Uno degli ospiti del cas di Bonascola risultato essere un focolaio di covid sarebbe un dipendente di un'azienda locale del lapideo e avrebbe, addirittura, contagiato il suo stesso datore di lavoro. A sostenerlo è Lorenzo Baruzzo, coordinatore comunale di Fratelli d'Italia, che ha però voluto porre l'accento non tanto sulle dinamiche, peraltro insondabili, del contagio ma, piuttosto, sul fatto che un richiedente asilo avesse un lavoro stabile in un'azienda locale.
" Il ragazzo in questione ha uno status di rifugiato che non è stato ancora accertato e secondo le statistiche fornite dal Ministero dell'Interno. Le probabilità che al termine di tutto il lungo percorso burocratico venga riconosciuto come ""non avente diritto" e di conseguenza clandestino sono circa del sessanta per cento. E' inevitabile stupirsi del fatto che, anche a fronte del tasso di disoccupazione, giovanile e non, che colpisce la nostra zona, questo ragazzo possa aver trovato lavoro.". Secondo Baruzzo il caso del migrante ospite del cas di Bonascola non sarebbe isolato ma rappresenterebbe una tendenza frequente: " Ci domandiamo – ha continuato Baruzzo - se esiste una corsia preferenziale che va a discapito dei disoccupati italiani e degli immigrati regolari.Sarebbe opportuno che - considerato che questi ragazzi sono già mantenuti con soldi pubblici –quei pochi posti di lavoro che esistono in zona fossero riservati ai nostri giovani che a forza di essere "rimbalzati" stanno perdendo ogni speranza e dignità. Che non ci si venga a dire che queste "risorse" fanno lavori che non vogliono più fare gli italiani perché questa, oltre che una notizia falsa, sarebbe una frase razzista nei confronti degli italiani,
pronunciata probabilmente da chi con il portafoglio gonfio e la puzza sotto il naso nei confrontidegli italiani che osano chiedere almeno pari diritti, non ha problemi ad arrivare a fine mese.