Se non ci saranno interventi decisi, si rischia una vera e propria ecatombe per la flora mediterranea che contraddistingue le coste della Toscana settentrionale.
Una particolare specie di cocciniglia, proveniente dal Mediterraneo orientale, sta infatti infettando e uccidendo una buona parte dei pini marittimi della zona, nel silenzio più totale di cittadini e istituzioni provinciali, regionali e nazionali.
La possibilità di un collasso dell’ecosistema autoctono della zona si fa sempre più probabile, e il WWF prova a smuovere le acque appellandosi alla popolazione e agli enti amministrativi attraverso una nota ufficiale.
Stando al decreto ministeriale 22 novembre 1996, i privati cittadini e le istituzioni devono attuare programmi e progetti di prevenzioni per salvaguardare i pini marittimi: un modus operandi senza il quale si rischiano fino a cinque anni di carcere.
Le leggi per la protezione delle piante esistono, ma per WWF il disinteresse è totale: i pini marittimi continuano a morire, e l’associazione ambientalista potrebbe partire con alcuni esposti per dare visibilità a un fenomeno di cui non sembra davvero fregare niente a nessuno.
“In pericolo il patrimonio boschivo della nostra macchia mediterranea a causa della malattia e la morte di migliaia di pini marittimi del nostro territorio, attaccati dal Matsu coccus feyataudi comunemente chiamato cocciniglia della corteccia del pino marittimo. Questa cocciniglia è originaria del Mediterraneo orientale, dove non causa danni particolari alla sua pianta ospite. A partire dal 1950 – spiega l’associazione ambientalista – la specie si è però diffusa prima nella Francia sudorientale per propagarsi poi in Liguria ed in Toscana, e qui ha trovato condizioni climatiche ed ambientali ottimali per l’avvio di infestazioni a carattere epidemico particolarmente dannose per il pino marittimo. Questi insetti hanno dimensioni ridotte (2-3 millimetri di lunghezza), ma sono molto dannosi perché le neanidi attaccano la parte viva della corteccia, succhiando la linfa vegetale causando un generale indebolimento della pianta e la successiva morte. Basta osservare le pinete litorali e della collina del nostro territorio e si osserveranno pini già morti e altri infestati a migliaia, e nessuno sembra prendersene cura nella più assoluta noncuranza nonostante il tutto sia stato inserito quale lotta obbligatoria su tutto il territorio della repubblica italiana dal decreto ministeriale 22 novembre 1996, per l’elevato potenziale distruttivo della malattia dei pini marittimi. Tale Decreto – rimarca il WWF – prevede tutta una serie di attività di prevenzione con vari procedure da applicare sul territorio infestato dal parassita, che ripetiamo essere obbligatorio sia su aree private che demaniali con eventuale denuncia all’autorità giudiziaria a norma dell’articolo 500 del Codice penale, che prevede la reclusione da uno a cinque anni per chi cagiona senza prendere provvedimenti la diffusione della malattia alle piante. Con chi partiamo a denunciare, visto che tutti sono in questo momento colpevoli, dallo stesso stato italiano ai privati cittadini? Se per la malattia delle palme si è mosso di tutto e di più con piante che peraltro non sono neanche facenti parte del nostro territorio e della nostra cultura e di cui si dovrebbe proibire la continua piantumazione, peraltro, anche in zone vincolate e nessuno controlla, per i pini marittimi tutto tace e uno dopo l’altro tra non molti anni la morte certa di tutte queste piante sarà un fatto compiuto e noi saremo complici colpevoli per mancanza di amore per la nostra casa comune, il pianeta Terra”.