Il mudaC - museo delle arti Carrara - presenta "La Nube", la mostra personale di Eleonora Roaro, promossa dal Comune di Carrara e a cura di Cinzia Compalati e Vanina Saracino, che inaugura sabato 11 ottobre alle 18 e rimarrà aperta al pubblico fino al 25 gennaio 2026.
Il progetto artistico e curatoriale affronta uno dei capitoli più drammatici della storia industriale del territorio apuano: l'esplosione della Farmoplant - ex Montedison-Diag - avvenuta nel 1988 nella Zona Industriale Apuana tra Massa e Carrara, ultimo episodio di una serie di incidenti che portarono allo smantellamento definitivo del polo chimico. Negli anni Settanta e Ottanta, alla Farmoplant si produceva il pesticida "Rogor", già allora considerato obsoleto e destinato prevalentemente al mercato del Sud globale; l'esplosione di un suo impianto di lavorazione aggravò i danni ambientali già esistenti in un'area che, ancora oggi, non è stata completamente bonificata.
Attraverso un'installazione audio-video site specific, Eleonora Roaro ripercorre alcuni elementi chiave della storia della Z.I.A. dall'epoca fascista a oggi, utilizzando immagini d'archivio e animazioni originali - realizzate da Corinne Ingegnieri e ispirate alle grafiche punk D.I.Y. - per stimolare una riflessione critica sull'impatto ambientale e sociale del boom economico e sulle narrazioni post-verità costruite da media e industrie per interessi politici ed economici.
L'opera, concepita come un concept album dalle influenze industrial della durata di 27 minuti e realizzata assieme al musicista Emiliano Bagnato, accompagna il pubblico nello spazio espositivo attraverso un sistema di filodiffusione, mentre il video è proiettato su una lastra di marmo. La dimensione audio dell'installazione combina sonorità elettroniche degli anni Ottanta e Novanta con interviste, registrazioni ambientali e composizioni originali, rievocando le atmosfere dell'epoca e restituendo una memoria sensoriale collettiva.
«Quando l'artista Eleonora Roaro ci ha proposto questa mostra e il suo tema - spiega Gea Dazzi, Assessore alla Cultura del Comune di Carrara – ci è subito parso importante accoglierla nello spazio delle esposizioni temporanee del nostro mudaC, perché attraverso la sua narrazione artistica sarebbe stato possibile riportare l'attenzione su una vicenda complessa del nostro territorio e della nostra storia, come quella del caso Farmoplant, che anche i più giovani e gli studenti delle nostre scuole dovrebbero conoscere. Ogni fatto, anche quelli che ci saremmo volentieri risparmiati, come questo, è stato contemporaneo e conserva una sua valenza nella contemporaneità da cui possono scaturire riflessioni utili per il presente e per il futuro».
«Attraverso un metodo di lavoro rigoroso e serrato – dichiara Cinzia Compalati, curatrice della mostra – Eleonora Roaro ha saputo indagare uno degli episodi più controversi della recente storia apuana. Ne nasce una rilettura a metà tra pratica artistica, curatoriale e di ricerca storico-archivistica, unica nel suo genere, narrata attraverso la personificazione della ZIA - Zona Industriale Apuana -, alias l'artista stessa».
Al centro della narrazione visiva emerge infatti la figura della ZIA e della sua presenza nella frazione di Alteta, inglobata nell'area industriale. Furono le donne del luogo, per prime, ad accorgersi dei danni ambientali, osservando la morte di orti e animali domestici. La "casa della ZIA" diventa così un artificio narrativo per raccontare il passare del tempo e le trasformazioni del territorio dal fascismo a oggi.
Come sottolinea Vanina Saracino, co-curatrice del progetto: «Con La Nube, Eleonora Roaro riattiva la memoria della catastrofe industriale apuana per riflettere sulle sue risonanze nel presente. Concepito come un concept album visivo e politico, il lavoro trasforma la storia della Z.I.A. in una lente per leggere le continuità tra passato e attuale crisi ecologica, economica e sociale, intrecciando mito, archivio e resistenza collettiva in un unico racconto metabolico del territorio e del pianeta».
Per il progetto espositivo, l'artista ha selezionato un ampio materiale documentario sulla vicenda della Farmoplant, tra cui i poster del referendum consultivo del 1987, in cui la popolazione fu chiamata a esprimersi sulla chiusura della fabbrica (il 71,69% votò a favore), documenti sui movimenti ambientalisti e testimonianze delle istanze di protesta portate avanti da realtà locali come l'Assemblea Permanente dei Cittadini di Massa e Carrara e Medicina Democratica, attive tra gli anni Settanta e Novanta nella denuncia dell'impatto della Z.I.A. su ambiente, salute pubblica e sicurezza del lavoro.
Tra le immagini in mostra figurano anche quelle del gruppo punk I Figli della Farmoplant, che attraverso la musica denunciava l'inquinamento ambientale evocando un ritorno alla terra. Roaro ha inoltre coinvolto professionisti del territorio che negli ultimi trent'anni hanno sviluppato progetti sul tema, includendo nel percorso espositivo serie fotografiche, documentari e materiali d'archivio. Questi contenuti arricchiscono la mostra con una pluralità di punti di vista, costruendo una narrazione corale che intreccia voci di artisti, attivisti e studiosi legati alla storia recente del territorio.
La mostra è accompagnata da un programma di talk e workshop che approfondiranno i temi affrontati nel progetto da prospettive ambientali, storiche e politiche, offrendo al pubblico ulteriori chiavi di lettura per comprendere le complesse dinamiche tra sviluppo industriale, impatto ambientale e resistenze popolari.
Il progetto è stato selezionato e premiato dal bando Toscanaincontemporanea 2025 di Regione Toscana che prevede il sostegno economico ad attività che promuovono la produzione, la conoscenza e la diffusione della creatività contemporanea nel campo delle arti visive contemporanee.