Vorrei intervenire per esprimere la massima solidarietà ai lavoratori a rischio licenziamento della Cooperativa Maris e anche l'indignazione per la trascuratezza e l'abbandono cui sono state lasciate le cooperative sociali nella nostra città. Nonostante i loro sforzi quotidiani di rimanere in vita e garantire servizi alla comunità e supporto ai soggetti deboli hanno sempre vissuto la precarietà degli affidamenti e sofferto la non comprensione del loro importante ruolo sociale da parte delle amministrazioni locali. A questo proposito è importante fare una premessa: si chiamano Cooperative Sociali perchè, come recita la legge, svolgono l'importante ruolo di riabilitazione e prevenzione del disagio , consentendo a soggetti fragili di lavorare, reinserirsi socialmente e svolgere attività e servizi utili alla città. Purtroppo molti, a iniziare dal mondo della politica e della comunicazione, hanno spesso dimenticato questi aspetti importantissimi: riabilitazione, prevenzione ed erogazione dei servizi. Per questo motivo, la legge permette gli affidamenti diretti dei lavori, anche senza gara, che, tuttavia devono essere sempre monitorati dalle amministrazioni che hanno il compito di garantire continuità negli affidamenti, controllo sui lavori e sul rispetto dei contratti, delle retribuzioni e dell'andamento dei percorsi riabilitativi individuali. Gli obiettivi sono quelli di realizzare vantaggi per i soci lavoratori e per la comunità mediante i servizi erogati, di prevenire le ricadute nei disagi e, non ultimo in ordine di importanza, di fornire un supporto sociale e culturale al diffondersi delle buone pratiche rappresentate dal lavoro delle cooperative. Lo spirito della legge è, infatti, quello di investire oggi per ricavare benefici sulla prevenzione. Tutto questo però nel corso degli anni è venuto meno, non per colpa delle coop, ma della trascuratezza delle amministrazioni. Oggi si parla delle cooperative sociali perchè alcuni lavoratori rischiano il posto di lavoro a fronte di una sostanziale indifferenza da parte dell'amministrazione comunale ed ente affidatario. Ma perchè si è arrivati a questa situazione? Occorre fare memoria. Sui presupposti della cooperazione sociale nei primi anni ’90, nacquero a Carrara due coop di tipo B: Arca e la Foglia del Tè. Alla nascita di Arca contribuì in modo determinante Mario Tommasini che , su invito dell'assessorato al Sociale del tempo, da me rappresentato, venne in città per rincontrare l'amministrazione e i primi soci della nascente cooperativa. Mario Tommasini (Parma, 20 luglio 1928 – Parma, 18 aprile 2006) è stato un politico italiano, assessore ai servizi sociali a Parma e fondatore della Coop Sociale Sirio. Ex partigiano, è noto per aver contribuito in modo decisivo alla chiusura dei manicomi in Italia (Legge 180, detta "Basaglia") occupando per un mese il manicomio di Colorno (Parma) e poi collaborando con lo stesso Franco Basaglia e Franco Rotelli per la definitiva abrogazione dei manicomi in Italia. Alla fine degli anni ’90 il suo sogno fu quello di liberare gli anziani dalle case di riposo: “Cento anni fa gli ospizi nacquero dalla generosità e dalla pietà dei ricchi verso i vecchi miserabili e soli. Senza casa, senza famiglia. In questi ospizi si dava loro da mangiare , da vestire e un riparo per dormire. Cento anni dopo queste strutture esistono ancora. Si sono spogliate della pietà, hanno ripudiato la generosità, sono solo business.”
Nacquero con lui gli esperimenti di documentario sociale ‘Nessuno o tutti: Matti da slegare’ di Marco Bellocchio, ‘D’Amore Si Vive’ di Silvano Agosti e ‘Gli Orti dell’Amore’a cura di Di Fazio/Vincenzi, che incisero sulla percezione di questi temi. Enzo Biagi scrisse di lui: "Mario Tommasini è quello che il Vangelo chiama un 'giusto'. Non serve nelle amministrazioni italiane? Non c'è bisogno di buoni esempi? Se a chi salva un'anima spetta il paradiso, al compagno Tommasini compete l'amore e la gratitudine che si deve a chi ha incoraggiato la speranza sulla Terra". La sua prorompente progettualità e il suo entusiasmo, suffragato dalle numerose esperienze positive, ci contagiarono e costituirono le solide basi del lavoro che ci aspettava. Ora quei tempi sono lontani, e certe esperienze sono chiuse, non solo per le mutate condizioni sociali ed economiche condizionate dal mercato, ma anche per l'ignavia e trascuratezza delle amministrazioni che si sono succedute alla guida della città. Basti pensare che la Cooperativa Sociale Sirio di Parma, nata nel 1986 su iniziativa appunto di Tommasini, oggi impiega duecento soci. Prevalentemente soci lavoratori, ma ci sono anche volontari. È da trent’anni che si impegnano in questo progetto, portando avanti l’idea che il lavoro sia un diritto, e che costruire una società sia un dovere che passa attraverso la dignità di un’occupazione. Svolgono lavori di manutenzione, servizi generali e igiene ambientale (tra cui il verde e raccolta differenziata). Tommasini immaginava non tanto un lavoro mediatico, quanto più una condivisione, attraverso la possibilità offerta alle persone interessate di diventare socie e di avere un lavoro. Immaginava anche che la vita dei soci non dovesse essere caratterizzata solo da triste “assistenzialismo”, ma anche da allegra “condivisone” dando spazio ad iniziative culturali, ludiche e turistiche, di notevole impatto sul benessere di tutti, soci e volontari, operatori e professionisti del settore: una comunità in movimento. A Parma, però hanno sempre avuto il sostegno dell’amministrazione comunale, mentre a Carrara si assiste da tempo a un “simpatico” rimpallo di responsabilità tra i vari soggetti: comune e ente gestore dei servizi. Nessuno di questi ha saputo mantenere il legame con lo spirito originario della cooperazione sociale, limitandosi, tutt'al più alla gestione del quotidiano, verso un declino inarrestabile, fino all'attuale situazione drammatica dello scarico” dei lavoratori, guarda caso i soggetti più deboli di tutta la catena.