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   Anno XI 
Domenica 10 Agosto 2025
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Scritto da Redazione
Lettere al giornale
01 Agosto 2025

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Arriva da Florida Nicolai, ambientalista carrarese un’analisi critica  del mondo del lapideo e della visione patinata che ne viene data nelle occasioni dei rari eventi vip che scelgono le cave di  Carrara come location: “Il CAI ha scritto una lettera perfetta ad Armani, elencando con dati alla mano, ciò che tutti noi sappiamo e che quotidianamente accettiamo: le cave sono un sistema opaco (mafia, infiltrazioni, morti e incidenti); un disastro ambientale (tra i 43 peggiori al mondo); una “ricchezza” che impoverisce (occupazione ai minimi, depressione ai massimi). Pur essendo un materiale molto costoso non arricchisce il luogo da cui viene estratto. E, dunque, ci indigniamo, giustamente, per una cena di lusso tra i crateri, ma c’è bisogno di Armani che metta il tacchetto luccicante su uno scandalo secolare per indignarci? Ogni mattina accettiamo che le montagne si riducano a vista d’occhio, che vengano svendute, che canoni irrisori ci obblighino a depurare l'acqua, che si chiami "progresso" (parola ormai inconfutabilmente ingannevole) un sistema che arricchisce 10 persone e impoverisce la collettività. Ci accontentiamo di una gradinata di tubi rimovibile in cambio di montagne (vedi art. 21, capolavoro di illusionismo). E anche i quotidiani fanno la loro parte: danno risonanza mediatica alla cena e non parlano del buco nero economico, sociale, culturale, ambientale. Quotidiani che celebrano le cave come "esperienze lunari" per turisti con aperitivo panoramico, sfruttando ipocritamente il nome di Michelangelo per nobilitare l’estrazione, ben consapevoli che oggi solo l’1per cento del marmo va all’arte e che le cave moderne usano macchine e filo diamantato, non scalpelli rinascimentali. Turismo macabro: miniere a cielo aperto, non attrazioni turistiche. La politica, poi, lasciamola perdere: neppure ci pensa a sfidare chi tiene in ostaggio il territorio. Anzi! Siamo tutti colpevoli: abbiamo normalizzato la corruzione, lo sfruttamento, la rassegnazione. Ci meritiamo le briciole per le quali, addirittura, ringraziamo i “mecenati”. C’è qualcosa di grottesco nel vedere un’intera comunità applaudire per una mancia, magari per una gradinata dello stadio, mentre  si svende il proprio patrimonio. L’articolo 21 del Regolamento cave non è una norma tecnica: è la codificazione giuridica di un sistema perverso. E questa non è un’eredità giuridica settecentesca: è un’innovazione. È tutto grottesco e ipocrita. E già che sono in vena polemica, aggiungo anche questa considerazione sicuramente controcorrente: l’intervista alla presidente dell’Accademia di Belle Arti di Carrara Cinzia  Monteverdi sul suo sostegno a Pietrasanta Capitale della Cultura 2027 si chiude con un’apoteosi della filiera del marmo, descritta senza crepe che è solo  una retorica su "eccellenza" e "tradizione", indifferente al dato che le Apuane scompaiono e il marmo per l’arte è una quantità irrisoria, così come bassa è la quantità lavorata dagli artigiani locali. Ma a lei, a quanto, pare va bene così, dal momento che non ritiene opportuno cambiare nulla, ma solo dare “slancio per tutta (!) la filiera del marmo e i suoi operatori, presenti e soprattutto futuri": sia mai trasformare la filiera e magari trattenere valore, non solo pietra”.

 

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