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Scritto da Redazione
Politica
30 Settembre 2025

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Non piacciono, agli ambientalisti di Associazione Arca, le palme Washingtonia piantumate sul lungomare di Marina di Carrara e spiegano anche il perchè: "L'amministrazione comunale di Carrara ha piantato palme Washingtonia sul lungomare. Una scelta che, alla luce delle evidenze scientifiche, non è solo anacronistica, ma dannosa per l'ambiente e la salute dei cittadini. Mentre il comune parla di 'decoro', la scienza ci dice che queste piante non assolvono a nessuna delle funzioni vitali del verde urbano:  offrono scarsissimi benefici ecologici,  non mitigano le isole di calore urbano che sempre più colpiscono le città costiere, hanno capacità irrisorie di assorbimento degli inquinanti (PM2.5, NO₂, Ozono),  forniscono ombreggiamento trascurabile nei periodi di caldo intenso sempre più frequenti.Dal comunicato stampa dell’amministrazione emerge una giustificazione basata su criteri estetici, peraltro opinabili e arbitrari, anteponendo l’esotico al funzionale. Mentre le città europee investono in verde climaticamente resiliente (e sì che questo aggettivo abbonda sulla bocca dei politici, fino alla saturazione!), Carrara sceglie un’immagine da cartolina turistica, peraltro superata. L’inganno della soggettività estetica, potremmo definirlo. Ma c’è anche la beffa dell’incoerenza.Molti di quanti oggi esaltano queste messe a dimora (anche partiti politici) sono gli stessi che 6 anni fa le criticavano, allorché furono piantate in gran numero sul Viale Colombo in sostituzione di pini abbattuti senza alcuna giustificazione agronomica, in periodo di nidificazione e in assenza di autorizzazione paesaggistica (e noi siamo ancora in attesa che chi ha violato le leggi sia chiamato a risponderne). Questa inversione non viene spiegata né giustificata con alcun dato tecnico-scientifico -in verità difficile da trovarsi- lasciando spazio al sospetto di scelte dettate da mere opportunità politiche e/o economiche, piuttosto che dal bene della comunità. Le alberature non sono né di destra né di sinistra: non hanno colore politico, ma sono buone o cattive in base alle evidenze scientifiche: è auspicabile davvero la fine di un approccio "tifoso" alle politiche ambientali.

All’epoca, associazioni ambientaliste (tra cui Italia Nostra e Legambiente), comitati di cittadini, esperti indipendenti avevano espresso il proprio dissenso e il proprio parere negativo, sottolineando la mancanza di funzionalità ecologica di questa specie e la sua inadeguatezza per il nostro contesto climatico e paesaggistico. Un fronte avverso, dunque, perfettamente conosciuto, ma del tutto ignorato dall’amministrazione attuale che ha comunque proceduto.Oltre all'incompetenza ecologica, un altro aspetto merita di essere stigmatizzato: il disprezzo verso l'intelligenza dei cittadini. Il Comune non li tratta come soggetti informati e consapevoli, ma come spettatori passivi di un'operazione di immagine. Nasconde i limiti funzionali delle specie scelte, non fornisce dati misurabili, ignora i bisogni di benessere psico-fisico della popolazione. Sostituisce la sostanza con l'apparenza. E allora, considerata la ricchezza di letteratura scientifica disponibile e le numerose linee guida nazionali e internazionali sulla gestione del verde urbano, è legittimo chiedersi quanto c'è di incompetenza tecnica in queste scelte e quanto di calcolata disinformazione. Dunque: ignoranza o malafede? E allora, alcune domande sono necessarie e meritano una risposta:

- Quali valutazioni tecniche, con riferimento a letteratura scientifica, hanno dimostrato che le Washingtonia fossero preferibili alle già poco efficaci Dactylifere (previste nel progetto originale) e, ancor più, rispetto a specie autoctone e climaticamente resilienti?

- Come si giustifica sul piano della responsabilità amministrativa aver speso 300.000 euro di fondi pubblici per una soluzione che non mitiga il calore, non migliora la qualità dell'aria e non aumenta il benessere cittadino, vanificando gli obiettivi primari del verde urbano?

-Per porre fine a scelte dettate dall'emergenza e dall'opinabile gusto estetico, quali strumenti concreti intende adottare l'Amministrazione per garantire che le future decisioni siano basate su criteri scientifici trasparenti e sulla partecipazione informata dei cittadini?

Non si è fatto ciò che si sarebbe dovuto fare con un intervento serio e responsabile, anche in considerazione del fatto che l’area di cui si parla è particolarmente critica dal punto di vista ambientale, perché, oltre all’inquinamento proprio delle città, è soggetta al carico aggiuntivo delle attività cantieristiche e portuali, vere e proprie fabbriche di polveri sottili, i pericolosi e ben noti PM, una miscela complessa di particelle solide e liquide sospese nell'aria che penetrano in profondità nei polmoni e nel circolo sanguigno. Studi scientifici, pubblicati nelle più autorevoli riviste internazionali, forniscono prove quantitative del fatto che gli alberi urbani agiscono come importanti "recettori" per le microplastiche atmosferiche, migliorando la qualità dell'aria e, di conseguenza, proteggendo la salute umana. Sono le chiome degli alberi a intercettare le microplastiche dall'atmosfera, con diverse capacità di intercettazione e pini e abeti (con foglie aghiformi) risultano i più efficienti. Le palme, non pervenute. Questo dato, da solo, basterebbe a seppellire la scelta sotto il peso della sua inadeguatezza. Quello di Carrara non è solo un "intervento sbagliato", ma una prova di come la politica possa utilizzare il verde urbano come strumento di propaganda piuttosto che come opportunità di miglioramento della qualità della vita. I cittadini meritano risposte chiare e scelte trasparenti, non operazioni estetiche che nascondono il vuoto della progettazione ecologica. Pertanto, chiediamo, ed è un nostro diritto di cittadini essere presi sul serio e un dovere dell’amministrazione, che si fa vanto di essere trasparente e partecipativa,  diprenderci sul serio: L’adozione di una delibera che renda obbligatoria la pubblicazione preventiva di tutti gli atti, i costi e le valutazioni tecniche per ogni futuro intervento sul verde pubblico. L’adozione formale di un protocollo vincolante che subordini le future scelte del verde urbano al parere preventivo e pubblico di un comitato scientifico indipendente. L’impegno a valutare, entro un anno, la sostituzione graduale delle Washingtonia con specie autoctone e climaticamente resilienti, sulla base di un progetto tecnico-scientifico ed economico trasparente.

Le palme non curano l'asma dei bambini né l’enfisema degli anziani; non abbassano la temperatura estiva, non purificano l'aria. E non sono neppure un habitat privilegiato per l’avifauna locale. I 300 mila euro spesi meritavano ben altro che un'operazione di immagine".

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