Miope ed arrogante la politica dell’amministrazione carrarese sulla filiera corta legata al marmo, secondo il consigliere dell’opposizione Massimiliano Bernardi, che ha ribadito che per la lavorazione in loco mancano gli strumenti principali e che l’articolo 23 assomigli molto a un libro dei sogni. Bernardi ha fatto notare che per sistema produttivo locale viene individuato il distretto di “La Spezia Nassa Carrara e Lucca” per la presenza di stabilimenti, opifici e laboratori in cui si potrebbe trasformare il marmo per uso ornamentale. “E’ prevista anche la eventuale segagione in lastre – ha spiegato Bernardi - per trasformare i blocchi grezzi estratti, oltre alla lavorazione artistico artigianale ed a eventuali operazioni di ottima riquadratura. Se le aziende dovessero rispettare l’articolo 23, perderebbero quei laboratori di altre regioni che finora hanno provveduto alla segagione dei blocchi”. Bernardi ha ricordato di essere sempre stato contrario al regolamento che riprende la legge regionale 35/2015, e che distrugge l’intera filiera va esattamente al contrario della mission che si prefigge. “L’obbligo previsto di lavorare almeno il 50 per cento del marmo in loco danneggerebbe l’occupazione per la chiusura immediata di piccole ditte che quella percentuale non la potranno raggiungere mai – ha continuato Bernardi – Il sindaco Arrighi non ha ancora capito che dovrebbe intervenire a livello regionale per modificare la legge, e forse non si muove perché conosce i propri limiti politici, che non hanno alcun impatto a livello alto, oppure segue la strategia politica del PD locale che la blocca. La mia storia politica è chiaro che mi colloca da sempre, al di là di Confindustria, ma in questo caso ammetto che gli industriali hanno ragione a sostenere che "il regolamento è inapplicabile e insostenibile, una vera e propria un’utopia che non risponde all’idea primaria di aumentare lavoro e occupazione”. Bernardi ha poi sottolineato che l’amministrazione non avrebbe mai accolto le richieste di dialogo formale con le parti interessate: “L’obiettivo sarebbe stato quello di valutare l’impatto del processo su vari aspetti per eventualmente individuare alternative più rispettose della visione di tutti i soggetti coinvolti. Dunque, nonostante le numerose promesse della campagna elettorale all'apertura, il dialogo sul marmo è rimasto un’opportunità mancata. Inoltre se volessimo analizzare meglio il problema politico, la filiera corta non è una novità o un’invenzione estemporanea, ma un punto chiave della L.R. 35/2015. Sicuramente il complesso ed articolato quadro regolamentare introdotto dai 5 Stelle, avrebbe estremamente bisogno di essere corretto e migliorato, ma registriamo che, nonostante il voto contrario dei piddini Cristiano Bottici , Roberta Crudeli e Luca Barattini all’epoca della Delibera, dopo il cambio di amministrazione, non hanno mosso un dito contro questo Regolamento grillino che non è stato minimamente messo in discussione”. Per Bernardi, tuttavia, questo non è il momento dello scontro ma della ricerca responsabile di un punto comune a garanzia di tutti, in primis dei lavoratori. “Il comune, insieme alla Regione – ha concluso Bernardi - deve essere centro di sintesi e di discussione per risolvere questo problema della filiera corta con la convinzione che si possa e si debba fare sempre di più e meglio per non far chiudere attività e mettere sul lastrico le famiglie e senza arroccarsi dietro un no secco”.
Il consigliere Massimiliano Bernardi critica la politica sulla filiera corta dell'amministrazione
Scritto da Redazione
Politica
16 Marzo 2024
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