I detriti provenienti dalla lavorazione delle cave di marmo continuano a scendere a valle, innestandosi nel corso dei fiumi e dei torrenti che dalle Apuane arrivano fino alla costa massese e carrarina.
Il loro impatto sull’ecosistema è una problematica ormai nota, anche se le contromisure scarseggiano, ma il progressivo innalzamento dell’alveo degli stessi fiumi a causa dei depositi sul fondale li sta trasformando anche in un grosso rischio per i paesi che sorgono lungo questi corsi d’acqua.
Il caso più eclatante sembra quello del fiume Frigido, sempre più pieno di materiale di scarto e di conseguenza sempre più vicino agli argini: il rischio idraulico è paventato da esperti e da una buona fetta della politica locale, ma in regione non sembrano nutrire le stesse preoccupazioni.
Sensazioni e valutazioni diverse, dunque, che hanno però portato la sezione Massa-Montignoso di Italia Nostra (e il suo presidente Bruno Giampaoli) a chiedere spiegazioni a Firenze e in particolar modo all’assessore all’ambiente Monia Monni.
“Senza entrare in merito a valutazioni politiche dobbiamo comunque rimarcare che lei non sembra avere compreso la gravità della situazione sul corso d'acqua di cui si parla. Come per la questione dell'idrovora sul fosso Poveromo respinta all'unanimità da tutte le forze politiche di Massa, purtroppo lei preferisce non confrontarsi con le istanze e le preoccupazioni del territorio – chiosa Italia Nostra – ma si limita a ripetere acriticamente, usando addirittura gli stessi termini, le valutazioni dei tecnici regionali che dimostrano di non conoscere affatto le peculiarità di questo fiume e di non voler tenere conto della grande preoccupazione dei cittadini per il rialzamento dell'alveo a causa dei detriti provenienti dalla lavorazione delle cave di marmo, rialzamento che non risulta da rilevazioni estemporanee ma da misurazioni precise ed evidentissime”.