Molti utenti del comparto sanità mi hanno segnalato come spesso, dopo le dimissioni dal ricovero, le persone dimesse debbano attendere molto tempo, talvolta interi pomeriggi o intere serate.
Questo problema sarebbe ascrivibile al sistema di trasporto dopo le dimissioni.
Il metodo funzionante, denominato "assistito", sarebbe stato modificato con un evidente peggioramento del servizio.
"Assistito" prevedeva infatti che la centrale operativa chiamasse al telefono la Pubblica Assistenza di zona.
Questa si occupava poi di trasportare a casa, dall'ospedale, il paziente.
L'attuale sistema, denominato "PAM" non prevede più la chiamata diretta alla Pubblica Assistenza, ma l'inserimento di una scheda che viene recapitata, per tre volte, per mail alla stessa.
E spesso il sistema non funziona, soprattutto nelle zone montane dove i volontari, a causa della mancanza della connessione in banda ultralarga, non ricevono o ricevono dopo molte ore la comunicazione.
Pare, secondo le informazioni recuperate, che il sistema possa essere ulteriormente modficato ed auspico che possa essere così perché la situazione si è fatta insostenibile.
Ad esempio, nelle settimane scorse, ho raccolto la segnalazione dell'ex Sindaco di Casola in Lunigiana, Piergiorgio Belloni, la cui anziana suocera, molto ammalata, ha dovuto attendere un giorno intero per rientrare a casa.
Non è così che si tutela il diritto salute e per questo ho scritto al Direttore dell'azienda Usl Toscana Nord Ovest sollecitando un intervento che renda più efficaci il percorso di dimissione dal ricovero e di trasporto al domicilio.