"Il mio intervento potrebbe già concludersi con questa semplice domanda al sindaco: perché il comune favorisce le alluvioni? Considerato che negli ultimi vent’anni abbiamo chiaramente spiegato in quali modi il comune agisca come una «fabbrica di alluvioni» e visto il palese disinteresse di questa e delle precedenti amministrazioni, mi limiterò a toccare alcuni punti chiave per chiedere poi alla sindaca, di spiegarci per quali motivi l’amministrazione, anziché contrastare le alluvioni, continui a operare per favorirle.

Proprio la perizia del Tribunale sulle cause dell’alluvione del 2003 ha evidenziato senza ombra di dubbi il ruolo determinante dei ravaneti che –impoveriti delle scaglie (asportate per l’affare del carbonato di calcio)– si sono arricchiti di terre scatenando così ingenti colate detritiche che hanno colmato gli alvei e provocato esondazioni diffuse.

In poche parole, i periti del tribunale hanno chiarito che, per ridurre le alluvioni, bisogna eliminare le terre dai ravaneti, mantenendovi le scaglie: un po’ com’erano un secolo fa.

Ed ecco in quale considerazione è stata tenuta la raccomandazione di eliminare le terre dai ravaneti: dopo 20 anni e quattro sindaci (Conti, Zubbani, De Pasquale e Arrighi), le terre sono in continuo aumento in tutti i bacini. Dunque Carrara sta attivamente preparando nuove alluvioni.

Anche lo studio idraulico del Carrione (relazione Seminara, 2016) ha evidenziato non solo che le terre nei ravaneti innescano frane e alluvioni, ma anche che comprometterebbero l’efficacia e la durata degli altri interventi previsti, sia a monte (gli invasi temporanei) che a valle (la sistemazione del tratto terminale del Carrione). E ha chiarito che gli interventi sui ravaneti sono compito esclusivo del Comune: nessuno può attendersi che intervenga la Regione. Perché l’amministrazione comunale sta disattendendo in pieno anche queste indicazioni?

Il ruolo protettivo dalle alluvioni dei ravaneti-spugna (costituiti di sole scaglie, senza terre) è stato evidenziato da Legambiente e convalidato a livello scientifico. Nel 2016, infatti, Legambiente ha chiesto alla Regione di rivedere i calcoli delle portate di piena previste per il Carrione, ritenendole sovrastimate perché non hanno considerato la permeabilità dei ravaneti. La Regione ha accolto la richiesta e l’Università ha rifatto i calcoli. Risultato: le scaglie dei ravaneti, aumentando la permeabilità e rallentando i deflussi, riducono le portate di piena. In tal modo non solo sono stati salvati dall’abbattimento i ponti sul Carrione…

…ma è stata riconosciuta a livello scientifico la validità della proposta di Legambiente: realizzando i ravaneti-spugna si ridurrebbero le alluvioni. Legambiente pertanto ha ribadito la proposta e rilanciato: incrementiamo lo spessore dei ravaneti-spugna nel corso degli anni per ottenere una riduzione progressiva dei picchi di piena (e quindi delle alluvioni).

Ma i ravaneti-spugna, pur essendo efficaci e conferendo al monte un aspetto ordinato, creerebbero disturbo alle cave e all’affare del carbonato di calcio. Pertanto i PABE non hanno voluto prendere in considerazione la proposta di Legambiente.

Altra questione riguarda le aree di immagazzinamento idrico. Attualmente ci sono vecchie cavea a fossa che sono state usate come discariche di scarti di cava e, nel loro complesso, conterrebbero una volumetria pari o superiore a quella degli invasi previsti a monte dal progetto Seminara. I PABE, però, non prevedono lo svuotamento di tali cave dismesse, ma solo di quelle oggi attive (da effettuarsi però alla loro dismissione, cioè tra decenni). Per il momento si limitano a individuare minuscole vasche, del tutto insufficienti.

Un esempio: si approva la vasca di sedimentazione Gioia da soli 300 metri cubi mentre si respinge la scelta di svuotare la cava dismessa Calagio bassa (di capacità oltre 1.000 volte superiore). Perché queste scelte che appaiono veramente insensate?

Ma non basta: la relazione Seminara segnalava con grande preoccupazione la sepoltura del reticolo idrografico minuto montano da parte dei ravaneti. Ed ecco il colpo di genio del comune: per favorire le cave, chiede la sdemanializzazione di quei fossi, che così continueranno a essere usati come discariche compromettendone la funzionalità idraulica in occasione di forti piogge.

Insomma, l’amministrazione opera consapevolmente da anni come una perfetta fabbrica di alluvioni, fondandosi su due principi incrollabili: alle cave mano libera, ai carraresi le alluvioni.

Per tali motivi l’anno scorso abbiamo presentato un documentato esposto alla Procura della Repubblica (28 nov. 2023) sulla fabbrica delle alluvioni carrarese. E, naturalmente, alla prossima alluvione solleciteremo la Procura a individuare le responsabilità.

In conclusione, gli uffici comunali non stanno facendo nulla per contrastare realmente le alluvioni. Chiedo quindi al sindaco se ne è consapevole e se intende imprimere una svolta radicale alla politica comunale o limitarsi al ruolo del pifferaio magico che ci guida allegramente verso la prossima catastrofe.