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Scritto da Redazione
Politica
16 Marzo 2024

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Miope ed arrogante la politica dell’amministrazione carrarese sulla filiera corta legata al marmo, secondo il consigliere dell’opposizione Massimiliano Bernardi, che ha ribadito che per la lavorazione in loco mancano gli strumenti principali e che l’articolo 23 assomigli molto a un libro dei sogni. Bernardi ha fatto notare che  per sistema produttivo locale viene individuato  il distretto di “La Spezia Nassa Carrara e Lucca” per  la presenza di stabilimenti, opifici e laboratori in cui si potrebbe trasformare il marmo per uso ornamentale. “E’ prevista anche la eventuale segagione in lastre – ha spiegato Bernardi -  per trasformare i blocchi grezzi estratti, oltre alla  lavorazione artistico artigianale  ed a eventuali operazioni di ottima riquadratura. Se le aziende  dovessero  rispettare l’articolo 23,   perderebbero quei laboratori di altre regioni che finora hanno provveduto alla segagione dei blocchi”. Bernardi ha ricordato di essere sempre stato contrario al regolamento che riprende la legge regionale 35/2015,  e che distrugge l’intera filiera  va  esattamente al contrario della mission che si prefigge. “L’obbligo previsto  di lavorare almeno il 50 per cento del marmo in loco  danneggerebbe  l’occupazione per  la chiusura immediata di piccole  ditte che quella percentuale non la potranno raggiungere mai – ha continuato Bernardi – Il sindaco Arrighi  non ha ancora capito che dovrebbe intervenire a livello regionale per modificare la legge,    e forse non si muove perché conosce i propri limiti politici, che non hanno alcun impatto a livello alto, oppure segue   la strategia politica  del PD locale che la blocca. La mia storia  politica è  chiaro che mi colloca da sempre,   al di là  di  Confindustria, ma in questo caso ammetto che gli industriali hanno ragione a sostenere che   "il  regolamento è inapplicabile e insostenibile, una vera e propria   un’utopia che  non risponde all’idea primaria  di  aumentare lavoro e occupazione”. Bernardi ha poi sottolineato che l’amministrazione non avrebbe mai accolto le richieste di dialogo formale con le parti interessate: “L’obiettivo sarebbe stato quello di valutare l’impatto del processo  su vari aspetti per eventualmente individuare alternative più rispettose della visione di tutti i soggetti coinvolti. Dunque, nonostante le numerose promesse della campagna elettorale all'apertura,   il dialogo sul marmo  è rimasto un’opportunità mancata. Inoltre se volessimo  analizzare meglio il problema politico,  la  filiera corta non è una novità o un’invenzione estemporanea, ma un punto chiave della L.R. 35/2015.  Sicuramente il   complesso ed  articolato quadro regolamentare introdotto dai 5 Stelle,   avrebbe estremamente   bisogno di essere  corretto  e migliorato,  ma registriamo che,   nonostante il voto contrario dei piddini Cristiano Bottici , Roberta Crudeli e Luca Barattini all’epoca della Delibera,  dopo il cambio di amministrazione,  non hanno  mosso un dito contro questo Regolamento grillino   che  non è stato  minimamente messo in discussione”. Per Bernardi, tuttavia, questo non è il momento dello scontro ma della ricerca responsabile di  un punto comune a garanzia di tutti, in primis dei lavoratori. “Il comune, insieme alla Regione – ha concluso Bernardi - deve essere centro di sintesi e di discussione per risolvere questo  problema  della filiera corta  con la convinzione che si possa e si debba fare sempre di più  e meglio per non far chiudere attività e mettere sul lastrico le famiglie e senza arroccarsi dietro un no secco”.

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