionale e impreviste, non gestibili con i mezzi ordinari. La mancata informazione da parte dell’amministrazione, anche pubblicamente e formalmente sollecitata, la mancata pubblicazione sull’albo Pretorio di un’ordinanza contingibile e urgente (e, per inciso, la sola sovrintendenza ha risposto, informando che non risulta alcuna ordinanza, e che, se promulgata, deve per legge essere pubblicata) rendono illegittimi i tagli, se non di tutti, certamente di molti alberi. Rinnoviamo la richiesta, a sindaco e assessore all'ambiente, di trasparenza e di dialogo, da loro offerti spontaneamente. Chiediamo un'analisi razionale e "laica" e una valutazione pro/contro (funzionale ed economica) tra lo stato ante-massacro e quanto l'amministrazione prevede. Vogliamo valutare, con i numeri alla mano, come si riuscirà a controbilanciare le polveri sottili sottratte dagli alberi abbattuti, in corso di abbattimento e che saranno abbattuti, con gli alberelli, cespugli e arbusti previsti dal Piano del Verde che la Giunta ha in mente. Confrontiamoci sui numeri; vediamo se ci si dovrà arrampicare sugli specchi e se si dovrà ricorrere all’immaginazione per colmare il vuoto della realtà”.

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