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Scritto da Redazione
Politica
20 Settembre 2025

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Parla di “fallimento”, il consigliere della lista Ferri Filippo Mirabella, riferendosi alla vicenda della IMM CarraraFiere, nella sua analisi sull’evoluzione della struttura, sulle promesse fatte e non mantenute e sulle responsabilità che ne hanno decretato lo stato attuale: “Non è una querelle retorica: è la distruzione politica e pratica di un bene pubblico che rappresentava un’eccellenza industriale, culturale ed economica per Carrara e la Toscana. Infatti della gloriosa IMM / Fiera Marmi e Macchine non resta quasi nulla. L’Internazionale Marmi e Macchine  nacque con uno scopo chiaro: promuovere il marmo, le aziende lapidee, le tecnologie correlate, creare una fiera internazionale con sede espositiva, una “macchina culturale” che trainava anche turismo e immagine. Oggi quella struttura è stata smantellata pezzo per pezzo: si è partiti con la Palazzina Mangiarotti, poi la Marmoteca, l’area estesa di cinquemila metri quadrati. Ora, anche il Padiglione C è in vendita o in riqualificazione. Nel secondo caso è inevitabile chiedersi con quali soldi verrà riqualificato, per quale scopo  e se esiste un progetto di fattibilità già finanziato o se si tratta solo di chiacchiere vuote. Tra l’altro.  mentre si vendono immobili, si riduce personale, si affittano spazi, invece di gestirli direttamente, viene meno la visione istituzionale di promozione diretta e il prestigio internazionale. Le promesse di rilancio parlano di fiere, concerti, eventi, ma  la  struttura attuale si allaga ogni volta che piove. L’amministratore unico di IMM, Sandra Bianchi parla di concerti, spettacoli, festival. Parole che suonano bene, ma che sembrano non tener conto del fatto che la struttura di  IMM è ammuffita, datata, che la manutenzione è stata trascurata e che i padiglioni  sembrano abbandonati. Per tenere concerti serve: impiantistica adeguata, acustica, sicurezza, pulizia, posti a sedere, servizi. Se piove dentro, se le strutture non reggono, come si può promettere un rilancio? Sul personale, da quello che risulta, la forza lavoro è ormai ridottissima. Due o tre dipendenti non bastano per gestire affitti, manutenzioni ordinarie, gestione eventi complessi. È incongruente parlare di rilancio operativo senza reinvestire su risorse umane e infrastrutture. Anche  le entrate, e la realtà dicono che il bilancio 2024 chiuderà con una perdita di 450 mila euro,  che è migliore rispetto ai 700 mila previsti, ma è ancora una perdita e annuncia che l’attività non ha margine sufficiente. Si dichiara che il fatturato è  di circa 1 milione, ma che per stare “in piedi da sola” però,  servirebbe un  1,6 milioni. Ciò significa che l’attività attuale è sotto del 40-50  per cento di ciò che serve solo per coprire i costi fissi, la manutenzione, il numero risicato di personale e le  strutture. Cioè le spese di manutenzione più “diversi altri costi aperti”  sarebbero pari a circa 1,4 milioni annui, anche se la struttura restasse ferma. Quello che si profila è  un massacro continuato del bene pubblico da parte del sindaco di Carrara Serena Arrighi e della maggioranza che la sostiene. La svalutazione del patrimonio, le vendite, la perdita del valore istituzionale, infatti, ricade su chi, negli anni, ha avuto la presidenza cioè tutti  esponenti del PD. Vogliamo ricordare che, nel 2019,  il valore delle quote della IMM fu ridotto da 32 milioni di euro a 12 milioni, su decisione del Movimento 5 Stelle che all’epoca amministrava il comune. È stata una svalutazione politica ed economica pesantissima. Le vendite   della Palazzina Mangiarotti e della  Marmoteca, volute e gestite dall’assessore Carlo Orlandi, sono  state scelte che hanno distrutto irrimediabilmente la capacità futura dell’ente fieristico di operare con una sua autonomia, prestigio, completezza. Vendere patrimoni significa perdere potenziale: non solo lo spazio fisico, ma il marchio, il contesto culturale, la capacità di attrarre investitori, visitatori, eventi di qualità. È una spirale che può portare alla fine dell’azienda per  come lo si conosceva.  Sandra Bianchi è amministratore unico, una specie di “ commissario” deciso dal Presidente Giani in sostituzione di un rappresentante locale,  che ha il compito di stilare l'ennesimo  Piano industriale, ma  non è lei la sola artefice del disastro, bensì tutta la declinazione del Partito Democratico dal locale al regionale. Il  PD, che da decenni detiene ruoli di governo nella IMM, è corresponsabile quindi  per assenza di visione, per l’inerzia, per aver affrontato la struttura come una cassa da usare, invece che come un progetto culturale e industriale da valorizzare. Il silenzio, il non-investimento, il lasciare che le strutture cadessero a pezzi, e poi lamentarsi che “non ci sono entrate sufficienti”, è una furbizia politica. Come si può pensare, oggi, di recuperare credibilità, proponendo eventi, quando per anni non si è fatto quasi nulla per mantenere la sede fieristica? Le promesse future valgono poco, se non accompagnate da interventi concreti. Occorre chiedere azioni immediate, un piano credibile, trasparente, con cifre, tempistiche, risorse certe da Regione e comune, non solo promesse vaghe  e ancora investimenti urgenti per la manutenzione e la messa in sicurezza della struttura. Un piano occupazionale che non faccia finta che due o tre  persone siano sufficienti. Un rilancio delle fiere tradizionali, non il solo intrattenimento, perché il core business era quello, con aziende, espositori, economia reale. Diffusione di report periodici sul bilancio, sul valore patrimoniale residuo, su quanto resti concretamente. IMM Carrarafiere non è in crisi per cause naturali: è in crisi perché è stata volutamente smantellata. Chi ha scelto di vendere immobili chiave, svalutare il valore dello strumento, ridurre le risorse, non può oggi presentarsi come salvatore del salvabile con iniziative tardive e slogan su concerti e sport.  Il marmo, l’eccellenza lapidea meritavano  una gestione politica ,una  visione strategica, la cura del patrimonio. Invece i cittadini  sono stati traditi: e lo vediamo ogni volta che si aprono nuove crepe su un padiglione, che piove in una sala, che un’azienda fieristica sceglie un’altra sede perché “CarraraFiere non è più credibile”.

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