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Scritto da Redazione
Politica
19 Ottobre 2023

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I sindaci e i consigli comunali di Massa e Carrara con l’avallo della regione Toscana e della provincia di Massa Carrara – affermano i rappresentanti della Rete della associazioni e comitati contrari al biodigestore del Cermec - senza un coinvolgimento delle cittadine e dei cittadini residenti, hanno deciso di installare a Massa un impianto di BIODIGESTIONE ANAEROBICO e successivo AEROBICO per il trattamento della Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano (FORSU) nell’area del Cermec S.p.A., come “revamping” dell’esistente impianto di compostaggio”.

Esso dovrebbe servire per il trattamento dei rifiuti organici urbani provenienti dall’Ambito Territoriale Ottimale (ATO) di Costa, che comprende le province di Massa Carrara, Lucca e Livorno, Pisa ed oltre 100 comuni. È stato, infatti, elaborato un progetto per un impianto dal costo di 42.395.400 milioni di euro, che tratterà 97.000 tonnellate di frazione organica di rifiuti all’anno, per produrre BIOGAS che sarà trasformato in BIOMETANO, poi immesso nella rete SNAM che verrà usato per produrre energia. Il fabbisogno della sola provincia di Massa e Carrara sarebbe inferiore al 30.000 tonn/anno. Lo scorso 13 ottobre, la Regione ha tenuto una Conferenza dei servizi per esperire le procedure che servono a comprendere gli impatti sulle emissioni di aria, acqua e suolo di questo progetto (che per ora è sulla carta), ma da quanto abbiamo capito, sono stati richiesti al Cermec S.p.A., ulteriori approfondimenti, perché il progetto presentava degli aspetti non chiari soprattutto relativamente al rischio incendi e alla bonifica dell’area, che hanno indotto la Commissione valutatrice a chiedere delle integrazioni”.

Dato che in questo periodo stavamo approfondendo la documentazione del Piano Regionale dei Rifiuti (PRR) recentemente approvato dal Consiglio Regionale – dichiarano i membri della Rete delle Associazioni e dei comitati contrari al Biodigestore del Cermec (Dicasi RETE) – abbiamo rilevato tra la documentazione del Piano le osservazioni dell’ARPAT che riguardano il progetto del Biodigestore. Una delle fasi che è stata definita ‘più problematica è quella relativa allo scavo per la realizzazione delle fondazioni dei pali, giacché la falda è presente a - 1,50 metri dal piano campagna1… Va anche segnalato, come vedremo più avanti nel dettaglio, che la falda stessa risulta oggetto di procedure di Messa In Sicurezza Operativa (MISO) e Messa In Sicurezza di Emergenza (MISE) approvate’; e inoltre ‘non sono state valutate in termini di impatti, le interazioni tra scavi e falda in relazione agli impianti di MISO e MISE approvate’, ecc. Lo scorso sabato, abbiamo letto su un noto quotidiano che non avendo ricevuto il progetto del Cermec i fondi del PNRR, sembra che gli enti interessati stiano ‘battendo cassa’ a Retiambiente2 , per poter trovare i soldi per le bonifiche dell’area senza le quali difficilmente la Regione Toscana potrà concedere l’autorizzazione a procedere. Al Cermec, che oltretutto nel 2022 ha chiuso il bilancio con una perdita di 2.287.347 euro, servirebbero circa 11 milioni di euro per bonificare quella che ormai da molto tempo viene definita la ‘montagnola’”.

Essa, non è propriamente una passeggiata di salute in montagna ma, al contrario un cumulo di rifiuti provenienti dalla dismissione dell’inceneritore che staziona dalla fine degli anni ‘70 (come si legge anche dal quotidiano La Nazione dello scorso sabato)”. 1 piccola porzione di superficie terrestre che viene presa come riferimento per lo svolgimento di alcune determinate funzioni, nello specifico l’allestimento di base della struttura del biodigestore. 2 Retiambiente è il gestore unico del ciclo integrato dei rifiuti nel perimetro dell’ATO-Toscana Costa Desta molta preoccupazione che con un mega progetto di questo genere, già in fase di approvazione, si senta ventilare di richieste di finanziamenti a Retiambiente che graveranno, se l’operazione andrà in porto, nelle tasche dei cittadini. A questo si aggiunge anche l’apprensione dei possibili danni per la salute e per l’ambiente che questi impianti possono generare nel territorio”.

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