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Scritto da Redazione
Politica
01 Novembre 2022

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La querelle tra comune di Carrara e gli operatori balneari, coadiuvati dai gestori di campeggi, in merito al progetto Water Front e l’adozione della Variante al Piano Regolatore Portuale si arricchisce di un nuovo capitolo.

Gli operatori, rappresentati dall’avvocato Anna Schiaffino, hanno sottolineato che il ricorso da loro inoltrato, e bocciato dal Tar pochi giorni fa perché, nella pratica, i provvedimenti messi in atto da Regione, Comune e Autorità portuale per rivoluzionare il litorale Marinello non sono provvedimenti lesivi allo stato attuale, non porterà cambiamenti nelle future lotte del gruppo.

Per loro, i rischi, economici e probabilmente ambientali, sono troppo grandi per fermarsi, e nonostante i lavori di riqualificazione procedano a gonfie vele.

La sentenza del TAR Toscana – si legge nel comunicato – nulla ha deciso sulle questioni poste con il ricorso nel 2018, dice l’Avvocato Anna Schiaffino per Campeggio Italia, che insieme ad altri operatori, ha presentato il ricorso per l'annullamento delle delibere sullo “schema di accordo tra Comune di Carrara, Regione Toscana e Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale, per lo sviluppo condiviso del Porto di Marina di Carrara”. A firmare, operatori economici quali il Bagno La Cicala, i Campeggi Linus, Parchi Vacanze e Campeggi, Container della Partaccia, i bagni di Cinquale Park, L'Approdo, La Capannina, Sunset, Solemar, Eden, Alpemare, Stefanella, oltre all’ Unione Proprietari Bagni e al Comune di Forte dei Marmi. Nel mirino il progetto del Water Front e l’adozione della Variante al Piano Regolatore Portuale per consentire “un idoneo sviluppo del porto”.

Rischi idrogeologici, erosione costiera, possibili danni a tutto il litorale apuano: i punti critici che gli operatori elencano nel comunicato sono parecchi, senza dimenticare che l’accordo per dare il là ai lavori sarebbe stato raggiunto, secondo Campeggio Italia, tenendo fuori gli enti e i soggetti che lavorano e vivono il territorio interessato dalle riqualificazioni.

Ovviamente, l’iter per un possibile blocco e ridefinizione dei lavori, o al contrario un placet definitivo per l’inizio del progetto Water Front, sono ben lunghi da una risoluzione, ma per gli operatori in rivolta quella di oggi è già una vittoria, o, come l’hanno definito, uno zero-a-zero (e palla al centro).

Si è ritenuto che l’accordo – continua la nota – disattendesse gli obiettivi di rispetto ambientale, prevedendo interventi suscettibili di determinare una amplificazione del rischio idrogeologico e dell’erosione costiera, con effetti negativi per l’intero litorale apuoversiliese. E si è lamentato che l’accordo fosse stato raggiunto senza la partecipazione di tutti gli altri Enti e soggetti interessati. Secondo gli enti resistenti, il protocollo di intesa non presentava valenza di provvedimento amministrativo, ma un atto di natura politica. E la Regione Toscana si è chiamata fuori anche perché non più competente secondo il decreto-legge n. 121/2021, per cui è attribuita all’Autorità di Sistema portuale la potestà pianificatoria sulle aree del porto (salvo l’esito del ricorso della Regione alla Corte costituzionale, di cui si attende sentenza). Con accordo fra le parti, il ricorso è stato dichiarato per il momento inammissibile. La sentenza afferma che le lamentate lesioni avrebbero ragion d’essere se l’atto costituisse esercizio finale, di natura provvedimentale, mentre è solo atto politico. Dovrà però tradursi in atti di portata provvedimentale, e contro di essi gli odierni ricorrenti potranno reagire, ove i provvedimenti risultino lesivi delle loro posizioni giuridiche soggettive. Quindi zero a zero: la partita continua”.

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