Associazione Arca ha commentato il contenuto del nuovo regolamento del verde del comune di Carrara: "C’è un paradosso nella Carrara che si appresta a dotarsi di un Regolamento del Verde. Mentre l’Europa e l’Italia spingono per una visione del verde urbano come infrastruttura vitale per la salute, la sicurezza climatica e la giustizia sociale, la città sceglie la retrovia. Approva un testo già vecchio ancor prima di nascere, opaco nei metodi e traditore nella sostanza. Un regolamento che, invece di proteggere, rischia di istituzionalizzare il declino del proprio patrimonio naturale.Il primo vizio d’origine è la sua redazione in assenza del Piano del Verde, che in più di tre anni l’Amministrazione non ha saputo redigere. Una casa senza fondamenta. Senza il censimento, lo stato di salute e la mappatura del valore ecologico degli alberi, ogni norma è un esercizio astratto, destinato all’incoerenza e a future, costose, revisioni. Un fallimento programmato della pianificazione.Ma il problema è più profondo della procedura. È filosofico. In queste pagine il verde non è un ecosistema complesso, un alleato contro la crisi climatica, un diritto costituzionale sancito dall’art. 9. È arredo. È questa visione da giardino ottocentesco a giustificare le omissioni più gravi: nessun calcolo dei servizi ecosistemici (quanto CO₂ assorbono? Quanto PM10 filtrano?), nessuna tutela reale per l’avifauna, nessun serio meccanismo di compensazione per gli abbattimenti.È questa miopia a produrre le contraddizioni più gravi. Da un lato si parla di "tutela del paesaggio", dall’altro si bandiscono piante che sono identitarie della costa carrarina, per sostituirli con palme dal valore ecologico nullo. Una resa alla “pinofobia” e alle logiche di mercato dei vivai, che decidono così il futuro panorama della città. Una scelta che non ha alcun fondamento scientifico, ma solo culturale e commerciale.La beffa è nella tutela che non tutela. Il testo permette abbattimenti per motivazioni vaghe e soggettive come "decoro" o "sicurezza", senza l’obbligo di perizie strumentali indipendenti, che ne dimostrino la necessità. Un alibi perfetto per chiunque voglia liberarsi di un albero scomodo. E qui il cerchio si chiude sul chiaro conflitto d’interesse: il tecnico incaricato di redigere le norme di tutela è lo stesso che ha firmato l’abbattimento di 44 pini in Salita San Ceccardo, operazione condotta senza le necessarie verifiche, durante la nidificazione e ignorando i vincoli paesaggistici.Il documento è poi cieco e sordo al suo territorio. Non una parola sul downburst del 2022 che dovrebbe essere il caso studio per una pianificazione resiliente. Silenzio assoluto sui parchi esistenti (dalla Padula a Villa Ceci), sulle aree fluviali, sull’area umida della Fossa Maestra. Manca qualsiasi strategia per portare il verde nei luoghi che ne avrebbero più bisogno, come le aree industriali e artigianali, per il benessere dei lavoratori e la mitigazione dell’impatto ambientale. Contro questo “progetto”, noi, come cittadini, ci organizziamo e avanziamo proposte concrete. Chiediamo il ritiro immediato della bozza e l’avvio di un processo partecipato e trasparente. Elenchiamo 15 proposte inderogabili: dal reinserimento del pino all’obbligo di perizie, dalla formazione obbligatoria per dipendenti e ditte all’istituzione di un organismo tecnico indipendente per controllare le perizie ed evitare conflitti d’interesse. Anche la LIPU è scesa in campo con osservazioni condivise, chiedendo allineamento alle direttive europee.
Carrara ha una scelta: approvare un regolamento che è una capitolazione all'ignoranza tecnica, o dotarsi di uno strumento al passo coi tempi. Un regolamento moderno parlerebbe di città spugna, di forestazione urbana per combattere le isole di calore, di servizi ecosistemici. Scegliere la prima opzione significa rinunciare a progettare un futuro resiliente per la città. La posta in gioco non è un adempimento burocratico. È il volto della città per i prossimi decenni".