Continuano le polemiche sulla nuova postazione riservata ai disabili dentro lo stadio dei Marmi che sarebbe anti-inclusiva e fortemente penalizzante anche nella possibilità di vedere la partita. A parare è una diretta interessata: Francesca Salvi: "Sono Francesca Salvi, ho 27 anni, da sempre amante del calcio e fan della Carrarese Calcio e utilizzatrice di sedia a rotelle per una paralisi cerebrale infantile. Ho cominciato a seguire la squadra quando, ancora in serie C, permettevano alle persone con disabilità di entrare in campo. Poi con fatica, salendo le scale, ci era stato permesso di accedere alla parte bassa delle gradinate, sforzo premiato dalla posizione centrale, che permetteva una perfetta visione e soprattutto ci permetteva di essere parte della tifoseria, realizzando ciò che viene definito come inclusione: atto di accogliere e permettere l'appartenenza ad un gruppo e godere pienamente di tutti i diritti e le opportunità che ne derivano, indipendentemente dalle proprie differenze individuali, come cultura, disabilità o status sociale. Lo scorso anno era previsto un gazebo, che definirei un anti inclusione per eccellenza, perchè si trovava alla fine delle gradinate e non permetteva di stare con la tifoseria. Tuttavia, era possibile andare negli spazi sotto la gradinata, in modo tale da avere una buona visione ed essere riparati dalla pioggia in caso di maltempo.
Ieri abbiamo avuto una triste ed indegna sorpresa quando siamo arrivati al nuovo e scintillante gazebo apartheid, alias Settore Nelson Mandela: il gazebo era affollato -troppo piccolo per tutti coloro che vi erano destinati- e soprattutto dalla seconda fila non era possibile vedere il campo, per la presenza di una robusta grata che chiudeva completamente la visuale. "Per proteggervi dal maltempo" potrebbe dire l'amministrazione. "Ma che ci vado a fare protetta dal maltempo se poi non vedo nulla? ". In più, abbiamo trovato poi due stewart preposti ad impedire l'accesso sotto la gradinata, quindi la possibilità di vedere la partita è stata annullata sotto l'egida della sicurezza. Andare allo stadio significa essere parte dell'entusiasmo della tifoseria, godere delle emozioni che solo il campo può regalare, importanti per tutti i tifosi, ma ancora di più per le persone con disabilità, che vivendo l'isolamento sociale, possono respirare una boccata di appartenenza e inclusione nel grande entusiasmo sportivo.
Tutto questo ci è stato impedito, per la nostra sicurezza, da un gazebo luccicante ed estremamente escludente. Perché alla fine, l'inclusione è un grazioso costrutto, che rende i discorsi aulici, ma che poi, non viene mai applicato. Mi rivolgo a voi per poter sensibilizzare l'amministrazione e gli organi preposti alla sicurezza per segnalare la mia rabbia, il mio disagio e la conseguente indignazione.