Continua a far discutere la probabile chiusura, da parte dell’amministrazione Persiani, dei Centri Educativi Aggregativi (Cea) su tutto il territorio massese.
I Cea, secondo le opposizioni e le innumerevoli famiglie che usufruiscono di questo servizio, rappresentano una vera e propria manna, e permette ai genitori di non lasciare costantemente in solitudine i propri figli a causa del lavoro, e concede a questi ultimi uno spazio sociale dinamico in cui poter imparare, fare attività fisica e socializzare.
In questo senso, la scelta di chiudere i centri sembra parecchio controintuitiva, specialmente da parte di un gruppo politico che si è sempre fatto promotore di politiche per la natalità.
Un pensiero che viene condiviso anche dalla sezione provinciale di Donne Democratiche, che attraverso un comunicato, firmato dalla portavoce Claudia Giuliani, esprime tutta la propria perplessità per una “mossa” che non farà altro che aumentare le difficoltà dei genitori e aumentare la dispersione scolastica e il disagio sociale.
“La futura soppressione dei Centri Educativi Aggregativi da parte dell’amministrazione nel comune di Massa sarà l’ennesimo colpo contro la ricerca di un effettiva parità di genere nella nostra città. Perché lascerebbe un vuoto per i genitori che lavorano, alla continua ricerca di sistemi di welfare che possano favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, penalizzando fortemente ancora una volta le madri lavoratrici. Eppure – afferma Giuliani – a destra parlano di politiche per la natalità, ma poi alla prima occasione tagliano quei servizi, che sono già di per sé pochi, che possono aiutare le famiglie nella gestione dei figli. Senza pensare poi che la soppressione dei Cea finirebbe per punire gli stessi bambini e bambine, che si troverebbero a passare le loro giornate in solitudine anziché in attività e in compagnia. I cd Cea sono un servizio molto importante soprattutto per le famiglie fragili e immigrate, sono spazi di aggregazione e inclusione sociale con attività sportive, educative e ludiche. La loro gestione viene affidata tramite bando pubblico ad associazioni, e tutto viene seguito e monitorato dai servizi sociali del comune, coinvolgendo le famiglie e le scuole. Ci chiediamo perché rinunciare ad avere degli spazi non riservati, ma aperti a tutti i bambini e i ragazzi dai 6 ai 14 anni. Siamo fortemente convinte che l’amministrazione comunale debba comunicare tempestivamente se ha intenzione o meno di attivare questi servizi, e nel caso di soppressione quali siano le ragioni dato che questi
servizi in alcune realtà più difficili, si pensi ai Poggi o Castagnara, possono essere un aiuto concreto contro la dispersione scolastica e il disagio sociale”.