È un vero e proprio appello, con una leggera vena critica, quello lanciato dall’associazione Massa Città in Comune riguardo all’attuale gestione idrica sul territorio provinciale e regionale. Riprendendo le parole e i temi principali dell’ultimo convegno dell’azienda idrica Gaia, svoltosi a Firenze, Massa Città in Comune denuncia come sia impensabile lasciare un bene essenziale come l’acqua in mano ad interessi privatistici: si rischia di non garantire una giustizia sociale nell'utilizzo dell'acqua, come ammesso dalla stesso presidente di Gaia durante il convegno.
Come in tutte le situazioni in cui beni pubblici vengono “appaltati” a privati, sono sempre i cittadini e le casse comuni a dover pagare in caso di malfunzionamenti o malagestione, come gli sversamenti di marmettola nelle sorgenti del Cartaro e di Forno: una situazione che l’associazione massese ritiene inaccettabile, spingendo a ripensare la gestione idrica del territorio apuano e toscano in generale con la trasformazione di Gaia in ente pubblico.
Una proposta audace, che sarebbe in linea coi risultati del referendum del 2011, ma che probabilmente troverà più di un contrario nelle alte sfere della politica provinciale e fiorentina.
“Questo è la sintesi che viene fuori dal convegno organizzato da Gaia S.p.a. a Firenze intitolato Il circolo virtuoso dell'acqua, un convegno per avvicinare e sostenere le fasce più deboli seguendo il modello Welsh Water Gallese. Intanto ci domandiamo come mai con 42 comuni soci, Gaia decida di fare l'evento a Firenze: dubitiamo che nessuno dei comuni abbia la possibilità di mettere a disposizione uno spazio adeguato. Durante il convegno – si legge nel comunicato ufficiale diramato da Massa Città in Comune – Il dottor Colle ha annunciato un doppio impegno di Gaia per ridurre l'impatto delle bollette sulle economie delle famiglie: si parla di 7,5 milioni di euro accantonati per le utenze disagiate in base al reddito e un fondo per gli investimenti di 4,9 milioni di euro per abbattere il peso degli investimenti sulle bollette. In maniera indiretta, ma chiara, il presidente del Cda di Gaia ammette che, così come è strutturata la formazione della tariffa, e così come è strutturata la gestione del servizio idrico che fa riferimento ad un modello neoliberista e privatistico, non è possibile garantire una giustizia sociale nell'utilizzo dell'acqua. Affermiamo questo perché non vedremmo la necessità di creare due fondi di oltre 12 milioni di euro per venire incontro alle famiglie disagiate e non se non ci fosse un problema di tenuta sociale, di costo del bene comune acqua, di ingiustizia sociale creata dal modello di formazione delle tariffe e di gestione privatistica degli acquedotti. Molto probabilmente anni di battaglie dei movimenti per l'acqua non sono stati vani. La lotta per riportare dentro l’alveo pubblico la gestione dei servizi idrici attraverso una diversa formulazione del costo dell’acqua e attraverso un’organizzazione giuridica pubblica degli enti preposti alla distribuzione idrica ha convinto anche un addetto ai lavori come il dottor Colle a prenderne consapevolezza e a prendere come modello il sistema gallese nato dopo i tragici fallimenti delle privatizzazioni della primo ministro Thatcher negli Anni '80. Lo stanziamento di bilancio di Gaia S.p.a. cerca quindi di sopperire ad una violenta stortura dovuta al meccanismo privatistico di calcolo delle tariffe e alla gestione lucrativa del bene acqua affidata dalla legge alle aziende. Preso atto quindi di questa posizione della dirigenza Gaia, chiediamo qualcosa di più. Chiediamo un maggior impegno nel risolvere il problema della dispersione idrica che sicuramente incide sui costi e quindi sulle bollette; chiediamo di intervenire con decisione in tutti in quei casi in cui l'inquinamento di terzi, vedi lo scarico di marmettola nelle sorgenti del Cartaro e di Forno, crea costi per la potabilizzazione e si arrivi finalmente a far applicare il principio che chi inquina paga; chiediamo che si apra una discussione dentro i consigli comunali dell'ambito territoriale di Gaia affinché venga analizzato lo studio che aveva dato un parere positivo alla trasformazione di Gaia da S.p.a. in ente di diritto pubblico, vero elemento di pubblicizzazione come voluto dal referendum del 2011; chiediamo che maggiore sia l'impegno di Gaia S.p.a. nel favorire le utenze disagiate distribuendo anche il fondo per gli investimenti su base reddituale. Noi appoggeremo ogni iniziativa che tolga la gestione dei servizi idrici dalla mano privata, continueremo a promuovere l'eliminazione del costo degli investimenti dalla bolletta per riportarli nella fiscalità generale, prendere ogni iniziativa possibile affinché Gaia S.p.a. diventi un ente di diritto pubblico escludendo il profitto dagli scopi della gestione e rendendo l'attività di Gaia efficace ed efficiente dal punto di vista sociale”.