Nell'era contemporanea, il dibattito pubblico su temi delicati come il razzismo e la xenofobia è spesso caratterizzato da posizioni polarizzate, dove la trasparenza amministrativa gioca un ruolo fondamentale nel rafforzare la coesione sociale. Da un lato, il falso moralismo e l’uso strumentale dello stigma come arma retorica che rischia di minare il dialogo costruttivo e la fiducia nelle istituzioni; dall’altro, la gestione poco chiara di situazioni che richiedono risposte puntuali e rispettose delle norme.
La lotta contro il razzismo e la xenofobia è indubbiamente essenziale, ma la modalità con cui viene affrontata può risultare controproducente. Quando il dibattito pubblico si trasforma in un'arena di accuse morali senza argomentazioni solide, il vero scopo di integrazione e giustizia viene compromesso. L'etichettatura indiscriminata di opinioni discordanti come razziste non solo banalizza il fenomeno del razzismo, ma impedisce anche la possibilità di un dialogo aperto e costruttivo. Il paradosso del falso moralismo è che, se da una parte si invoca l'inclusività, dall’altra si esclude chiunque osi sollevare dubbi o criticare, creando un ambiente di intolleranza e divisione. Questa dinamica di chiusura non si limita al dibattito pubblico, ma si riflette anche nella gestione della cosa pubblica. Ad esempio, situazioni amministrative poco chiare, come quella della concessione dei locali alla comunità dominicana, sollevano interrogativi legittimi sulla trasparenza e sulla gestione responsabile delle risorse pubbliche. Le dichiarazioni del sindaco Serena Arrighi, peraltro ingiustificate e profondamente offensive, che hanno dipinto gli avenzini come razzisti e la mancanza di risposte chiare in merito a eventi non previsti dall’accordo generano sfiducia tra i cittadini e minacciano la stessa legittimità delle istituzioni. Nel caso della Sala A della Ex Circoscrizione di Avenza, le ambiguità sulla gestione degli spazi pubblici, come l'uso dei locali al di fuori dei giorni e degli orari stabiliti e sulle persone responsabili della sicurezza di cose e persone, evidenziano una gestione amministrativa che non risponde alle necessità di trasparenza. Le istituzioni, per guadagnare e mantenere la fiducia dei cittadini, devono garantire una gestione equa, rigorosa e soprattutto chiara delle risorse pubbliche, senza mai nascondere dietro il moralismo le carenze amministrative. In conclusione, il dibattito pubblico e la gestione della cosa pubblica devono evolversi verso una maggiore trasparenza e responsabilità. Per combattere efficacemente eventuali fenomeni di razzismo e xenofobia, è necessario non solo condannare i comportamenti discriminatori, ma anche restituire alla collettività spazi ricreativi dove opinioni diverse possano confrontarsi senza timore di essere etichettate o silenziate. Analogamente, la gestione delle risorse pubbliche deve essere condotta con la massima chiarezza, per evitare che il falso moralismo possa offuscare la necessità di risposte precise e concrete. Solo in questo modo le istituzioni possono riconquistare la fiducia della popolazione e lavorare per una società più giusta e coesa.
Come diceva Oscar Wilde: “Le domande non sono mai indiscrete, le risposte talvolta lo sono.” Rispondere con chiarezza alle richieste legittime dei cittadini, in ogni ambito della vita pubblica, è il primo passo per costruire un futuro fondato su valori di giustizia e trasparenza.