Dal 1988 questa struttura assicura l'accoglienza agli ultimi tra gli ultimi, di quelli che, espulsi dalla società e privi ormai dei più elementari diritti di cittadinanza, non hanno altro rifugio che dormire, di volta in volta, presso i dormitori. In tutti questi anni una media di 350 persone l'anno (circa 1.300 presenze) hanno trovato rifugio periodicamente in questa struttura, la cui esistenza è stata assicurata solo ed esclusivamente da volontarie e volontari.
Dal 1988 fino allo scorso anno la Casa di Accoglienza di via Godola, struttura di proprietà della Caritas Diocesana, è stata gestita dall'Associazione Volontari Ascolto e Accoglienza (AVAA), associazione che tuttavia è stata chiusa alla fine nella constatazione che l'Associazione non era più in grado di assicurare la realizzazione di quella missione per la quale era nata quasi 40 anni fa.
Con l'esplosione della pandemia COVID-19, dal 16 marzo 2020 la Casa è stata chiusa, e, inevitabilmente, quel numero considerevole di volontari (una media di una cinquantina l'anno) che assicurava l'apertura della struttura si è andato assottigliando.
Su richiesta stessa del Direttivo dell'AVAA da diversi mesi avevamo chiesto a Caritas di individuare una forma di gestione della Casa di Accoglienza, che andasse a sostituite l'AVAA, i cui volontari da tempo ne chiedevano la riapertura.
Finalmente con il prossimo maggio è possibile riaprire la Casa di Accoglienza, garantendo però, in questa prima fase, una apertura solo due settimane al mese a causa del limitato numero di volontari che sono rimasti, che inevitabilmente a causa della lunga interruzione sono diminuiti.
L'impegno dei volontari infatti non acquisisce solo un significato in relazione alla personale esperienza e alla crescita umana di ciascuno, ma assume il senso importante di essere un piccolo passo per un cambiamento di prospettiva, un tassello per costruire una società solidale, non più ancorata al bisogno di fortificarsi escludendo quanti disturbano...
A ben vedere, nell'odierno clima di rifiuti e di nuovi muri che vengono costruiti – alle frontiere delle nazioni così come alle periferie delle nostre città – ciò non è poca cosa, se diventa l'occasione per osservare gli ultimi e i meccanismi che determinano le esclusioni da altre prospettive, per quanto piccolo e limitato possa essere il nostro osservatorio.
I turni di volontariato alla Casa di Accoglienza sono quindicinali, per cui nemmeno particolarmente gravosi, e sono articolati in:
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turno serale, dalle 19.00 alle 21.00, composto di almeno 3/4 persone, nel quale, oltre l'accoglienza e il dialogo con gli ospiti, si prepara e si serve la cena.
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Turno notturno, dalle 21.00 alle 07.30 del giorno seguente, nel quale due volontari sono presenti alla casa dormendo in una loro stanza e la mattina preparano la colazione.
Ma, come già detto, ancor più che il servizio vero e proprio, quello che è importante è il tipo di esperienza che permette di entrare in contatto, conoscendo le storie di vita, di persone che nella nostra quotidianità evitiamo, ignoriamo... ci appaiono fastidiosi invisibili.
Questo credo che sia il vero senso dell'esperienza di volontariato alla casa... permettere una conoscenza che sia il punto di partenza per uno sguardo con una prospettiva diversa sull'esclusione e la emarginazione.
Per il fatto che ci basiamo esclusivamente sul volontariato, abbiamo necessità periodicamente, a causa di un inevitabile turn over, di lanciare appelli a quanti siano interessati fare questa esperienza, per rafforzare i diversi turni.
Chiunque sia interessato può avere maggiore informazione contattandoci direttamente:
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tramite email a:
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Telefonando a:
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Paola Mosti: 339-3941154
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Gino Buratti: 339-5829566
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Centro di Ascolto di Massa: 0585-280460
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Caritas Diocesana: 0585-8990217
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