"La seconda problematica – prosegue Caffaz nella sua analisi – riguarda la stessa composizione della commissione, i cui rappresentanti dovrebbero da un lato accettare le linee politico programmatiche dell'amministrazione e dall'altro diventerebbero tali solo a seguito della valutazione di una commissione giudicante costituita dal Comune e anche di un eventuale colloquio. Qui sta il secondo equivoco: se l'amministrazione intende dotarsi di uno strumento consulenziale di propria fiducia sulle politiche di genere o su altro, lo faccia ma non coinvolga il consiglio comunale. Se invece lo scopo è quello di creare realmente una struttura di alto livello in materia, è necessario togliere l'esigenza di accettare le linee politico-programmatiche (e quindi una sorta di adesione politica all'amministrazione della città) e renderla più aperta e quindi meno dipendente nella sua composizione dall'organo politico e da quello burocratico comunale. Nessuna grande personalità farebbe mai parte di un organismo che la costringa ad accettare il programma politico di una coalizione o che la sottoponga a una sorta di "esame", magari in cui gli esaminatori siano persone che in materia ne conoscano meno di lei".
Caffaz: "Se la maggioranza vuole il nostro voto sulla commissione pari opportunità, riveda il regolamento"
Scritto da Redazione
Politica
10 Novembre 2022
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"La seconda problematica – prosegue Caffaz nella sua analisi – riguarda la stessa composizione della commissione, i cui rappresentanti dovrebbero da un lato accettare le linee politico programmatiche dell'amministrazione e dall'altro diventerebbero tali solo a seguito della valutazione di una commissione giudicante costituita dal Comune e anche di un eventuale colloquio. Qui sta il secondo equivoco: se l'amministrazione intende dotarsi di uno strumento consulenziale di propria fiducia sulle politiche di genere o su altro, lo faccia ma non coinvolga il consiglio comunale. Se invece lo scopo è quello di creare realmente una struttura di alto livello in materia, è necessario togliere l'esigenza di accettare le linee politico-programmatiche (e quindi una sorta di adesione politica all'amministrazione della città) e renderla più aperta e quindi meno dipendente nella sua composizione dall'organo politico e da quello burocratico comunale. Nessuna grande personalità farebbe mai parte di un organismo che la costringa ad accettare il programma politico di una coalizione o che la sottoponga a una sorta di "esame", magari in cui gli esaminatori siano persone che in materia ne conoscano meno di lei".