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Scritto da Redazione
Politica
25 Marzo 2024

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Amarezza per le parole dell’assessore Monia Monni in occasione dell’incontro sul nuovo piano regionale di economia circolare: lo manifesta il Comitato volontario dei cittadini per la chiusura di Cava Fornace, che afferma come le parole della stessa non corrispondano al vero.

Non corrisponde al vero- esordiscono- che una discarica privata sia fuori dalle competenze della regione, tant’è che il progetto di completamento del sito di Cava Fornace da quota 43 a quota 98 metri slm presentato dal gestore è oggetto di Paur”.

Il Paur, proseguono a spiegare, è il Provvedimento autorizzatorio unico regionale, introdotto nel Testo unico ambientale con il d.lgs. 104/2017, e si propone l’obiettivo di compendiare all’interno di un unico provvedimento i vari titoli autorizzativi necessari per lo svolgimento di attività con potenziali impatti ambientali.

La regione, in relazione al futuro di Cava Fornace, non è un ente estraneo che assiste passivamente, ma è parte attiva nella valutazione del progetto e sugli impatti che questo ha e avrà sul nostro territorio”, afferma così il comitato, ricordando peraltro che il gestore Programma ambiente apuane spa è società soggetta a controllo e coordinamento da parte di Alia servizi ambientali spa, che fa capo ai comuni delle province di Firenze, Prato e Pistoia: inadeguato quindi parlare, come ha fatto l’assessore Monni, di soggetti privati.

Fanno sorridere anche le precisazioni di Monni sul controllo puntuale e su come sia necessario instaurare un percorso partecipativo- riflettono ancora- Dopo i risultati delle verifiche Arpat fatte a maggio 2023, che hanno rilevato sforamenti nei piezometri di controllo di manganese, ferro, triclorometano e arsenico, ci saremmo aspettati che sarebbero state richieste e fatte immediatamente nuove analisi per definire la situazione degli inquinanti; invece, ancora nulla. E dopo l’inchiesta pubblica che si è chiusa a gennaio con contestazioni sui metodi, ricusazioni da parte del comitato e delle associazioni del territorio e ricorso al TAR da parte dei comuni di Pietrasanta, Forte dei Marmi e Massa, sembra che la regione non abbia ben chiaro come dovrebbe essere attivato un reale percorso partecipativo”.

Da anni chiediamo a Monni di incontrarci, ma le nostre richieste vengono puntualmente ignorate. Noi vorremmo portarla sugli argini del Lago di Porta, dove la discarica è ben visibile, imponente e dove si può capire davvero quanto sia vicina all’area protetta, un ecosistema così fragile, che già da tempo evidenzia pesanti trasformazioni nel paesaggio, sulla flora e sulla fauna del luogo, come molti frequentatori denunciano quotidianamente”, rivendica il comitato.

Precisazioni sui 19 camini da qualche tempo apparsi in discarica, sulla tenuta delle geo membrane, la gestione del percolato, la valutazione della tenuta del sito di fronte ai sempre più frequenti eventi metereologici estremi: questo è quanto il comitato chiede all’assessore.

Soprattutto- rincalzano- vorremmo che lei e i suoi tecnici ci spiegassero perché, nonostante il parere del ministero dell’ambiente e dell’università di Pisa per cui il sito, carsico ricco di doline e inghiottitoi, è inidoneo ad ospitare una discarica, si dovrebbe autorizzare ancora il conferimento di rifiuti tra cui fanghi e amianto a Cava Fornace. Probabilmente, a Firenze hanno altro a cui pensare”.

Il comitato riferisce infine di aver letto con interesse, in questi giorni, un intervento del gestore sul sostegno a progetti che porteranno al riciclo e riuso della marmettola, creando prodotti e semilavorati per l’edilizia e per il design.

Questi progetti sono in incubazione, con i primi risultati attivi tra qualche anno. E, nel frattempo, ci viene da leggere tra le righe come la discarica sia necessaria e quindi debba essere autorizzata nel progetto in valutazione al Paur- commentano- Se il gestore è così attento al territorio e così collaborativo, perché si è opposto alle misurazioni delle quote di coltivazione che chiediamo da tempo sul versante Montignoso? È necessaria la misurazione delle quote, ma la stessa politica locale, che come un mantra ripete che la discarica serve per superare l’emergenza marmettola, ignorando i rischi che la discarica comporta per il nostro territorio, tace”.

Il sito di Cava Fornace non può essere una discarica- è la conclusione- Tutte le parole di Monni e di PAA sono superflue e fuori luogo: la discarica deve essere chiusa”.

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