Politica
Il Circolo Pd Bondano, Casone, Ricortola, Partaccia denuncia: «Ritiro rifiuti in difficoltà, la frazione è sporca»
Strade sporche, cassonetti strapieni e un servizio di raccolta che non riesce a stare al passo con le necessità del territorio. Sono queste le criticità denunciate dal Circolo…

Cava Fornace, il gruppo di maggioranza di Montignoso replica alla Lega: “Basta propaganda, serve responsabilità istituzionale”
Il gruppo di maggioranza del Consiglio Comunale di Montignoso ha deciso di intervenire in merito alle dichiarazioni della Lega su Cava Fornace per fare chiarezza e riportare il…

Piano parcheggi per Marina di Carrara che tenga conto delle esigenze dei residenti: la richiesta di Associazione Arca
Marina di Carrara, città di mare e meta turistica estiva, vive ogni anno un incremento esponenziale di presenze durante i mesi caldi. Se per i visitatori questa è…

"Massa e Ospedale del Cuore sono un esempio importante dell'impegno umanitario dell'Italia": l'onorevole Bergamini di Forza Italia visita i bambini palestinesi curati a Massa
L'onorevole Deborah Bergamini, vicesegretario nazionale di Forza Italia, ha visitato nella mattinata di giovedì 14 agosto 2025 l'ospedale del cuore di Massa, OPA. Bergamini,…

Privilegiati, beneficiati dalla politica e responsabili del degrado di Massa: Brunetti e Rivieri di Indipendenza si scagliano contro Persiani e Forza Italia
Durissimo attacco all’amministrazione massese del sindaco Francesco Persiani e a Forza Italia Toscana arriva dai responsabili comunali e provinciali di Indipendenza, Gian Luca Brunetti e Mauro Rivieri, peraltro…

"Giravolta del Pd sui beni estimati": il consigliere Martinelli ripercorre la vicenda in consiglio regionale
Si riaccende la polemica sui beni estimati. Il consigliere comunale di Carrara Matteo Martinelli interviene per ricostruire i passaggi della vicenda durante il periodo in cui consigliere regionale…

"Piscina di Carrara, probabile buco nell'acqua": la critica di Giuseppe Bergitto segretario comunale di Forza Italia Carrara
Giuseppe Bergitto, segretario Forza Italia Carrara, relaziona sul caso dei lavori ancora non ultimati alla piscina di Carrara centro: "L’annosa vicenda della piscina di Carrara centro da un…

Caldo torrido e fontane spente a Massa: la segnalazione di Italia Nostra Massa Montignoso
Fontane a secco a Massa, Italia Nostra Massa Montignoso torna a rivolgersi al sindaco: "Abbiamo più volte denunciato la cattiva manutenzione delle nostre fontane pubbliche e solo…

Il Polo P&S: in via Pisa la riparazione stradale è durata meno di 24 ore
“Questa mattina mentre andavo al lavoro percorrendo via Pisa ho dovuto constatare come la riparazione stradale effettuata ieri mattina sia durata meno di ventiquattro ore e così ho…

Amministrazioni accusate di abusivismo che restano in silenzio: Rifondazione Comunista Massa chiama in causa Massa e Montignoso sull'aeroporto del Cinquale
Ancora dubbi sull'aeroporto del Cinquale da parte di Rifondazione Comunista Massa: "Che il progetto vincitore della gara del Comune di Massa per la gestione dell'Aeroporto del Cinquale non…

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Scrivere un “articolo al contrario” rispetto al “verso” che ha preso tutto il mainstream nazionale sulla persona di Roberto Vannacci può non essere semplice. Magari estrapolando qualche battuta o qualche pezzo di un suo discorso decontestualizzandolo da tutto il resto sarebbe più facile. Per poi commentarlo e criticandolo senza argomentazioni. Ma non è il nostro caso, facendo parte di quel piccolo esercito di giornalisti appartenenti alle varie testate delle Gazzette che per anni, alla guida del direttore Aldo Grandi, hanno cercato di descrivere sempre fatti nel modo più obiettivo possibile, magari remando anche contro “correnti mediatiche al contrario” che caratterizzano spesso il mondo dell’informazione dei giorni nostri.
La serata andata in scena alla Versiliana si è aperta con il cosiddetto sold-out, meglio conosciuto in italiano “tanto per rimanere in tema di identità” con tutto pieno, non c’è più posto. Un tutto pieno stracolmo all’inverosimile, con centinaia di persone in piedi come difficilmente si sono viste durante le varie serate della Versiliana. Un palcoscenico dove si alternano personaggi conosciuti, più o meno osannati, dei nostri tempi. Insomma “al contrario” di quello che ci vogliono far pensare, Roberto Vannacci, ora eurodeputato, riesce a trascinare, è proprio il caso di dirlo, tante persone.
Perfetta l'organizzazione dell'evento. Un plauso alle ragazze che si sono occupate di accogliere e gestire i partecipanti all'evento. Un grazie al presidente della fondazione Versiliana Benedetti e dal vice-presidente Francesco Pellati che ha introdotto l'incontro. In prima fila anche il sindaco Alberto Giovannetti, presenza assolutamente gradita. Oltre ovviamente al braccio destro del generale ossia Massimiliano Simoni.
Un’apertura della serata che per l’occasione viene fatta proprio dal vicepresidente della fondazione Versiliana Francesco Pellati, che ringrazia il generale per aver accettato l’invito della Versiliana. Esordisce Pellati: “Versiliana che invita Roberto Vannacci come personaggio divenuto rilevante in poco tempo, sulle scene nazionali”. Non risparmia complimenti il vicepresidente al generale che, abbandonando il concetto del politicamente corretto, è ritornato al famoso concetto del “soggetto e predicato”, esprimendo il suo pensiero con chiarezza. Si capisce bene, insomma, quello che intende dire. Altro complimento per il generale è quello relativo alla sua pacatezza, definita quasi olimpica, con la quale reagisce agli insulti. Continua Pellati: “Beato lei che ci riesce”. Francesco Pellati continua indicando Aldo Grandi, storico e direttore delle Gazzette, giornale on line prezioso per sapere cosa accade a Lucca e nei dintorni, definendolo anche lui molto diretto e chiaro nelle sue espressioni. Due personaggi sul palcoscenico della Versiliana definiti proprio da Pellati “sulla stessa modalità di comunicazione.”
Apre la serata Aldo Grandi che, dopo i ringraziamenti di rito, comunica che l’evento della presentazione del libro di Roberto Vannacci è quello più seguito di tutta l’estate alla Versiliana. “Il coraggio vince”, titolo del secondo libro di Roberto Vannacci, è la storia della sua vita. Una storia raccontata in prima persona che segue il primo libro “il mondo al contrario” che ha avuto un successo incommensurabile a livello di vendite.
Il generale prende la parola con il solito entusiasmo e passione ringraziando il numerosissimo pubblico presente con la speranza di poter esprimere liberamente i concetti e i pensieri di grandissima attualità, concetti e pensieri oggetto di tanti commenti da parte di innumerevoli testate giornalistiche e reti televisive. Una sorta di festeggiamento quello sul palcoscenico della Versiliana quello di ieri sera. Difatti a distanza di poco più di una anno dalla presentazione da parte del direttore delle Gazzette Aldo Grandi del libro di Roberto Vannacci si ritrovano insieme per presentare si il suo secondo libro “il coraggio vince.” Ma questa volta non nelle vesti di un mero scrittore, bensì, dopo un percorso fulmineo degno di un generale incursore, in meno di un anno, con la conquista dello scranno di europarlamentare con poco meno, sempre per fare chiarezza sui numeri e fare buona informazione, di 560.000 voti.
Ma il libro è passato da subito in secondo piano, dovendo far notare la bassezza della qualità dell’informazione del giornale che, per penna di un suo manuense Fabrizio Roncone, erede di Matteo Pucciarelli che ha reso noto il generale in tutta Italia, ha dipinto il generale come il soggetto che “abbandona la vestaglia fru fru”, un accappatoio indossato da Roberto Vannacci in una vecchia foto pubblicata. Insomma il generale dipinto come... omosessuale, 'ferocemente astuto' fomentando, così,il grande male che alcuni vorrebbero rappresentasse. Per quando riguarda il libro di Vannacci il giornalista del Corriere lo ha definito nel suo articolo di sabato 24 agosto, un “lugubre successo“ per il numero di vendite.
Forse manca di argomenti il giornalista che ha continuato considerando il generale estremista solo perché ha cercato, con il suo libro, di risvegliare menti e anime sopiti da decenni contribuendo a riportare le persone ad argomentare e ragionare sui concetti identitari, religiosi, territoriali. Concetti relativi alla normale famiglia costituita da un uomo e una donna, alla sicurezza e alla giusta punizione per chi delinque. Insomma concetti banali che però il pensiero unico dominante e il mainstream omogenizzato a questo pensiero stanno cercando di cancellare nelle “menti pensanti” e si badi bene, non ho scritto ben pensanti, come avrebbe magari sottolineato qualcuno di quella sinistra radica chic che sta manipolando menti un po’ più labili delle nostre.
“Articoli al contrario”, come il libro di Vannacci del suo mondo. Sempre al contrario, cercando di spiegare come le razze, le idee più o meno condivise, i territori variegati e diversi tra di loro, gli usi e le consuetudini locali, il partiti, il credo religioso, costituiscono la ricchezza della nostra esistenza. E quanto più Vannacci, a nostro avviso troppo pacato e ipertollerante delle ingiurie e accuse, si sforza di scrivere e dire questo, tanto più vien additato e criminalizzato mettendo sulle sue labbra concetti contrari al suo pensiero.
Parlando sempre di ingiurie, Aldo Grandi, che ha la capacità di fomentare e provocare le discussioni, ha voluto evidenziare anche l’uscita a dir poco infelice, dell’onorevole Bersani che ha definito pubblicamente il generale, che non si è mai riparato “dietro la collina” per chi conosce la famosa canzone di Francesco De Gregori, anzi è sempre stato in prima linea nel suo lavoro e nella vita, un “coglione”.
Beh, un po’ di sale nella zucca e un po’ di onestà intellettuale ci volevano proprio al poliglotta Bersani prima di esprimersi in un modo scadente come questo. Il direttore Aldo Grandi ha voluto sottolineare, qualora ve ne fosse bisogno, le sei lingue che parla correntemente il generale Vannacci, che solo per questo non dovrebbe essere definito da chi “pettina le bambole” un coglione. Ma crediamo che non sia solo il fatto di parlare tante lingue un elemento discriminante. Anche chi ne parla solo una può non essere un coglione, basta che quella lingua e i termini della stessa vengano usati in modo appropriato senza offendere gratuitamente nessuno.
Poi, per capire che Roberto Vannacci non può essere definito così come lo ha definito Bersani, basta leggere il suo libro “il coraggio vince” e capire cosa ha fatto nella sua vita fino ad oggi, o meglio, fino a quando quei 560 mila... coglioni che l’hanno votato, non gli hanno permesso di diventare un parlamentare dell’Europa, quell’Europa e quell’Italia che lui ha sempre difeso a rischio della propria vita. Ma una sinistra priva di argomentazioni non poteva avere altro modo che quello di insultare, non potendo appunto argomentare concetti banali e logici difficili da scardinare.
E allora si è parlato di fascismo, dimenticandoci che è finito, morto e sepolto come ha evidenziato il generale alla Versiliana, oltre sedici lustri fa. Venuta in aiuto di Bersani, che non intende chiudere qui la questione offesa per la quale è stato condannato e sulla quale il generale avrebbe preferito mettere una pietra sopra, ma vuole andare a processo, è arrivata Rosi Bindi.
Anche lei si vuole immolare per entrare nel tritacarne giuridico di una potenziale denuncia del generale sfidandolo e definendolo “fascista”. Tutto per provare a provocarlo e per magari essere anche lei denunciata. Solo così si può ritornare a pieno titolo sulle testate giornalistiche nazionali, si spera.
Il libro vi consigliamo di leggerlo, ma del libro, grazie a tutti questi attacchi sulla persona e grazie al tempo che è stato da subito tiranno, sia Aldo Grandi che doveva fare le domande, sia il generale Roberto Vannacci, ne hanno parlato poco.
Un altro argomento di estrema attualità è stato tuttavia trattato, quello dello “ius scholae”, tanto per mettere sempre le lingue come il latino di mezzo. Tradotto come “diritto di scuola” molto più semplice da capire per chi, forse come Bersani, non parla le lingue del generale, è l’argomento del giorno sollevato da Antoni Tajani, leader di quel partito (S)Forza Italia che sta forse Sforzando l’Italia un po’ troppo in tempi come i nostri nei quali i problemi da risolvere, forse, sono altri.
Anche qui le argomentazioni del generale sono ineccepibili e le sue idee sono chiare e comprensibili. Anche alla “marea di persone”, tanto per rimanere in tema, che lo seguono. Non può essere un ciclo di studi a identificare e definire se una persona può essere dichiarata dallo stato dove vive da un certo periodo di tempo, cittadina Italiana. Le caratteristiche per la richiesta di cittadinanza debbono essere altre e più complesse, ma, in particolare, più profonde.
E qui va da esempio Vannacci, che ha dichiarato di essere stato e di aver vissuto da ragazzo per oltre dieci anni in Francia, ma di non avere mai avuto bisogno e desiderio di richiedere la cittadinanza. Al contrario, più era fuori dal suo paese e più sentiva il bisogno e la voglia di ritornare sentendo nel suo profondo l’appartenenza a quell’Italia in cui era nato e per la quale ha votato la vita, per difenderla. Anche qui Bersani poteva “asciugare gli scogli”, scavalcarli e provare a vedere cosa c’era oltre nella persona del generale.
Un inciso che fa pensare: in Francia un modo per ottenere la cittadinanza ci sarebbe. Dopo cinque anni di arruolamento nella Legione Straniera, difendo il territorio francese e dedicando questo tempo la patria di cui vuoi essere cittadino, la puoi richiedere. Aspettare di vedere chi se la merita, stabilire un percorso che dimostri l'accettazione integrale dei doveri della nazione e degli interessi nazionali.
Il tempo è trascorso in modo piacevole, rapidamente e, quando il conduttore ha chiesto qualche minuto di recupero per la serata purtroppo non è stato concesso visto già lo sforamento che c’era stato. Tante persone interessate che sarebbero state lì, alcune sedute e tante in piedi, ancora per ore ad ascoltare il generale. Se ne facciano una ragione i soloni della politica, a questo punto.
Una persona pacata abbiamo visto sul palco della Versiliana, un generale convinto che le proprie idee possano migliorare l’esistenza e la coesistenza di ognuno, che non si sente affatto offeso o disturbato se viene definito fascista perché il fascismo è finito 80 anni fa. Vannacci è anche tornato sulla X^ Mas, "glorioso reparto della Regia Marina che ha operato dal 1939 al 1943 per la Patria".
Sul “dress code”, ma sempre per essere italiani vogliamo scrivere “codice di abbigliamento”, Vannacci deride chi vorrebbe i suoi seguaci si incontrassero a settembre in un annunciato raduno in camicia nera dicendo: "Da me si può venire con la camicia bianca, a pallini, come si vuole. Mi interessano i principi e gli ideali, che porterò avanti finché avrò energia".
Foto Loreno Bertolacci
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Progetto Caravella: il consigliere di FdI Massimiliano Manuel fa il punto della situazione: “Dopo mesi di abbandono e incuria, con una recinzione da cantiere, ecco l’ ennesima grande delusione per il progetto della Caravella apparso ieri sulla stampa. Il progetto non recupererà le funzioni dell'area senza sradicarla dalla sua funzione attuale di ambito urbano, almeno così sembra. Le scelte politiche dovevano portare ad un progresso, ma si utilizza ulteriore cemento sull’ arenile. Dopo l’approvazione del Poc, infatti, il piano dell’arenile è decaduto, per cui tutti gli interventi su area soggetta al piano dell’arenile (e l’area della Caravella, per l’appunto, ci rientra) avevano bisogno di un permesso di costruire in deroga. La deroga però è assolutamente sottoposta a limiti e per utilizzarla deve esistere un interesse pubblico, e non deve superare certe dimensioni. Perché cementificare la Caravella, soffocando di grigio aree verdi potenzialmente essenziali, per rendere Marina “climaticamente” più resiliente, visto il disastro causato dal downburst del 2022? Nei piani del comune c'è il recupero degli edifici e degli impianti esistenti, la riqualificazione della pista di pattinaggio a rotelle e la realizzazione di una skate plaza outdoor, una pista per gli amanti dello skate con rampe e parti verticali per il "trick" ed evoluzioni degli skaters e la realizzazione di una nuova palestra per la scherma con spogliato. Fratelli d’Italia intravvede un forte rischio di scollamento tra la nuova Caravella sportiva e la “vecchia Caravella”, come era stata concepita in origine, cioè uno spazio destinato alla fruizione della città e del cittadino con la storica pineta e gli spazi per i bambini e bambine più piccoli. Peraltro la conferenza dei servizi aveva stoppato il progetto per le gravi criticità che presentava secondo la Sovrintendenza, Coni e vigili del fuoco. L’altra grave mancanza del progetto che, lo ricordiamo, è stato finanziato per due milioni, non prevede la salvaguardia del nostro patrimonio culturale: non è previsto il recupero e la valorizzazione della recinzione marmorea esistente che risale agli anni 30. Le operazioni di riqualificazione così concepite, non riporteranno alla luce l’antica bellezza della Caravella per quanto riguarda l’intervento sulla recinzione monumentale esistente infatti l’approccio progettuale si è limitato alla sola rimozione delle siepi e alla realizzazione di un camminamento in ghiaia stabilizzata. Una vera bruttura. Purtroppo sarà demandata a fasi successive la possibilità di ottenere risorse economiche adeguate ad una progettazione che ne veda il restauro. La pluri-osannata cittadella dello Sport rischia di rivelarsi un fallimento a 360 gradi”.
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È davvero imbarazzante, o, almeno così dovrebbe essere per il sindaco di Massa, che dopo cinque anni dalla richiesta, ancora non ci sia stata l’inaugurazione ufficiale del Ponte Sandro Pertini Presidente della Repubblica. Il Circolo ARCI "31 Settembre" ha cominciato le sua campagna “Ponte Pertini” a Novembre 2019, inviando una PEC al sindaco con la richiesta di un incontro per sottoporre la domanda di titolazione del Ponte: appuntamento saltato e ad oggi non ancora avvenuto. Nonostante siano state raccolte quasi 2000 firme in questi anni, nonostante l’approvazione della Commissione Toponomastica del 18 Febbraio 2020, ad oggi la titolazione non è avvenuta. Nulla è emerso, dalle ricerche fatte, che qualcosa impedisse tale titolazione del ponte, neanche il disagio di dover cambiare numeri civici sui documenti. La delibera della Commissione è nel cassetto del sindaco o nel dimenticatoio? Oppure ci sono tempi burocratici o tecnici che fanno ritardare la titolazione? Con un atto di giunta il 6 Giugno 2024 è stata intitolata a Paolo “Pablito” Rossi, calciatore Campione del mondo un pezzo di strada a Marina di Massa. La domanda era stata protocollata ad aprile 2024. È bene ed è bello ricordare anche il 12° uomo in campo nella finale di Madrid: Sandro Pertini Presidente della Repubblica. È quindi evidente che non ci siano procedure e lungaggini, una volta che la Commissione Toponomastica ha dato l’assenso ad una titolazione. E allora chiediamo al sindaco, qual sia il problema. Rifiutare la titolazione al Presidente della Repubblica crediamo sia un atto che offende la cittadinanza, crediamo offenda Paolo Rossi, crediamo offenda la storia del nostro paese. Quindi presumiamo che sia una scelta politica di parte, il non voler intitolare il Ponte al Presidente Della Repubblica, Sandro Pertini, sicuramente un uomo amato dalla maggioranza delle cittadine e dei cittadini italiani, e inviso ad una minoranza che ha difficoltà nel riconoscere la storia.
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Il sindaco di Carrara Serena Arrighi ci ha abituato in questi anni a dispensare senza scrupoli e pudore patenti di razzismo, maschilismo e intolleranza verso le minoranze. Accuse serie, tra le più infamanti che possono colpire una persona, ma che spesso si sono rivelate del tutto infondate e non suffragate dai comportamenti delle persone a cui quelle accuse erano destinate. È ormai diventato un leit motiv: quando Arrighi è in difficoltà, si inventa queste accuse per crearsi un nemico, non curandosi delle conseguenze umani e sociali che queste comportano. Tutto ciò nonostante lei e qualche suo collaboratore siano tutt'altro che estranei a comportamenti piuttosto "opinabili" in materia: solo per fare qualche esempio, basti ricordare quando Arrighi liquidò come "stressata" in consiglio comunale la sua segretaria (è notorio che le donne "disubbidienti" siano tutte "stressate"...) o quando si è rifiutata di denunciare la manomissione di un'opera di White Carrara dal significato inequivocabilmente antisemita o quando la sua vice ironizzò pesantemente sullo strabismo di Venere di un noto esponente politico.
Venendo ai fatti degli ultimi giorni, i veri temi sono: è lecito nutrire dubbi sull'opportunità di privare Avenza dell'unico spazio per riunioni rimasto per realizzare uno sportello per la comunità dominicana presente in città? Era quello il luogo adeguato, considerato che nei pressi ci sono svariate attività commerciali che operano al di fuori delle norme? Perché l'amministrazione non è mai intervenuta sulle molte attività commerciali fuori regola di Avenza, alcune delle quali notoriamente nascondono attività illecite? Non c'è il rischio di creare un ghetto? Non c'era un altro luogo per creare in città un ufficio con gli stessi servizi? Perché nella delibera si parla genericamente di "luogo di incontro" della comunità dominicana e non si fa cenno ai servizi che sono stati presentati? Che fine ha fatto la promessa di creare un distaccamento della polizia municipale in quegli spazi? Dato che gli atti approvati, come spesso accade, sono poco chiari, lo spazio sarà gestito dal consolato o dalla comunità locale? La gestione è limitata alle ore in cui si svolgeranno i servizi (domenica mattina) o sarà una gestione esclusiva degli spazi 24/7? L'amministrazione ha anche approvato una determina con rilevanza contabile per aprire in via Turati anche una stazione di posta per combattere le povertà. Visti i molteplici servizi che si svolgeranno in quei luoghi, gli spazi individuati sono adeguati, considerato che a prima vista sembrano angusti e non idonei?
Fare queste domande non significa avere pregiudizi verso la comunità dominicana nella quale ci sono anche eccellenze professionali e comunque storie di vita e umane da rispettare e tutelare. Significa solo volerci vedere chiaro fino in fondo in una procedura amministrativa poco chiara e in un'ubicazione di quei servizi che può legittimamente essere ritenuta sbagliata.
E se in questo contesto il sindaco si sente legittimata a pronunciare accuse di razzismo a destra e a manca, significa trasformare le accuse di razzismo, che sono cosa serie a grave, in una clava volta solo a tutelare i suoi interessi politici, palesando un rispetto verso i suoi concittadini che pensano diversamente da lei pari a zero.
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Bene ha fatto Angelo Zubbani a ricordare il percorso partecipativo guidato da Andrea Zanetti per il progetto di Water front. Così come lui ha ricordato Messineo e Sommariva, a noi preme ricordare la determinazione con cui Guccinelli, allora presidente dell'Autorità portuale, ha voluto spostare l'ingresso in porto a Levante, consentendoci oggi di ridisegnare Marina libera dal traffico pesante. A noi invece ha convinto l'immagine evocata dal sindaco Serena Arrighi di essere l'ultimo tedoforo di una corsa lunga, ma conclusa con successo, cosa già accaduta anche all' allora sindaco Zubbani. In quell'immagine è racchiuso un esplicito ringraziamento e riconoscimento del lavoro svolto da chi l’ha preceduta, come anche fatto da Lorenzetti, a tutti coloro hanno concorso a questo risultato nel tempo. Meno capiamo l'ennesimo attacco al sindaco e alla maggioranza della quale fa parte. Come principale forza di governo della città e prima forza della coalizione chiediamo, quindi, ora ,che Angelo Zubbani chiarisca una volta per tutte se lui e il suo partito hanno ancora intenzione o meno di continuare a sostenere l’amministrazione Arrighi, o se, come invece sembra, stanno manifestando un chiaro segnale di insofferenza e volontà di marcare una distanza da questa esperienza amministrativa. A noi che siamo convintamente impegnati affinché l’amministrazione lavori al meglio per portare a compimento i molti progetti in essere, avere un quadro di certezza politica non può fare che bene.
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La consigliera Daniela Bennati e l’intero Polo Progressista e di Sinistra ( M5S e UP) sono preoccupati per l’ammissione del fallimento delle politiche urbane fatta dal vicesindaco Cella. Altri sei anni persi “sperando che il bello inneschi il bello”, mentre il degrado nello spazio pubblico si allarga a macchia d’olio nonostante il rifacimento di qualche piazza e marciapiede. Il commercio locale è ormai ridotto allo stremo con continue chiusure degli esercizi storici. In un contesto di debolezza economica del genere il rischio è quello tipico di questi momenti ovvero di ritrovarci solo con investimenti legati ad attività delle mafie e aumento dell'usura. Il commercio online viene indicato come una delle concause di questa crisi, ma è proprio così oppure è una trasformazione legata alle nuove modalità concesse dall'innovazione tecnologica che doveva essere gestita e aiutare i commercianti locali ad approfittarne? Le amministrazioni Persiani hanno perseguito politiche urbanistiche in favore della grande distribuzione, mentre hanno posto il commercio di vicinato sotto il controllo del nuovo elefantiaco, e evidentemente inutile, Regolamento del commercio voluto dagli assessori leghisti che si sono succeduti, nessuna politica fiscale per il commercio di quartiere e adesso lo spostamento del mercato. Eppure gli strumenti per governare le politiche amministrative sul commercio locale ci sono, sempre che si sappia come utilizzare i dati della Master che con tutta evidenza il vicesindaco non conosce. Il colpo di grazia per le attività commerciali del centro città arriverà dallo spostamento del mercato che oggi è l’unico strumento politico che fa sinergia in maniera strutturale.L’amministrazione comunale blocchi il progetto di spostamento e apra un percorso partecipato sul futuro dello spazio pubblico nel centro città. Il fallimento della politica amministrativa del “bello che inneschi il bello” per le gallerie della città dovrebbe indurre il Sindaco Persiani a riconsiderare il pensiero leghista.
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"Dopo aver letto con attenzione gli interventi pubblicati sui quotidiani riguardo al progetto della Multiutility toscana, sento il bisogno di condividere alcune riflessioni, basate sulla mia lunga esperienza nel settore dei servizi pubblici e sulla mia partecipazione a numerose discussioni con sindaci e amministratori comunali" a parlare è il presidente della prvicia e sindaco di Motignoso Gianni Lorenzetti che continua: "In queste discussioni, abbiamo spesso valutato la convenienza di passare da una gestione comunale a una gestione industriale dei servizi, sottolineando i vantaggi di una gestione sovracomunale in termini di sicurezza per l'utente, maggiore capacità di investimento e solidarietà tra i comuni. Negli anni Settanta e Ottanta, le esperienze consortili hanno avuto un ruolo fondamentale sia in Toscana che in altre parti del Paese. Negli anni Novanta, la legislazione ha imposto la trasformazione di questi consorzi in società per azioni, mantenendo i comuni come proprietari. Qui in Toscana, queste società per azioni pubbliche hanno contribuito in modo significativo allo sviluppo delle infrastrutture, dalla metanizzazione dei comuni agli investimenti nelle reti idriche e fognarie, fino agli impianti di depurazione. Ciò che trovo particolarmente significativo è che questi investimenti sono stati realizzati senza richiedere risorse aggiuntive ai comuni proprietari né coinvolgere soci privati. Si è fatto ricorso all'autofinanziamento attraverso le tariffe e a prestiti inizialmente da Cassa Depositi e Prestiti, e successivamente da banche commerciali. Colpisce come, negli anni Ottanta, si investisse di più nelle infrastrutture idriche rispetto a quanto si faccia oggi, nonostante siano passati quasi quarant'anni.
L'idea di una Multiutility toscana mi sembra positiva, soprattutto se potrà rappresentare un ulteriore passo avanti nello sviluppo industriale, garantendo il mantenimento, se non l'aumento, degli investimenti e continuando a sostenere i principi di solidarietà che hanno guidato queste aziende fino a oggi. Tuttavia, non sono convinto che questo progetto possa garantire che la capacità decisionale rimanga effettivamente nelle mani dei comuni, cioè pubblica.Se la Multiutility dovesse essere quotata in borsa, la sua missione principale sarebbe quella di remunerare gli azionisti, come stabiliscono le regole del mercato. Anche con le migliori intenzioni da parte dei comuni proprietari, l'obiettivo principale diventerebbe quello di garantire il rendimento del capitale agli investitori. Se i comuni volessero attuare politiche di sostegno all'utenza, oltre a quelle già previste dalla regolazione nazionale, dovrebbero convincere i soci privati a rinunciare a una parte degli utili, cosa che trovo difficile. Se fossi un investitore o un fondo, probabilmente non sarei d'accordo e cercherei di vendere le azioni alla prima occasione.
Il tema delle risorse per finanziare la crescita è cruciale per garantire servizi migliori a tariffe più basse. Finanziarsi tramite obbligazioni o debiti finanziari ha un costo inferiore rispetto alla remunerazione richiesta da un socio privato. È quindi difficile immaginare che la quotazione in borsa possa portare a una riduzione dei costi di finanziamento e, di conseguenza, a tariffe più basse. Non si tratta di una questione ideologica, ma di costi: la quotazione in borsa richiede una remunerazione più elevata dell'investimento. Esiste, purtroppo, una questione ideologica che vede nel mercato la soluzione ottimale in tutti i casi. Il mercato funziona bene in condizioni di concorrenza, e la quotazione in borsa di imprese industriali che operano in mercati competitivi è uno strumento essenziale per finanziare la crescita. Tuttavia, i servizi pubblici sono erogati per lo più in regime di monopolio, senza concorrenza, e sono soggetti a una forte regolazione riguardo a tariffe e qualità dei servizi. Nel dibattito si è anche sottolineato che molte delle multiutility italiane sono state formate più di vent'anni fa e che tutte sono quotate in borsa. In questo tempo, però, potremmo aver sviluppato l'esigenza di nuove politiche orientate agli utenti e alla loro partecipazione nella gestione. Credo sia il momento di muoversi in questa direzione, restituendo valore agli utenti, proteggendo ulteriormente i più deboli e trovando nuove forme di coinvolgimento, obiettivi che la quotazione in borsa non faciliterebbe.Le società pubbliche, a differenza di altre forme di gestione, possono utilizzare gli utili per sostenere le famiglie a basso reddito, ridurre le tariffe per le utenze più deboli e finanziare investimenti senza gravare sulle tariffe. Queste misure permettono di contenere i costi del servizio e di renderlo più efficiente. Parlare di "restituire valore agli utenti" significa proprio restituire parte delle tariffe pagate sotto forma di opere, servizi e sostegno alle politiche sociali, come dimostrato dall'esperienza di Gaia Spa nelle province di Lucca, Massa Carrara e Pistoia".
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