“Il giorno 7 ottobre 2024 non vogliamo dimenticare l'attacco terroristico di Hamas con il quale sono state uccise più di mille e 200 persone, tra cui molte donne, bambini e anziani; lo abbiamo sempre condannato, perché brutale, violento e inutile, e inoltre infanga la legittima resistenza palestinese all'occupazione israeliana. Ma, se consideriamo quel 7 ottobre un massacro di civili, non possiamo ipocritamente far finta che prima e dopo quel giorno non sia successo niente”: così dichiara l’Accademia apuana della pace.
“Se massacro è stato il 7 ottobre, massacro è stata la risposta vendicatrice del governo israeliano che ha causato in 11 mesi più di 50 mila uccisi, tra cui un numero inverosimile di donne e di bambini (più di 14 mila)- proseguono- Se ad ogni azione rispondiamo con una reazione ancor più letale, ci avviamo verso la distruzione di un popolo e seminiamo un odio sempre più grande. Senza un processo di pace coraggioso e condiviso, non ci sarà sicurezza in Palestina, ma nemmeno in Ucraina e in tutti gli scenari di conflitto attualmente in corso. L'escalation che si sta consumando in questi giorni sul fronte del Libano e dell'Iran, con l'inerzia complice dei paesi del mondo e delle istituzioni internazionali, ne è ulteriore tragica conferma”.
Per questo, ad un anno dall’attacco del 7 ottobre, l’Accademia apuana della pace intende ribadire con forza la propria condanna all’uso della violenza, del terrorismo e della forza militare per risolvere qualsiasi conflitto.
“L'idea stessa di guerra deve essere espulsa dalla storia, ripristinando invece il dialogo e il confronto, la mediazione delle organizzazioni internazionali e, per quanto riguarda il Medio Oriente, il riconoscimento dello stato israeliano e il suo diritto alla sicurezza, unitamente al riconoscimento dei palestinesi a vivere una vita umana e sicura all'interno del proprio stato- concludono- Un vero percorso di pace è possibile avviarlo solo isolando tutte le parti che teorizzano una soluzione del conflitto attraverso la distruzione del nemico e ripristinando le legalità stabilite dalle diverse risoluzioni delle Nazioni Unite”.